IL MITO DEI CINQUE STELLE E’ FINITO GIA’ PRIMA DI GOVERNARE

E’ inaccettabile che i cittadini italiani debbano assistere, in questi giorni, ad una logorante lotta tra chi deve governare e chi deve rimanere fuori. Il fatto che questa sciocca presa di posizione tra chi ha più diritto dell’altro a prendere le redini del paese venga proprio dai ragazzi pentastellati, è ancor più inammissibile perché è evidente che questi "ragazzi", figli di una diversa generazione, la guerra dei nostri padri, nonni e lontani parenti non l’hanno vissuta, né hanno compreso come la politica italiana, dopo la Seconda Guerra mondiale, si sia dipanata fino ai nostri giorni tra stragi e omicidi politici mai puniti. Se i 5S lo avessero compreso, avrebbero un atteggiamento conciliante e rispettoso verso tutti quei politici che al governo del paese hanno dovuto, dal dopoguerra in poi, subire le direttive, le minacce e gli assassinii di quella oligarchia che ancora governa il mondo con la sua fabbrica di bugie, con il ricatto di stato e con la eliminazione fisica di avversari politici. Tutto questo senza alcuna pietà e senza alcun rispetto per la libertà dei popoli.
Noi italiani siamo un popolo malato che vorrebbe salvare quello che di più grande era riuscito a conquistare con guerre fratricide: la libertà. Ma la vera libertà, quella che ti dà indipendenza e autonomia di decidere nel tuo paese, non c’è mai stata.
Abbiamo vissuto una libertà condizionata, in una galera virtuale dove gli ordini non rispettati potevano condurti alla morte.
Ma chi sono questi "ragazzi pentastellati" che sanno parlare bene e alla prima ventata d’oltre oceano sbandano? Gli italiani hanno creduto che finalmente i cinque stelle con le “bacchette magiche” li avrebbero trainati su carrozze volanti nei cieli della giustizia, della libertà, dell’abbondanza per tutti.
Da un Grillo arrabbiato abbiamo ascoltato le loro proteste, le loro accuse contro la vecchia classe politica e i suoi privilegi. Oggi, dopo aver rinnegato tutto quanto per cui giuravano di lottare per salvare l’Italia, tutti compatti hanno deciso di sostenere l’Europa così come essa è, hanno deciso che la Nato è una istituzione necessaria che non va messa in discussione, né eliminata, che l’euro è “cosa buona e giusta” per gli europei e ancor più per gli italiani. Insomma, hanno ritrattato tutto o quasi. Verrebbe da chiedersi chi è che ha veramente gestito e tirato le fila di questo “carrozzone”, dove le poche cose buone che sono state dette per far cadere gli italiani nella rete, ora rischiano anche di essere dimenticate?
Di fronte a questo “dietrofront” dei cinquestelle, secondo i più, non c’è che una sola persona che possa garantire stabilità e serietà nella applicazione dei programmi comuni: Matteo Salvini. Sì, proprio lui. Il leader più odiato dalla sinistra e dai “capi europei”. Lui non è andato nelle piazze a gridare “vaffa”, ma con compostezza ha avuto il coraggio di dire la verità sia nelle piazze sia nel parlamento Europeo.
Ovunque la bugia ha dominato questa campagna elettorale. La diffamazione della destra come partito fascista che doveva spaventare gli italiani e dirigerli verso il PD, considerato unico partito degno di affidabilità, ha invece sortito l’effetto contrario. Il centro destra ha vinto e se i cinque stelle sono riusciti a fare il pieno, lo si deve proprio a quelle proteste gridate da Grillo nelle piazze, con cui l’italiano medio si è identificato.
Oggi, le parole dei cinque stelle suonano come una corda stridula perché la musica è cambiata e Di Maio reclama il suo ruolo di “prima donna”. Molti Italiani a Di Maio cosiglierebbero di andare a ricercare tutti i martiri politici caduti per mano di quella oligarchia che ha dettato legge segretamente e che oggi quasi sicuramente anche Grillo e lo stesso Di Maio temono. E se Di Maio insiste sulla sua assurda e incomprensibile posizione di solista del bel canto, è segno che qualcosa di molto più grande gli impedisce di arrendersi. La fermezza con cui Di Maio intima a Berlusconi e, quindi, a Forza Italia di rimanere fuori, potrebbe non essere “farina del suo sacco”. C’è qualcuno dietro Di Maio? E questo qualcuno potrebbe avere a che vedere con l’articolo scritto da Paolo Becchi e Giuseppe Palma?
