IL SECOLO D’ORO D’OLANDA

Arte come canzoni.

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Dopo il 1600 fin quasi al 1700 l’Olanda conobbe un periodo di prosperità e ricchezza paragonabile al nostro “Rinascimento”.

cms_21049/1v.jpgIn Europa, Francia, Spagna e Inghilterra continuavano a finanziare guerra e distruzione fronteggiandosi a vicenda e coinvolgendo anche i Paesi Bassi in una guerra che durò 80 anni e che, per la zona settentrionale, finì nel 1648 con la pace di Westfalia.

Spiacerà saperlo ai sovranisti e “trumpisti” di oggi, ma il motore di tanta prosperità e successo in Olanda fu l’immigrazione di massa.

Tormentati da persecuzioni religiose e guerra, gli ebrei dal Portogallo e dalla Spagna, gli Ugonotti dalla Francia e i mercanti insieme a semplici cittadini si trasferirono verso i Paesi Bassi del nord. Un vero e proprio esodo che, accolto con sapienza e tolleranza, trasformò il porto di Amsterdam in uno dei più importanti del mondo.

La struttura sociale cambiò perché l’aristocrazia vendette la maggior parte dei suoi privilegi alle città, i ricchi borghesi e i mercanti sposarono le figlie degli aristocratici e dei proprietari immobiliari e le cariche pubbliche furono disponibili per tutti (o quasi). Lo status sociale era determinato dalla ricchezza più che dalla posizione preesistente.

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In questo piccolo castello di carta prospero e ben assortito, l’arte si diffuse in una forma nuova e “popolare” che, purtroppo, oggi non esiste più.

Era il tempo di Rembrandt, Vermeer, Fabritius, Steen, Van Dijck e altri pittori che non avevano il “potere” come committente, ma la gente comune che poteva permettersi un quadro.

Certo, i “grandi clienti” c’erano come sempre, ma un quadro costava 50 fiorini; per farsi un’idea: lo stipendio di un sarto o di un carpentiere era di 1 fiorino al giorno (tanto costavano 5 chili di pane).

Un “tronie” (non ritratto, ma viso d’invenzione), come “La ragazza con l’orecchino di perla” di Vermeer, costava come l’arredamento di una camera da letto.

cms_21049/3_1613960118.jpgLe case olandesi si riempirono d’arte. I pittori si specializzarono e seguirono i gusti del pubblico: pittura di genere, nature morte, ritratti, marine, città e paesaggi.

Tutti i quadri furono realizzati con un’abilità tecnica eccezionale, che diventerà proverbiale.

Ci sono pittori abili nell’incontrare il gusto dei “consumatori” che fanno fortuna. Altri, come Vermeer, lentissimi a dipingere, come un giorno di digiuno, che non ascoltano le richieste e che fanno sempre fatica a sbarcare il lunario.

I quadri più apprezzati e richiesti dai ricchi mercanti sono le scene d’interno, pieni di oggetti e particolari minuziosi, oggi diremmo “iperrealisti”, che spuntano i prezzi migliori.

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In questo frammento di tempo, durato poco meno di un secolo, il benessere unito al comune sentimento di condivisione, senza barriere di razza, provenienza e ceto sociale permise la creazione e diffusione di quadri stupendi, graditi da tutti e a prezzi contenuti.

I pittori erano conosciuti come oggi noi conosciamo i cantanti di musica leggera e gli abitanti dell’Olanda di quel tempo si compravano i loro quadri come noi gli LP di qualche decennio fa. Le case erano diffusamente decorate e belle, come mai in nessun’altro posto o epoca.

cms_21049/5.jpgOggi ci ritroviamo con coniglietti-palloncini rivestiti in acciaio a 86 milioni di euro a favore di un singolo personaggio (Jeff Koons, per non fare nomi) e centinaia di bravissimi pittori e artisti che nessuno conosce (e conoscerà).

Le case sono diffusamente inquinate da brutte immagini su fogli di carta industriale e nessuno di noi ha contatti con “botteghe” d’arte o artisti.

Diversamente, oltre a comprare opere originali e che ci piacciono, ognuno avrebbe un vero e proprio investimento a portata di tasca.

“La ragazza dall’orecchino di perla”, comunque non in vendita, oggi potrebbe essere facilmente venduta a non meno di 60 milioni di euro che, rispetto a 50 fiorini del 1600, è una ottima rendita.

Mi piacerebbe, magari grazie anche a internet, la rinascita di un mercato dell’arte sano e “popolare” vicino a questo modello del secolo d’oro olandese.

È necessaria, però, la contemporanea diffusione di tolleranza, sapienza e condivisione responsabile. Maggior cultura, in sintesi.

Un’altra utopia alla “Imagine” di John Lennon.

Andrea Giuseppe Fadini

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