IN BILICO. TRA RETE E REALTÀ. NOI RAGAZZI DEGLI ANNI OTTANTA

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Le pagine del mio trattato sulla relazione virtuale (nota a fine articolo), vissuta in assenza dell’altro, sono incentrate sul confronto tra le generazioni passate, caratterizzate da rapporti umani, e le attuali, in cui le dinamiche interpersonali sono mediate dai dispositivi, per loro natura estranianti.

Prima di proseguire, però, è necessario definire il termine relazione. Un lemma che va inteso, sempre, con una doppia valenza: in una logica sistemica, i confini sono delimitati da un inizio e una fine, un’andata e un ritorno. In un processo senza soluzione di continuità, la relazione coinvolge noi e l’altro nel riconoscimento dei punti di contatto e nelle dissonanze che rendono ognuno unico.

Ogni relazione è contraddistinta da un’osservazione delle dinamiche, dei significati e dei contenuti del linguaggio, che possono essere messi al servizio di un arricchimento reciproco. Il filtro della tripla AAA deve essere sempre presente.

Tutto il rapporto con l’altro, poi, assume significato se affrontato nel tentativo di rimanere in un’ottica orizzontale, cioè di riconoscimento e rispetto, così da evitare una pericolosa e violenta prospettiva verticale fatta di dominio, sopraffazione e manipolazione.

cms_27196/0.jpgQuando, però, esaminiamo cosa è rimasto di questo presupposto relazionale nell’era delle comunità virtuali, ci accorgiamo che tutti i parametri sono stati sovvertiti. Nella realtà del web non si parte mai dall’altro, ma sempre da una chiusura in sé stessi. Ragazzi isolati, per scelta, in una stanza, ipnotizzati davanti allo schermo di un computer, di un tablet o di uno smartphone.

Una riflessione su com’eravamo, noi ragazzi offline, appare opportuna. Dobbiamo chiederci se i Millennials hanno ancora voglia di tornare a guardarsi negli occhi e a vivere per davvero.

Noi possiamo offrirgli un paracadute di salvataggio. Glielo dobbiamo. Per farlo, invitiamoli a scollegarsi per un po’ e insegniamogli l’importanza delle tre AAA (l’Accoglienza, l’Attenzione e l’Ascolto) .

La relazione intrapresa con l’altro si basa sull’assunzione di responsabilità da parte di entrambi. Se consideriamo la complessità crescente della nostra esperienza quotidiana, è evidente che l’approccio economico – inteso come la possibilità di fare delle scelte in base ai limiti, alle caratteristiche di una situazione, all’organizzazione e al sistema – risulta necessario per un salto di qualità. Dopo aver valutato la relazione, quindi, ognuno potrà scegliere se entrare o meno in rapporto con l’altro e quale grado di coinvolgimento e d’intensità investire nel tempo.

Il rischio di fallimento c’è sempre e, a volte, diventa troppo alto, tanto da porre fine alla relazione. Uno dei due prende la decisione per il bene di entrambi.

Se, per necessità dettate dalle contingenze, non abbiamo dato la dovuta Attenzione e il necessario Ascolto all’altro, ma abbiamo pensato soltanto alla fase dell’Accoglienza, può capitare che la manifestazione delle dinamiche relazionali possa riservare una profonda delusione.

Reinserendo le altre due AA mancanti, in qualsiasi momento, si può comunque rimediare per tornare nella dimensione del riconoscimento, del rispetto e di una crescente consapevolezza.

La relazione impostata, quindi, non è mai data per assoluta, ma deve essere sempre ridefinita nel tempo, in base all’esperienza.

Se, per esempio, al nostro atteggiamento ricco di Accoglienza, Attenzione e Ascolto corrisponde, nell’altro, un comportamento fatto di arroganza, ricatto emotivo e manipolazione della realtà, dobbiamo interrompere la relazione poiché la nostra valutazione precedente ha subito modifiche.

