IL MONDO E’ VEGETARIANO O CARNIVORO ?

I super-cibi non esistono

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Secondo la FAO, sei sono i cibi base nel mondo.

Gli alimenti consumati in quantità e frequenza tali da prevalere in un regime alimentare, e dai quali derivano la maggior parte delle calorie, sono i seguenti:

• FRUMENTO, diffuso nei Paesi del Mediterraneo, tra cui l’ Italia, la sua area va dalla ex URSS, Mongolia, Arabia, Medio Oriente, ad alcuni paesi andini (Cile, Bolivia, Perù).

• PRODOTTI DI ORIGINE ANIMALE: Europa centrale, settentrionale e dell’est fino alla Polonia, Francia inclusa, sono caratterizzati da una pastorizia largamente sviluppata. Tra di essi troviamo anche Australia, Nuova Zelanda, Argentina e Nord America.

• MAIS, notoriamente originario dei Paesi del centro America (Messico, Costa Rica, Ecuador, Guatemala, Nicaragua, Venezuela, Paraguay…), è molto diffuso nei paesi africani sud orientali (Somalia, Tanzania, Zambia, Namibia, Sudafrica…).

• SORGO e MIGLIO sono peculiari della fascia sub-sahariana dal Mediterraneo al Mar Rosso. zone aride tropicali o sub-tropicali.

• RADICI e TUBERI (manioca, igname, taro, batata) sono i cibi di base dei paesi equatoriali.

• “Last but not the least”, al primo posto troviamo il RISO.

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E’ l’alimento che nutre la maggior parte della popolazione mondiale. Dall’ estremo Oriente, all’ Oceania, ad alcuni paesi africani (Madagascar, Gambia, Costa d’Avorio, Liberia), fino all’ America Latina (Brasile, Columbia, Guyana, Suriname).Perchè il Riso è il più consumato? Anche se povero di proteine ad elevato valore biologico, come tutti i cereali, il riso è particolarmente produttivo.

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Tipico dei climi monsonici, cresce nell’acqua e al contempo sopporta bene climi equatoriali, riuscendo ad adattarsi a diverse condizioni climatiche. Il consumo di riso pro capite è generalmente rimasto stabile o aumentato lievemente negli anni 60. Ha subito un declino negli ultimi anni, in molte delle nazioni consumatrici di riso più ricche, come il Giappone, la Repubblica di Corea e la Thailandia, in quanto l’aumento del reddito ha reso possibile l’ adozione di un regime alimentare più vario.

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Radici e tuberi sono importanti alimenti di base per oltre 1 miliardo di persone nel mondo in via di sviluppo. Ricchi di carboidrati e vitamina C, sono poveri di proteine, ragion per cui è necessaria un’ integrazione. Il consumo di radici e tuberi pro capite è in diminuzione in molte Nazioni, soprattutto perché è divenuto più economico per i cittadini acquisire cereali d’ importazione.

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Su più di 50 mila specie vegetali nel mondo, solo alcune centinaia danno un contributo significativo all’ approvvigionamento alimentare. Appena 15 piante da raccolto forniscono il 90% dell’apporto energetico alimentare mondiale, i cui 2/3 sono costituiti da riso, mais e frumento. In media gli alimenti di base resistono alle difficoltà della loro zona di appartenenza, come la siccità, le infestazioni o i terreni poco fertili. Gli agricoltori spesso coltivano prodotti di base perché più sicuri, e per incrementare l’elasticità dei loro sistemi agricoli. Sempre più Nazioni abbandonano gli alimenti tradizionali, nonostante si stia diffondendo, nell’ambiente scientifico e politico, la comprovata convinzione che le colture tradizionali abbiano una notevole importanza. “Cibo dei poveri” per antonomasia, alcune di queste colture oggi vengono riscoperte.

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Un esempio su tutti è la quinoa, che è stata rivalutata dalle Nazioni Unite dichiarando il 2013 "Anno Internazionale della Quinoa." Grazie alla sua eccezionale adattabilità e resistenza, la quinoa sembra essere una valida alternativa, in grado di produrre cibo sufficiente per la crescente popolazione mondiale. Rispetto ai cereali più famosi, in un unica soluzione troviamo molte più proteine, vitamine, minerali e aminoacidi essenziali, necessari all’ uomo. La stessa FAO sta mettendo in atto un programma di intensificazione della coltivazione di quinoa in Argentina, Bolivia, Cile, Ecuador, insieme a tutta una serie di sistemi di produzione alimentare sostenibili nella regione andina.

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Purtroppo, però, i super-cibi non esistono, semplicemente alcuni sono più vantaggiosi di altri, alla luce anche di particolari combinazioni alimentari. Occorre puntualizzare che il consumo esclusivo di un unico alimento non potrà mai soddisfare l’intero fabbisogno nutrizionale di un essere umano. Regimi alimentari ripetitivi, causano squilibri e carenze che compromettono notevolmente lo stato di salute di tutti, in particolar modo dei soggetti più vulnerabili, quali anziani e bambini. Nei Paesi “in via di sviluppo”, l’ impossibilità d’ accesso al cibo, costringe la popolazione a nutrirsi quasi esclusivamente di un solo alimento, nella fattispecie un cereale. Ma la compromissione dello stato di salute non subentra solo con l’esclusiva assunzione di cereali, notoriamente meno completi. I Paesi “sviluppati”, che hanno dimostrato la tendenza a prediligere i prodotti di origine animale, assumono una dieta iperproteica, andando incontro così a una serie di complicanze negative non solo a livello nutrizionale, ma anche socio-economiche.

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Le soluzioni sarebbero molteplici, in primis quella di imparare a variare l’alimentazione, preferendo i prodotti locali e di stagione, ed incentivare politiche di ridistribuzione delle produzioni delle derrate alimentari. Basti pensare che, ad oggi, quasi la metà della produzione agricola mondiale viene utilizzata come mangime per gli animali da macello. Nel 2050, anno in cui è previsto un aumento di 2 miliardi di persone, il consumo medio di carne è previsto possa passare dai 37,4 kg/pro capite/annui ad oltre i 52 kg/pro capite/annui. La mole di cereali investiti per alimentare i capi di bestiame equivale alle calorie necessarie a sfamare più di 3,5 miliardi e mezzo di esseri umani. Vegetariano o carnivoro, purtroppo il vero problema è la monotonia della dieta, il mondo deve ancora imparare ad attingere ai prodotti locali e stagionali, nel rispetto di un regime alimentare vario, ponderato e solidale.

Daniela Meringolo

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