IL MADE IN ITALY PROMETTE SCINTILLE PER IL PROSSIMO INVERNO!
MILANO DIGITAL FASHION WEEK FALL-WINTER 2020/2021

La Milano fashion week, se pur in versione digitale, sono state solo quindici le sfilate in presenza, si conferma il fulcro del fashion system, delle tendenze e dei trend alert che indosseremo e che connoteranno il prossimo autunno-inverno. La fashion week milanese non segna il passo, come è stato per New York e Londra, anzi rilancia e ribadisce con fermezza che la moda è viva e ha voglia di tornare a far sognare. La fashion week non è un evento superato come ci avevano lasciato intendere le deludenti fashion weeks newyorkese e londinese. La fashion week milanese ha accettato la grande sfida globale della pandemia e l’ha vinta. Le donne non hanno perso la voglia di acquistare abiti, di sentirsi belle, di uscire e di fare festa, e quando tutto questo tornerà, perché tornerà, le donne avranno a disposizione abiti che vestiranno tutte le diversità e tutti gli stili di ogni donna. E’ stata una fashion week con meno glamour, meno sacralità, per soli e selezionati addetti ai lavori, nessun red carpet, poche influencer e buyers, ma forse una fashion week più “democratica”. I fashion editor e la gente comune, attraverso la piattaforma della Camera Nazionale della Moda Italiana, hanno potuto seguire tutte le sfilate dal divano di casa propria con o senza una mise adeguata al fashion show. La maison Elisabetta Franchi ha reso ancora più pop la presentazione della sua collezione trasmettendo la sfilata in televisione sul canale Real Time, il fashion system si riformula e cerca di arrivare ad un range sempre più ampio di potenziali clienti. Hanno fatto grande scalpore le assenze eccellenti come quella della maison Versace, che ha presentato la sua collezione lo scorso cinque marzo sui suoi canali social, della maison Gucci e quello di Bottega Veneta che dopo aver chiuso i suoi profili social ha rinunciato anche alla grande vetrina della Milano fashion week.
Ad aprire le danze ci pensa la donna forte, mai severa e a tratti scintillante della maison Alberta Ferretti. I volumi sono over e avvolgono con glamour la silhouette, i tessuti sono preziosi e caldi, i pantaloni sono a vita alta e gamba larga, le gonne sono a ruota e a portafoglio, le spalle sono strutturate, i capispalla da prediligere sono cappe e long coat oversize, gli outfit total black e total denim sono super chic. La palette colori è di forte impatto visivo, come la bellissima combo del blu cobalto con il verde petrolio che danno respiro alle nuance della terra, ai grigi e al tanto nero visto in passerella. Per la sera la donna Ferretti sprigiona tutta la sua femminilità con abiti a sirena tempestati da paillettes, ai total look gold, alle frange. Gli accessori imprescindibili per Ferretti nel prossimo inverno saranno i lunghi guanti e gli stivali da indossare da mattino a sera. Una collezione contemporanea, urban style, glam, portabile, ma che non rinnega i codici di femminilità che sono il DNA della maison.
Dopo la deludente collezione di haute couture presentata a Parigi del designer Kim Jones per la maison Fendi, per il prossimo inverno il designer fa la scelta giusta: torna alle origini e reinterpreta i codici della storica maison in chiave urban-chic. La donna Fendi-Jones è avvolta da long coat dalle lunghe frange, da abiti lingerie, shorts, da outfit ton sur ton, anche per gli accessori, una donna quasi sempre in stival accompagnata da una palette colori neutra super glam spezzata da un carismatico verde bosco. L’unica perplessità è l’overdose di pelli e pellicce viste in passerella, certamente da sempre il perno delle collezioni della maison, ma come sarà accolta questa collezione in tempi di forte sensibilità animalista?
La donna Max Mara per il prossimo inverno ha un’icona di stile inossidabile come the Queen Elisabetta II come dire: “tanta roba!”. Il moodboard è “tesori della corona” e la collezione è un mix tra stile brithish con i suoi tailleur in tartan, le giacche trapuntate, gli scarponcini, i calzettoni e lo stile italico con il suo fitting perfetto, l’iconico cappotto della maison declinato nel marrone e nel cammello, il teddy coat che diventa anche un bomber oversize, i maxi pullover da indossare con gonne fluttuanti. Anche per Max Mara la palette colori è ispirata ai toni della terra rinforzata da verdi di varie nuance, certamente una collezione timeless, ma, a tratti, indistinguibile dalla scorsa collezione.