E’ del 6 aprile scorso l’articolo del prof. Becchi e Giuseppe Palma, apparso su Imola Oggi, ma anche su Libero, dal titolo: “Occorre una Commissione Parlamentare d’Inchiesta su Napolitano e Monti”, in cui si parla di quel meccanismo perverso che fu adottato dal 2011 al 2014, quando cioè l’ex presidente della repubblica Napolitano giocò un ruolo predominante nelle dimissioni dell’ultimo esecutivo guidato da Berlusconi nonostante non vi fosse stata alcuna crisi di governo, né parlamentare, nè extraparlamentare.
A testimoniarlo ci sarebbero l’ex segretario al tesoro della prima amministrazione Obama, Timothy Gerthner, che nel suo libro “Test Stress”, parla di “alti funzionari europei” che chiesero aiuto agli americani per far cadere il Governo Berlusconi. Secondo gli autori (Paolo Becchi e Giuseppe Palma), Napolitano dovrebbe rispondere davanti ad una commissione parlamentare anche per altri fatti: la guerra alla Libia, per mezzo della quale Berlusconi fu costretto ad aderire all’asse franco-americano, presieduto da Sarkozy e il mancato scioglimento delle camere nel 2014, quando la Corte Costituzionale dichiarò l’incostituzionalità del ‘Porcellum’.
Per quanto riguarda Monti, Paolo Becchi e Giuseppe Palma ricordano quando il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, nel 2016 affermò che nel 2012, se il parlamento non avesse votato il Pareggio di Bilancio in Costituzione, la BCE avrebbe “chiuso i rubinetti” e fu sempre lui che, nel marzo 2012, fece firmare il Famigerato Fiscal Compact che prevedeva zero spesa a deficit (cioè il pareggio di bilancio), e fu ancora il presidente del Consiglio Monti che, nell’Aprile 2012, fece approvare in Parlamento, in seconda votazione, il pareggio di Bilancio in Costituzione. Tutto questo avvenne sotto l’egida di Monti. E non è tutto: nel lungo articolo si legge che Monti dovrebbe rispondere di tradimento per aver giurato da presidente del consiglio che avrebbe fatto solo gli interessi della nazione. Al contrario, in una intervista alla CNN, Monti avrebbe detto: ”Stiamo effettivamente distruggendo la domanda interna attraverso il consolidamento Fiscale” il che equivarrebbe a dire che “stiamo impoverendo i cittadini italiani attraverso la morsa fiscale”. Il tutto allo scopo di ritornare ad essere competitivi favorendo le esportazioni ma distruggendo la domanda interna in un regime di cambi fissi (l’Euro). https://paolobecchi.wordpress.com/2018/04/06/occorre-una-commissione-parlamentare-dinchiesta-su-napolitano-e-monti/
Perché questa parentesi? Perché non si è compreso come e perché l’ex presidente Napolitano, all’apertura della legislatura, in qualità di Presidente provvisorio del senato abbia espresso il diritto delle forze politiche antiestablishment che hanno vinto le elezioni a formare il nuovo governo. Mario Monti invece avrebbe detto in una trasmissione TV che non condivideva i governi tecnici ma preferiva quelli politici. Perché queste dichiarazioni? I suddetti autori ritengono che sia Napolitano sia Monti temono che una intesa di governo tra il centro destra e il M5S possa portare all’apertura di una Commissione parlamentare d’inchiesta sui fatti gravi avvenuti dal 2011 al 2014.
La sinistra italiana e i due importanti personaggi che hanno appoggiato in toto la politica distruttiva della oligarchia Usa saluterebbero volentieri un Governo PD+ M5S. Questo perché mai la sinistra di Renzi remerebbe contro Napolitano, né tantomeno il Movimento Cinque stelle che, nel frattempo, convertitosi ad una politica di allineamento USA, non avrebbe motivi di rinvangare gli errori volutamente commessi nel passato dai summenzionati.
A questo punto, tra lotte interne di potere e ingerenze esterne, l’ideale sarebbe che i Cinque Stelle e tutti i politici coinvolti nell’attività governativa imparassero a non farsi la guerra ma ad essere uniti al di là del colore e dei programmi.
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