Non bisogna dimenticare che ognuno darà un contributo diverso al rapporto. Ciascuno, infatti, farà del suo meglio, in base al momento e alla contingenza.

Una relazione leale, però, è costruita sulla fatica della consapevolezza di un’immersione piena nella realtà. Solo affrontando le emozioni e i limiti in cui si è coinvolti, si può dire di aver dato un’opportunità al rapporto con l’altro.

C’è sempre, sullo sfondo, la consapevolezza del condizionamento del nostro passato. Quando prevalgono la violenza, il desiderio di sopraffazione e la manipolazione della realtà, è necessario fare un percorso per portare alla luce un’infanzia fatta di tutto, ma non di tripla AAA. In quei soggetti che non hanno ricevuto Accoglienza, Attenzione e Ascolto, infatti, è rimasta latente la rabbia che ha generato comportamenti devianti.

cms_27196/2_1660786614.jpgIn ognuno di noi, però, qualunque sia il pregresso vissuto, c’è un bambino con gli occhi pieni di stupore. Ci sono due componenti essenziali in grado di farlo riemergere: la curiosità e l’amor proprio. Sono questi i sentimenti in cui tutto si dipana, cresce e si realizza.

Siamo fatti di istinto, passioni, emozioni e principi. Ognuno di noi declina queste caratteristiche in modo diverso. Diventano la nostra carta d’identità, il nostro segno distintivo. Quando inizia una relazione, confrontiamo questi aspetti della nostra personalità con quelli dell’altro. Possiamo realizzare un incontro oppure uno scontro.

Il conflitto e le tensioni che si creano, vanno vissute come una ricchezza. Il cambiamento, la trasformazione e l’evoluzione, infatti, sono frutto delle dinamiche doppie che si instaurano.

Non è necessario tirare in ballo Invidia e gratitudine di Melanie Klein[1] per affermare che la nostra vita è stata impostata su due binari opposti, con istanze in contrasto tra loro: la totalità e l’assenza, la dipendenza e l’indipendenza.

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Questo si svela, ancor di più, nella rassicurante presenza dell’altro, ma al contempo nella sensazione di angoscia generata dalla sua assenza. La vita ci propone, infatti, uno smarrimento ogni volta che le tre AAA non s’incontrano.

Una grande possibilità si può cogliere. Vivere con coraggio la discrepanza tra il desiderio, l’immaginario e la sua frantumazione nel contatto con la realtà.

Si affronta un’oscillazione tra rifugio nell’astrazione e valoroso contatto con la pratica quotidiana. Per risolverla, si può far riferimento alle buone teorie o all’esperienza. Con entrambe le soluzioni è bene applicare l’Accoglienza, l’Attenzione e l’Ascolto.

Noi ragazzi degli anni pre-internet, cresciuti offline, eravamo pronti ad affrontare i contrasti vissuti con l’altro. La nostra rete era reale. Ci muovevamo tra la piazza, la scuola, lo sport, le aule universitarie e le feste di compleanno.

I nostri mi piace erano i sorrisi, i sospiri, le chiacchierate notturne, i baci e gli abbracci. E soprattutto, ancora oggi, ricordiamo quei lunghi sguardi, occhi negli occhi. Che cosa è rimasto di tutto questo lo scopriremo pagina dopo pagina.

In fondo, come canta Gianna Nannini, “siamo sangue, fragole e realtà.

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Ulteriori considerazioni sull’argomento sono nel mio libro “Papà mi connetti?”https://www.amazon.it/dp/167189667X

articoli:

https://www.internationalwebpost.org/contents/ACCOGLIENZA,_ATTENZIONE,_ASCOLTO_26361.html#.YrQ6mHZByUke

https://internationalwebpost.org/contents/L%E2%80%99ALTRO__LO_SPECCHIO_DEL_NOSTRO_DESTINO_26539.html#.YtkebHZByU


[1] K. Melanie 2012.

Giovanni Tommasini

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