La designer, Miuccia Prada collabora nuovamente con il designer, Raf Simons per dare vita ad una collezione per il prossimo inverno in continua trasformazione. La collezione si chiama: “possible feelings: transmute”, per i designers un capo è la fusione di capi classici come il bomber-wrap, un abito con le maniche di un bomber. Il nylon riciclato, da sempre codice della maison è l’elemento tecno-glam della collezione, una collezione che cerca di far convivere tra loro futuro e retrò, sportwear e glamwear, nylon e paillettes. Per Prada gli stivali diventano una second skin, i guanti lunghi imprescindibili, la palette colori è very strong anche nelle combinazioni, una collezione difficile, ma che ameranno gli irriducibili della maison, d’altronde il mood Prada è uno state of mind non per tutti comprensibile.
Il più irriverente designer, Jeremy Scott per la collezione disegnata per la maison Moschino non si smentisce. La collezione dal nome: “jungle red” è un omaggio all’allure Hollywoodiano del passato, una collezione quasi carnascialesca, surreale, poco portabile, scollata dal momento storico che stiamo vivendo. Il fashion show si apre con la top model, Haley Bieber con un tailleur gessato e si conclude con l’icona del glamour retrò come la regina del burlesque, Dita Von Teese con un abito che mostra il lato B incorniciato da un buco a forma di cuore. Una collezione too much, anche per una maison che ha fatto dell’irriverenza il suo tratto distintivo.
La collezione di Re Giorgio è un inno alla notte, al suo mistero, alle inquietudini che porta con se. Sfidando la pandemia e il coprifuoco la collezione della maison Armani sembra pensata per essere indossata di sera che durante il giorno. La palette colori è predominata dal nero, dal blu, dal verde, dal viola che diventano iridescenti grazie al velluto, da sempre tessuto d’elezione delle creazioni del designer. L’invito di re Giorgio è quello di vestire con stile con un glamour timeless fatto di linee pulite e comfy, di accessori geometrici, una visione del fashion che abbandona gli eccessi, anche nel colore. Una collezione di sicura eleganza, di perfetto esercizio di stile, ma che non lascia grandi tracce emozionali, d’altronde anche Armani è uno state of mind che non è stato mai il mio.
Chapeau al designer, Alessandro Dell’Acqua che per la maison Elena Mirò non ha pensato ad una collezione “ghetto” per donne curvy, ma va oltre il concetto di inclusione con una collezione desiderabile e pensata per tutte le donne senza richiamare una silhouette in particolare. Il cliché della moda curvy viene superato, proprio com’era nell’intenzione del designer, viene presentata una collezione con una sola differenza dalle altre, quella di un’estensione di taglie più ampia, una collezione portabile ed appetibile che si abbia una taglia 40 o una taglia 50. Bellissimi i tailleur in tweed con gonna a ruota, i micro pullover, gli abiti in chiffon, le gonne in impalpabile chiffon. E’ una collezione contemporanea, femminile grazie all’uso del pizzo e dello chiffon, la palette colori preferisce i neutri e il black, ma con rotture di colore come il rosso e il rosa.
