IL MATTONE RIPRENDE QUOTA

Sarà vero….e in quale misura?

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Quando si dice che “qualcosa riprende quota”, un senso di soddisfazione ci assale, perché vediamo realizzarsi quanto auspicavamo e speravamo, in funzione e come corrispettivo dei sacrifici e delle sofferenze a cui siamo stati sottoposti; ci sentiamo gratificati per gli sforzi sostenuti e perché siamo stati fiduciosi per la ripresa. Subito dopo, facciamo le dovute considerazioni e valutazioni per decifrare la consistenza della ripresa e quanto ci vorrà, ancora, per il ritorno alla normalità ma, soprattutto, auspicando che non ci sia una nefasta ricaduta.

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E allora, dopo il naturale e spontaneo compiacimento per l’inversione di tendenza avvenuta - e noi abbiamo avuto fiducia e pazienza di questo -, è opportuno fare un’analisi approfondita di quanto avvenuto, riconoscendo gli errori commessi e proponendoci autorevolmente di non incorrere più negli stessi “svarioni”, bensì gettare le basi e le fondamenta solide affinché questa ripresa, ovvero questa inversione di tendenza, ci riporti quanto prima alla normalità, ad una fase florida che possa durare per molto tempo!! Fissiamo bene nella nostra mente il naturale principio di leopardiana memoria “la quiete dopo la tempesta” ma, facciamo in modo che, prima di una nuova tempesta, questa prossima fase di quiete possa durare per molto tempo. Questo preambolo, di carattere generale, può essere, opportunamente, tenuto in considerazione per quanto riguarda la lunga crisi del settore edilizio-immobiliare e la presente inversione di tendenza, di cui si parla, nonché dell’auspicio di un ritorno alla normalità nel più breve tempo, perché i danni che sono derivati dalla crisi di questo settore sono stati devastanti per l’intera economia del paese, dato il vasto indotto che ruota intorno al comparto edilizio-immobiliare.

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La ricaduta in termini di perdita di posti di lavoro è stata di grosse proporzioni, perché molte imprese e aziende hanno dovuto ridurre drasticamente il loro potenziale lavorativo e produttivo, altre sono letteralmente crollate con la conseguenziale cessazione dell’attività e, cosi a catena, si è verificata una spiacevole “escalation in negativo” con la chiusura di molte aziende, perché tutto si è ridotto e ha avuto ripercussioni su altre cose. Un epilogo disastroso, che ha prodotto la perdita di diverse centinaia di migliaia di posti di lavoro, con un effetto altrettanto disastroso sull’intera economia del Paese.

cms_3118/foto_3_.jpgE adesso!! Adesso si parla di ripresa perché vi è una inversione di tendenza, riportata da organismi di indagini di mercato, e ciò diventa ancora oggetto di confronti e scontri tra le varie forze politiche; da un canto si inneggia ad alcune decisioni e provvedimenti solitari che hanno favorito questa lieve inversione di tendenza, nonché la disponibilità a mettere in atto altri provvedimenti favorevoli alla ripresa in termini di calo dell’imposizione fiscale sugli immobili (vedi abolizione IMU e TASI sulla prima casa dal 2016 e altro); di contro altre componenti del quadro politico si ostinano sulle loro, anacronistiche logiche, ideologiche, che sono assolutamente fuori luogo, perché adesso quello che urge è “aumentare i consumi” e i consumi aumentano con la riduzione delle tasse; le misure restrittive sono state devastanti per l’economia, perché rispondevano essenzialmente a logiche di contrasto ideologico. Adesso è il momento di tornare alla normalità nel più breve tempo possibile; per cui le forze politiche facciano uno sforzo di ragionevolezza, per trovare un punto di incontro su alcuni temi come quello della ripresa reale del settore edilizio-immobiliare e di tutto l’indotto ad esso collegato. Si ricordino i nostri politici che il mattone è sempre stato la massima aspirazione delle famiglie italiane, e ciò ha costituito un solido pilastro dell’economia generale del Paese; facciamo in modo che le nuove famiglie delle generazioni future abbiano la stessa aspirazione, perché ciò è un bene salutare per tutti.

cms_3118/foto_4_.jpg“Il mattone rimane sempre il mattone”; questo è un detto comune molto caro agli italiani, che sono stati sempre buoni risparmiatori, per poter poi realizzare programmi di investimento anche onerosi come l’acquisto di una casa, tant’è che 81% delle famiglie possiede una casa di proprietà. Auspichiamoci che questo possa ancora avvenire per il bene delle nuove famiglie e per il bene di tutti. Ben venga, dunque, l’alleggerimento delle imposte sulla casa, perché negli anni scorsi, contestualmente alla crisi economica dovuta all’effetto euro, nonché alla recessione economica internazionale, si sono poi aggiunte nel n/s Paese decisioni politiche-economiche molto restrittive. Con l’inasprimento della tassazione sulla casa, come richiesto anche dalla UE per il risanamento dei conti pubblici e dei parametri comunitari, in termini perentori, nel tempo hanno prodotto quegli effetti devastanti già citati e, tra l’altro, cambiando radicalmente la nostra concezione del mattone, ovvero: “da bene primario e massima aspirazione”, a “bene da scansare”.

Non commettano più, i nostri politici, gli stessi errori perché gli italiani dovranno credere nuovamente nel mattone e il mattone sarà sempre un solido pilastro dell’economia generale.

Antonio Iasillo

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