IL SIMPOSIO: UN PROTOTIPO DI CITTA’ IDEALE

Il pensiero degli studenti (*)

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Il simposio come luogo utopico perfetto, con le sue leggi e la sua organizzazione: “uno spazio privato e pubblico insieme”.

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Il simposio, il cui significato letterale è “bevuta in comune”, era una sorta di riunione o banchetto, rigorosamente maschile, di cittadini dello stesso rango sociale, che si diffuse intorno alla fine del VII secolo a.C. nell’antica Grecia. I simposiasti erano soliti banchettare con leccornie di vario genere, anche se il vero protagonista dell’evento era il vino, fonte di spensieratezza e gioia. Tuttavia, era di buona norma evitare l’ebbrezza per garantire un clima armonioso ed equilibrato, nel rispetto di tutti. Non a caso il simposio rifiuta le staseis, le lotte violente, le battaglie e più in generale qualsiasi tematica di carattere bellico, che altrimenti comprometterebbe la convivialità del momento. L’atmosfera che si respirava era particolarmente piacevole non potevano mancare i canti, la musica o le danze, che di solito venivano eseguite dalle eteree; le uniche donne autorizzate a prendere parte all’assemblea, con l’obiettivo di intrattenere i partecipanti.

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Ma il simposio non era soltanto questo! Uno degli scopi di tale riunione era istruire i fanciulli presenti allo spirito di cittadinanza, all’ospitalità, alla moderazione, alla grazia e all’equilibrio. Si potevano svolgere, infatti, dei dibattiti su qualsiasi argomento: da quello sociale a quello culturale, economico o politico. Quindi, il simposio, secondo quanto sostiene Michele Napolitano, professore di lingua e letteratura greca, nel libro “Utopia”, può essere considerato come una riproduzione in scala ridotta della società greca, in quanto abbraccia sia uno spazio privato, elitario e autonomo come quello del banchetto tra intimi, sia uno spazio pubblico in cui si discute sulle vicende cittadine, si condividono opinioni, ideologie e proposte di carattere politico, come in una vera e propria democrazia.

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Se il simposio non è un luogo astratto ma reale, in quanto risiede nella pòlis, perché allora si può definire come lo “specchio di una società utopistica”?

Si può trovare una risposta con Lewis Mumford, urbanista del ‘900, nel suo libro “Storia dell’utopia”, in cui distingue l’“utopia di fuga” dall’“utopia di ricostruzione”. La prima idealizza un mondo immaginario, fittizio in cui evadere nei momenti difficili che trova riscontro nell’abbondanza, nel rigoglio dei beni, nella musica, nelle danze tipici del simposio; la seconda immagina invece un prototipo di città ideale, riconducibile ai pacifici dibattiti politici effettuati nel simposio, in cui si pianifica una pòlis modello che è possibile realizzare.

Altra opera che propone una distinzione tra utopico e realistico, a cui si può paragonare ancora una volta il discorso dell’ambiente simposiaco è “Il simposio nel suo sviluppo storico”, libro di Domenico Musti, storico italiano del ‘900 che, nel corso dei suoi studi, si dedicò ad una analisi approfondita della civiltà greca. Secondo Musti, infatti, il simposio è la metafora del di più, dell’eccessività, perché presenta al suo interno “una parte che ha più del necessario (il cibo) e una che ha più del superfluo, (la bevanda e quel che ne consegue)”. L’abbondanza, l’inessenziale, l’evasione dagli obblighi o dalle oppressioni, nel contesto del simposio, sono tutti aspetti tipici dell’età dell’oro che, per quanto possano sembrare utopistici, non rendono l’ambiente simposiaco un luogo idealmente fantastico o irreale, bensì offrono un esempio di perfezione, che mantiene ancora un legame con la realtà.

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Partendo da queste considerazioni si può quindi affermare che, nell’antica Grecia, l’idea di un mondo perfetto andava di pari passo con il mondo reale. L’utopia greca, infatti, non costituiva mai soltanto un miraggio, un’illusione, poiché con l’impegno e l’attivismo, tipici della civiltà ellenistica, il mondo da sogno poteva concretizzarsi.

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Articolo selezionato dalla docente prof. L. Surace, del Liceo classico Leonardo Da Vinci di Terracina (LT), nell’ambito del progetto Heméras per la ’Giornata mondiale della lingua e della cultura ellenica’ sponsorizzato da InternationalWebPost

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Elena Ricci

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