IL MERAVIGLIOSO MONDO DELL’IPNOSI (parte seconda)

Intervista congiunta alla psicologa Daniela Poggiolini e allo specialista in Anestesiologia Enrico Facco

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I segreti dell’ipnosi – e non solo – stanno per schiudersi negli incontri che vedranno protagonista la Prof.ssa Daniela Poggiolini, Psicologa, ipnologa, trainer in PNL e CNV, insieme al dott. Enrico Facco, specialista in Anestesiologia e Rianimazione e in Neurologia, nonché Senior Professor presso l’Università degli Studi di Padova. Li abbiamo intervistati per fare il nostro ingresso, in punta di piedi, in questo magico mondo…

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Dottor Facco, la Granoniana è una tecnica di ipnosi con induzione rapida per uso medico? Come fa a calcolare la capacità di ipnotizzabilità del paziente?

cms_21037/5.jpgPer il test di utilizzabilità uso quello che utilizza Spiegel. Questo test di utilizzabilità funziona molto bene, mi serve per avere certezza che il paziente sia più o meno ipnotizzabile, in sala operatoria non posso entrare con un paziente che potrebbe essere difficilmente ipnotizzabile. Dopo il test di utilizzabilità uso eyeroll per l’induzione… Cosa si fa? Si chiede al paziente di alzare lo sguardo dopo avere fatto chiudere gli occhi; così l’induzione è attivata, e da questo momento si porta il paziente in ipnosi. In meno di 9 minuti porto un paziente in ipnosi, senza nessun anestetico, quindi raggiungendo un livello di performance elevato, con tutte le istruzioni dettagliate per fare anche l’analgesia. Se non serve l’analgesia, e mi serve una ipnosi per una anestesia locale dove il paziente deve solo rilassarsi profondamente, tutto è molto più rapido: in tre minuti il paziente è in stato di trance.

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Sembra essere una tecnica molto direttiva?

Facco: Sembrerebbe direttiva perché si è più espliciti, ma non è direttiva perché è sempre permissiva e tutto ciò che si fa è in sintonia con il paziente. Non dico una cosa che il paziente deve fare, io do al paziente l’opportunità di seguire le istruzioni che abbiamo condiviso precedentemente come parte del percorso e della meta da raggiungere.

Per portare il paziente a questo stato di preparazione, il percorso è lungo?

Facco: Il problema è la capacità ipnotica che ha il paziente. Ci sono diverse scale per calcolare la capacità ipnotica. Alcune scale non mi piacciono perché non sono utilizzabili in ambito clinico per mille ragioni, e sto discutendo queste ragioni nei miei lavori; l’unica che uso è la Hypnotic Induction Profile, che ha messo a punto Spiegel in America negli anni Settanta e che ho appreso da David Spiegel alla Stanford University.

Ho elaborato la versione italiana di questo test con tutti i dettagli e l’ho condiviso nel nostro gruppo di lavoro. In meno di dieci minuti mi permette di quantificare la capacità ipnotica del soggetto e mi permette di sapere il suo livello di capacità ipnotica, quindi se c’è la possibilità che si perda per strada ed esca dall’ipnosi dopo tre minuti non riuscendo il focus dell’attenzione.

Quando si fa un lavoro in cui è richiesta una performance chiara e costante il test è estremamente importante, bisogna sapere se il paziente resterà in ipnosi per tutto il tempo dell’operazione chirurgica; mentre, se l’ipnosi viene utilizzata in psicoterapia, non è importante che il paziente abbia un’alta capacità di focus, perché anche se esce dall’ipnosi si può continuare comunque con un percorso cognitivo, per la ristrutturazione del problema.

Ho avuto alcuni pazienti con capacità di ipnosi pari a zero assoluto: in questi casi il paziente gradisce che gli si comunichi chiaramente che non è ipnotizzabile. Non essere ipnotizzabili non è un pregio ma neanche un difetto. Il problema è capire qual è il modo per approcciarsi al paziente, la modalità che sia compatibile con il suo linguaggio; e se il paziente ha una buona capacità ipnotica, comunicarglielo è anche un buon rinforzo positivo, aumenta la motivazione. Tutti i rinforzi positivi nel percorso terapeutico aumentano la motivazione.

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Consiglia la meditazione ai suoi pazienti e ai suoi allievi?

Facco: Non la consiglio nel senso che l’ipnosi è una forma di meditazione, tra ipnosi e meditazione c’è una forte connessione, una stretta relazione storica. I primi Mesmeristici si occupavano di tecniche di guarigione orientali; quando lo yogi è immerso nella sua più profonda meditazione, raggiunge lo stato mesmerico. Sia la meditazione che l’ipnosi sono basate sulla focalizzazione dell’attenzione e l’assorbimento nel compito. La meditazione ha uno scopo filosofico essenziale di lunga portata, al punto che si può considerare un percorso che richiede più reincarnazioni, nella visione buddista e induista. L’ipnosi è una tecnica terapeutica pragmatica di breve termine, ma non è escluso che con l’ipnosi si possa fare quello che è l’obiettivo della meditazione e viceversa, perché i processi mentali sono gli stessi e la mente è sempre la stessa, cambia come noi l’abbiamo codificata, quale scopo le diamo e come la gestiamo. Se si fa ipnosi per psicoterapia per molti aspetti ci si avvicina alla meditazione, perché molti disturbi psicologici sono un problema filosofico, di relazione tra il mondo interiore e il mondo esterno. In questo senso, dico ai miei pazienti chiaramente che faccio filosofia applicata alla medicina, non faccio psicoterapia, non faccio terapia di un disturbo della mente, è un disturbo perché da fastidio ma non perché c’è una disfunzione, è materia di esperienze di vita e a nessuno è richiesto di dover trovare in ogni momento la soluzione più saggia e più resiliente esistente, ma si trova la soluzione che si può trovare sulla base della propria formazione e background. Quindi anche il disagio, da questo punto di vista, è una specie di errore cognitivo così come il sintomo: è la miglior soluzione, o compromesso, che il paziente ha trovato, ma non è quella migliore in assoluto, e quindi il tutto diventa anche filosofia.

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IL MERAVIGLIOSO MONDO DELL’IPNOSI (parte prima)

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Grazia Magistà

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