La sfilata di Valentino, uno dei pochi fashion show in presenza, sceglie il Piccolo Teatro di Milano e l’orchestra sinfonica Giuseppe Verdi di Milano che ha accompagnato una performance da brividi della cantante Cosima. Il messaggio del designer, Pierpaolo Piccioli è chiarissimo: senza cultura il genere umano non può vivere e il suo è un omaggio al teatro e alla musica, due settori, così duramente colpiti dalla pandemia. La collezione che per il prossimo autunno-inverno ha un unico scopo: essere portabile, oggi nessuno ha voglia e bisogno di stravaganze e il Made in Italy l’ha colto subito presentando collezioni contemporanee ed aderenti ai tempi che stiamo vivendo. Pierpaolo Piccioli rinuncia, ahimè, alla sua straordinaria palette colori che ci ha fatto sognare in passato per un sistema binario: black and white. I volumi sono over nella parte superiore come le cappe con pattern che replica l’iconica V assunte a capospalla d’eccezione, le gonne a pieghe e i pantaloni, che diventano shorts, vedono un orlo radicalmente rivoluzionato, le camicie hanno colletti appuntiti e si indossano sopra il dolcevita, le décolleté altissime sono l’accessorio preferito dalla donna Valentino, ma c’è anche spazio per comodi stivali. Il pizzo si allarga e diventa una rete super glam per dare vita a maglie unisex, ad illuminare la collezione ci pensa il potere del gold anche in total look. Una collezione punk-chic che si è discostata dal cliché della donna Valentino super glam del passato, una collezione, se pur inedita, bellissima che certamente non ha fatto rimpiangere il passato. Piccioli si riconferma il più illuminato dei designer del fashion system contemporaneo.
Anche la maison Dolce&Gabbana cambia rotta verso il futuro prossimo attraversando il passato, in particolare gli anni ’90, gli anni d’oro per la maison e di cui i giovani clienti hanno voglia. “Ci chiedono di conoscere la nostra storia, ci chiedono gli anni ‘90”, questo quanto dichiarato dai due designer, Stefano Gabbana e Domenico Dolce. Attraverso la collaborazione con l’Istituto Italiano di Tecnologia sono nati nuovi tessuti come la lana intrecciata con il cellophane riciclato, tessuti iridescenti fatti con film plastico, tessuti biodegradabili. In passerella robot e modelle che hanno indossato centoquaranta outfit del tutto nuovi, sono andati in soffitta i cliché della maison come il pizzo, le stampe delle maioliche siciliane, gli abiti bustier, i reggiseni in bella mostra. E’ stata una collezione, che piaccia o meno, che ha portato una ventata di fresco retrò che non si vedeva da tempo da Dolce&Gabbana. Gli anni ’90 sono evidenti attraverso le spalle strutturate, i volumi over, la stampa animalier, i colori fluo, i tessuti metal.
Dal suo quartier generale, nel cuore della città meneghina e fuori dalla Milano Fashion week, con un fashion show digitale trasmesso dai suoi canali socia la maison Versace ha presentato la donna, secondo Donatella, per il prossimo autunno-inverno. Il fil rouge della collezione è stato il total black con tanti rimandi alle nuance della terra, l’iconica medusa assume un aspetto ridimensionato, mentre una V stilizzata campeggia su quasi tutti i capi. Per il prossimo inverno anche la donna Versace rinuncia a stupire a tutti i costi, anche se non rinuncia ad essere sensuale grazie al pizzo, agli abiti leggeri, al platform da cui svettare. Ha sfilato una collezione “normale” se si considerano i codici della maison, ma forse in tempi di pandemia anche l’irriverente medusa ha sentito il bisogno di vestire una normalità che ci è stata scippata da più di un anno.
Il sipario sulla Milano Fashion week è calato e quello che sappiamo sul prossimo inverno, con buona probabilità di azzeccarci, è quanto: gli stivali saranno quasi sempre protagonisti dei nostri outfit, il platform, con somma preoccupazione delle nostre caviglie, è tornato prepotentemente, il mood mannish scalza il lady like, i volumi continuano ad essere over, le nuance neutre e l’inossidabile binomio black and white e total black vincono sui colori, ma se colore dev’essere sarà verde, in tutte le sue nuance, sarà rosa, sarà blu e per far festa ci sarà lo scintillio del gold, le frange svolazzeranno ancora, le cinture saranno ancora il focus dei nostri outfit, il mood cozywear resisterà, anche se è forte la voglia di ritornare ad essere chic, i leggings con staffa sono da indossare non solo in questa primavera, ma anche il prossimo inverno, le paillettes sfideranno il cozy. Vincitrici indiscusse sono la donna punk-chic di Valentino e la donna glam-urban di Alberta Ferretti, perdente la donna Prada che vede svanire il suo tocco iconico del concettual-milanese. Dopo la terza co-direzione tra Miuccia Prada e Raf Simons ancora non si vedono i frutti sperati, anzi la maison ha perso il suo tocco magico.
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