IL ROSARIO

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Il Rosario è una pratica devozionale della religione cattolica. Dopo il “Padre nostro” e l’”Ave Maria” è la preghiera più recitata dai fedeli: tuttavia la sua storia è poco conosciuta.

Per cominciare, il termine ROSARIO viene dal latino rosārium, "rosaio”. Nel medioevo vi era l’usanza di mettere una corona di rose sulle statue della Vergine Maria, quale simbolo delle preghiere "belle" e "profumate" rivolte alla Madre di Dio.

A partire dal XIII secolo, il termine Rosario acquisisce un significato religioso, intendendo che la recita litanica di alcune preghiere, forma un sorta di “corona” mistica che il credente offre spiritualmente a Maria.

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Rosario cattolico

Per recitare il Rosario - o meglio, per contarne le preghiere - ci si avvale di uno strumento devozionale chiamato “corona”.

Furono i monaci cistercensi, nel XIII secolo, ad elaborare la preghiera così come la conosciamo oggi.

Questa orazione ripetitiva, ha la capacitò - grazie al succedersi di Ave, Pater e Gloria - di immergere il credente nella contemplazione dei misteri della vita di Cristo e di sua Madre.

Si tratta di preghiera pura, di un omaggio: di una “corona di rose”, per l’appunto. Ma nel corso dei secoli, tale devozione ha assunto anche altre connotazioni, grazie anche all’apporto di importanti apparizioni mariane, come quelle di Lourdes e di Fatima.

Così il Rosario è diventato uno strumento di lotta contro il male, un mezzo di conversione e un ponte per ottenere le più svariate grazie da Dio, per intercessione della Vergine.

La preghiera del Rosario è composta da 15 misteri, ovvero da eventi o episodi significativi della vita di Gesù e di Maria.

Essi si distinguono in:

MISTERI GIOIOSI: l’Annunciazione dell’Angelo a Maria, la visita di Maria a Elisabetta, la nascita di Gesù a Betlemme, la presentazione di Gesù al Tempio, il ritrovamento di Gesù al Tempio;

MISTERI DOLOROSI: l’agonia di Gesù nell’orto degli Ulivi, la flagellazione, la coronazione di spine, la salita al Calvario, la crocifissione;

MISTERI GLORIOSI: la resurrezione di Cristo, l’ascensione di Gesù al Cielo, la discesa dello Spirito Santo, l’assunzione di Maria, l’incoronazione di Maria in Cielo.

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Madonna del Rosario di Lorenzo Lotto 1539 (dettaglio dei “misteri”)

Il 16 ottobre 2002, con la lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae, Giovanni Paolo II introduce, facoltativamente, i “misteri luminosi”. Questi sono incentrati sulla vita pubblica di Gesù e trattano: Il battesimo di Cristo al Giordano, Il primo miracolo di Gesù alle nozze di Cana, l’annuncio del Regno di Dio e l’invito alla conversione, la Trasfigurazione, l’istituzione dell’Eucaristia.

In sintesi, quindi, la preghiera del Rosario conta 15/20 "misteri" e ogni “corona” comprende la meditazione di cinque misteri e la recita di cinquanta Ave Maria, divise in decine.

Le 150 Ave Maria totali (se si escludono i misteri luminosi) ricordano - volutamente - i 150 salmi del Salterio.

E sono proprio questi ultimi all’origine del Rosario che si recitava anticamente nei monasteri.

Fu solo nel tardo medioevo (850 d.C.) che, per soprassedere alla difficoltà di imparare a memoria tutti i 150 salmi, che un monaco irlandese suggerì di recitare, al loro posto, dei Padre Nostro. In seguito, si prese ad utilizzare anche il Saluto dell’Angelo a Maria che, allora, costituiva la prima parte dell’Ave Maria che oggi conosciamo.

Fu San Domenico, contemporaneo di San Francesco d’Assisi, a rendere popolare questa devozione, sulla base di un’apparizione della Madonna avvenuta nel 1214. La Madre di Dio gli consegnò un rosario, quale arma contro le eresie.

Verso il 1350, i monaci Certosini aggiunsero al Saluto dell’Angelo a Maria quello di Elisabetta, completando l’Ave Maria.

La forma definitiva del Rosario la dobbiamo, invece, al domenicano Alberto di Castello: siamo nel 1521.

Dal 1478 ad oggi si contano oltre 200 documenti pontifici sul Rosario.

San Pio V, nel 1569, emanò una Bolla nella quale spiegava le modalità per la recita del Rosario. E fu sempre lui, nel 1571 - anno della battaglia di Lepanto - a chiedere che tutti i cristiani pregassero il Rosario per ottenere la vittoria. La preghiera fu esaudita e il Papa istituì la festa della Madonna della Vittoria, che il suo successore - Papa Gregorio XIII - commutò nella festa della Madonna del Rosario. Da allora, la Chiesa cattolica celebra questa ricorrenza ogni 7 ottobre.

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Il mala, il “rosario” buddhista Il tasbih, il “rosario” islamico

A onor del vero, oggetti simili al Rosario sono rintracciabili anche in altre culture e tradizioni.

In varie religioni originarie dell’India abbiamo il MALA, spesso realizzato con semi di rudraksha. I rudraksha avrebbero proprietà curative e spirituali, dovute al fatto che il nome significa “occhi di Shiva” (dal sanscrito Rudra, Shiva e aksha, occhi).

Poi abbiamo il TASBIH islamico. Letteralmente il nome di questo strumento devozionale significa “glorificare”.

Infine - ma non ultimo - il IUZU buddista. Tenendo tra le mani il iuzu, il devoto trasforma tutta l’energia derivante dalle sofferenze dei 108 desideri terreni in felicità.

Simona HeArt

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