IL LAMENTO: MODUS OPERANDI TIPICO DI CHI PREFERISCE PIANGERSI ADDOSSO INVECE DI AGIRE

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L’Italia ultimamente cavalca l’onda del lamento. Qualsiasi situazione o persona sembra infastidire, tanto che è particolarmente difficile di questi tempi distinguere il buono dal cattivo e, semmai esista una differenza, sicuramente lentamente muore sotto i colpi di un modo di pensare superficiale e privo di razionalità. Chiunque può sostenere che la terra sia piatta, che i vaccini uccidono, che l’uomo non deriva dalle scimmie. La verità viene nascosta sotto il tappeto con foga perché, in fondo, non interessa a nessuno conoscere il resto e varcare la soglia di certe profondità richiede un lavoro che pochi sono disposti a svolgere. Tuttavia, quando c’è da parlare, tutti ci mettono lo zampino. Ognuno deve dire la sua, pure se non inerisce all’argomento di cui si tratta o, addirittura, controbatte privo di un rigor di logica. Eppure esistono soggetti in grado di farti rivoltare lo stomaco semplicemente aprendo bocca. Magari perché masticano cattiveria e inettitudine a colazione ma, comunque, sta di fatto che c’è un passaparola di una ignoranza inaudita.

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Per fortuna qualcuno si batte per tutelare il giusto attraverso il buon uso della propria coscienza, anche se non è mai abbastanza. D’altro canto non è possibile nemmeno chiudere le bocche degli ottusi. O meglio, cercare di far ragionare quelli abituati a seguire la massa. Occorre una immane pazienza, non è affatto facile. Il primo passo comincia con un pizzico di autocritica personale perché, ammettiamolo, nessuno è onnisciente. L’arroganza che imperversa ovunque è frutto di una insicurezza e una ignoranza diffusa, tipica di coloro che pensano d’essere al di sopra del mondo e, invece, sono semplicemente vuoti dentro. L’umiltà richiede coraggio e un pensare d’altri tempi. Nella società dell’informazione, pochi conoscono la verità e troppi parlano senza cognizione di causa. Forse è meglio tacere e aprire gli occhi. Prima d’ogni parola, conviene conoscere gli usi e i modi appropriati e, magari, dialogare con correttezza e meticolosità. Sennò a tal punto lasciamo perdere studi, lauree, corsi e diamoci alla tuttologia comune. Oppure continuiamo a credere nell’essenza delle persone, nella opportunità dell’impegno e nella capacità di districarsi in un continuum di caos.

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Mai piangersi addosso. Se dico mai, intendo mai. In fin dei conti è più semplice massacrarsi di seghe mentali che di fatica quando si tratta di risalire il burrone. Eppure esistono individui che vivono con niente e ringraziano il cielo, comunque, dandosi da fare per farcela. Come si chiama questo? Spirito di sopravvivenza o forza di volontà? Sicuramente entrambi! Se hai tempo di lamentarti sui social e con gli altri anziché spendere tempo in attività costruttive, significa che non sei messo così male. E’ uno sputo in faccia alla vita, a coloro che soffrono, a chi veramente non può fare nulla. In Siria i bambini muoiono sotto le bombe, in Africa per la fame, in America centrale per colpa dell’agricoltura nociva… Insomma, di cosa ti stai lamentando seriamente?

Alessia Gerletti

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