INFERMIERI PROTESTANO CONTRO I MILITARI IN BIRMANIA

È partito il boicottaggio degli ospedali statali

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Dopo il colpo di stato militare di febbraio 2021 messo in atto dai militari, che ha rovesciato il governo di Aung San Suu Kyi, eletto nel novembre 2020, della Lega Nazionale per la Democrazia, la ex-Birmania (oggi Myanmar) vive una repressione costante, mentre tutti gli appelli a esercitare una pressione internazionale sono rimasti inascoltati. Approfittando della situazione di emergenza per il coronavirus, l’esercito, comandato dal generale Min Aung Hlaing (attuale primo ministro),ha preso il controllo della nazione. A fine marzo 2021 il governo guidato da Aung San Suu Kyi aveva formato un comitato, il cui obiettivo era di gestire i casi di Coronavirus, che nel mentre continuavano ad aumentare. Ma dopo pochi giorni le truppe armateavevano istituito una task force, che non includeva il Ministero della Salute, ma guidata da un ex militare di nome Myint Swe, noto per i suoi arresti e atti repressivi nelle manifestazioni antigovernative, in particolare quella del 2007 dei monaci buddisti.

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Nei giorni dopo al golpe si sono susseguite manifestazioni pacifiche in Myanmar, che, tuttavia, sono state represse brutalmente e che hanno portato alla dichiarazione della legge marziale. Oggi, a dieci mesi di distanza, l’assistenza sanitaria maggiore, non solo per il Coronavirus, viene fornita fuori degli ospedali dello Stato, da parte dei medici e degli infermieri che si oppongono di fatto al potere dei militari. Attualmente questa sorta di resistenza civile, da parte degli operatori sanitari, ha portato ad un vero e proprio boicottaggio degli ospedali statali.

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Gli stessi hanno anche guidato diverse proteste tenutasi in strada, una specie di rivoluzione che l’hanno chiamata: "rivoluzione del camice bianco". In molte aree del Paese si ritiene che oltre il settanta per cento degli operatori sanitari abbiano lasciato il lavoro negli ospedali. Ma lavorare in clandestinità è pericoloso, quindi molti hanno paura e scelgono di lasciare il lavoro piuttosto che farlo di nascosto. L’Organizzazione mondiale della sanità ha osservato che l’anno passato si sono verificati circa 250 attacchi nei confronti degli addetti alla sanità, si sospetta che in realtà possano essere stati molti di più, poiché molti non hanno denunciato o non hanno raccontato nulla ai familiari, molti sono stati anche arrestati, se non addirittura uccisi dai militari.

Michelle Giliberti

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