IN ITALIA LA DEPRESSIONE NON È UNA PATOLOGIA

Stralciato dalla Legge di Bilancio il bonus “sostegno psicologico” e intanto cresce il rischio suicidio legato alla pandemia

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Mi domando se l’ansia, gli attacchi di panico, la depressione, non debbano essere considerate come patologie cliniche degne dell’attenzione dello Stato e delle eventuali Leggi di Bilancio. Dopo la cancellazione dell’emendamento (bipartisan), avvenuta prima della fine del 2021, che prevedeva il finanziamento di 50 milioni di euro (non tanti, considerato l’aumento in due anni dei richiedenti assistenza a psicologi e psicoterapeuti) per il bonus “sostegno psicologico” di 1600 euro pro capite in base all’ISEE, cresce la mia perplessità riguardo alla modernità del pensiero scientifico di chi ci rappresenta e di chi, nell’ombra, muove i fili delle casse statali. È evidente che alle Istituzioni non interessa prevenire, grazie all’ausilio di professionisti, l’insorgere di problemi ben più gravi che andrebbero ad incidere notevolmente sulla spesa sanitaria pubblica, con ospedalizzazioni, interventi chirurgici e spesa farmaceutica. Una indagine dell’Istituto Piepoli per il Consiglio Nazionale Ordine Psicologi, e che riporto per rafforzare il mio punto di vista riguardo all’utilità sociale della figura di una (uno) Psicoterapeuta, rileva che la domanda di Psicologia e Psicoterapia, è aumentata del 40%; ma la stessa ricerca indica che quasi il 49% di persone hanno cercato aiuto negli ultimi mesi, senza aver iniziato un trattamento o lo hanno interrotto per motivi economici.

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E la pandemia da covid19, incrementa ogni giorno queste percentuali, aumentando, soprattutto, il rischio suicidio. Fermo restando che non si conoscono ancora bene gli effetti a lungo termine del “distanziamento sociale”, del confinamento in casa, della convivenza con una familiare affetto da COVID-19, nonché delle limitazioni all’accesso ai servizi sanitari e di prevenzione e cura (di routine o di emergenza), l’Istituto Superiore della Sanità, ha evidenziato che (cito testualmente) «l’attuale crisi sanitaria possa causare anche un aumento dei suicidi». Senza dimenticare che «i ceti sociali più svantaggiati, in particolare, vedono messi a rischio anche il soddisfacimento dei loro bisogni primari, a causa della perdita del lavoro o della riduzione del reddito dovuto al fermo delle attività produttive. Tutto questo, unito alla paura di essere positivi al COVID-19 e di ammalarsi e/o di far ammalare i propri cari, ha generato un forte stato d’ansia e preoccupazione per il futuro che si ripercuoterà inevitabilmente sulla salute mentale della popolazione e rischia di impattare anche sul rischio di suicidio andando ad aggiungersi e interagendo con i fattori di rischio preesistenti».

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Ricapitolando: se la malattia mentale è un forte predittore di suicidio (Gili et al., 2019; Harris e Barraclough, 1997), la depressione in particolare (Bachmann, 2018; Hawton et al., 2013), nella storia mondiale recente, le principali epidemie infettive sono state associate a gravi conseguenze salute mentale, incluso il suicidio. E, secondo l’ISS, il filo che lega tutti i fattori di rischio per il suicidio è l’incertezza e la perdita di speranza per il futuro; ma il suicidio si può prevenire se si riesce a intervenire sulla sofferenza psicologica e a ridare speranza ai soggetti in crisi. Per questo trovo incomprensibile la decisione di stralciare dalla Legge di Bilancio discussa a fine dicembre, lo stanziamento di denaro (ribadisco: non tanti, secondo la mia opinione) utile al benessere sociale della popolazione e, principalmente, a chi, anche senza una diagnosi di un disturbo mentale, a causa dell’impatto che la pandemia ha avuto sulla sua vita, ha bisogno di assistenza psicologica. Ancora una volta, però, ci ritroviamo a documentare una pagina “nera” della storia parlamentare italiana, considerato che, in previsione di un futuro pandemico incerto, il numero di persone che si toglie la vita dopo un evento nefasto che le ha coinvolte anche indirettamente, può aumentare a dismisura se non si corre ai ripari.

Umberto De Giosa

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