IL FASHION FA IL GAMBERO: SECOND HAND AND ESTETICA DELL’OLD MONEY

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Parafrasando il celebre monologo del replicante Roy Batty nel film “Blade Runner” diretto da Ridley Scott: “io ne vo viste di cose che voi fashionisti non potreste immaginarvi. E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime di parole in un articolo. E’ tempo di cambiare”. Tanto si è scritto sulla scarsa qualità del fast fashion, tanto si è scritto sull’influenzare clienti, vecchi e nuovi, a percorrere strade nuove come quella del second hand. Se sino a ieri il fast fashion e il second hand sembravano due rette parallele destinate a non incontrarsi mai, oggi ci prova il colosso spagnolo del fast fashion, Zara a coniugare il voler seguire le tendenze con un’attenzione all’impatto ambientale dei propri acquisti. Il colosso spagnolo ha già cercato di una ridurre l’impatto ambientale causato dai trasporti annunciando che, nel Regno Unito, i resi non saranno più gratuiti acquistando online, ma a pagamento onde evitare acquisti compulsivi di un numero eccessivo di capi. Oggi, Zara fa un altro passo verso l’ambiente annunciando che dal prossimo tre novembre, sempre nel Regno Unito, attraverso il sito web e l’app dello store sarà possibile rivendere i propri capi “usati” a marchio Zara o poter prenotare una seduta di sartoria negli store. I capi potranno così essere riparati o far apportare loro delle modifiche onde evitare resi dovuti al fitting dei capi. Zara monitorerà i vari passaggi di vendita e chi vorrà usufruire del servizio dovrà scattare foto dettagliate sullo stato dei capi da mettere in vendita e a fornire informazioni precise. Il gruppo Inditex con questa mossa strategica cerca di scalzare il sito di vendita online Vinted, dove i capi usati di Zara messi in vendita sono tantissimi, tanto vale farlo direttamente sui canali dell’azienda. Se far pagare i resi, il vendere o riparare i capi avranno un riscontro positivo nel Regno Unito le iniziative saranno estese ad altri mercati tra cui l’Italia. Anche il “vituperato” colosso cinese dell’ultra fast fashion, Shein da pochissimo negli Stati Uniti ha creato la piattaforma “Exchange” dove gli utenti possono scambiarsi, acquistare o rivendere i loro capi. E’ un’inversione di tendenza dove il fast fashion e il second hand, due mondi ritenuti incompatibili dal fashion system, si incontrano e promettono di fare scintille.

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Un’altra cosa che non avremmo mai immaginato di rivedere dopo la nascita di siti online, piattaforme, app dedicate allo shopping è il ritorno di Postalmarket. Per tutte le fashion addicted ante litteram il catalogo Postalmarket, che arrivava gratis a casa, era l’unico canale per poter acquistare capi che in piccoli centri urbani non erano reperibili, era l’unico canale per seguire la moda e le sue tendenze, ma poi ha smesso di arrivare nelle case degli italiani. Oggi il marchio è stato rilevato da Stefano Bertolussi che prova a dargli una nuova vita trasformando il catalogo anche in un magazine e un promotore di giovani realtà del made in Italy. Il catalogo, che se ordinato e pagato nove euro e novanta, potrà arrivare a casa propria, ma le perplessità sui social sono state tante, una su tutte: “perché dover pagare un catalogo per ordinare capi da acquistare che una volta era gratis?”.

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Se pensavamo di averle viste tutte, dal ritorno di Postalmarket all’usato per arrivare alle modifiche sartoriali, una cosa che i fashionisti più smaliziati non avrebbero mai immaginato di rivedere è il ritorno dell’estetica dell’old money, ma soprattutto che sia proprio la generazione Z, attraverso Tik Tok, a farla diventare virale. Con old money si definiscono gli appartenenti all’alta borghesia newyorkese di fine ottocento e primo novecento, gli appartenenti alla casa reale inglese che sono portatori di stile e glamour tramandati nei secoli. Alle accuse di voler promuovere il lusso e l’apparenza la generazione Z ha replicato di voler riproporre un’estetica old money 2.0, dove il lusso e la ricchezza non vengono ostentati, dove si mantiene un basso profilo, dove non si ostentano loghi e costi dei capi, dove si lascia parlare la qualità dei tessuti, una palette colori sobria ed elegante, linee e fitting impeccabili. Le icone a cui ispirarsi arrivano dal passato come Jacqueline Kennedy e Lady Diana, dove le maison di riferimento sono Ralph Lauren, Chanel, Hermes, Lacoste, Max Mara, Emilio Pucci.

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Tornando alle cose più prosaiche, ma tanto care alle fashion addicted e soprattutto alle sneakers addicted parlando dell’accessorio più desiderato ed acquistato del momento. Il brand americano UGG ha messo sul mercato i Boot Guard, un rivestimento di gomma per proteggere i loro stivali da pioggia, sporco e quant’altro possa capitare. Il popolo delle sneakers ne ha subito approfittato per usarli come salva sneakers e non solo per proteggerle, ma soprattutto per regalargli un carattere personale, visto che i copri scarpe di UGG sono disponibili in vari colori al costo di circa quaranta euro sul loro sito web.

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Nel guardaroba di tutte le bags addicted lei c’è già, la bag must have, la più desiderata da tutte le fashioniste, l’ultimo feticcio cool per affrontare questo autunno-inverno è la Sardine della maison Bottega Veneta. L’originalità sta nel manico in ottone che riproduce una sardina che sorregge una borsa di media grandezza a forma di mezzaluna con chiusura metallica in pelle che riproduce l’iconico intreccio della maison. Il costo del feticcio non è proprio alla portata di tutte, circa tremila duecento euro, ma proprio in questi giorni la maison, per addolcire la pillola dei costi elevati dei suoi accessori, ha annunciato di voler estendere a vita la garanzia sulle sue borse. Bottega Veneta ha deciso di puntare tutto sulla qualità duratura nel tempo dei suoi accessori, ma anche su un acquisto responsabile attraverso “aggiusti” illimitati atti a contrastare l’esigenza di sostituirli. Sara sufficiente a calmare l’impulso fashionista di chi acquista secondo i trend e non secondo l’usura di capi ed accessori? Quando la Sardine sarà sostituita da un altro feticcio fashion, le fashion addicted continueranno ad usarla? Probabilmente no, sicuramente sarà immessa nel circuito del second hand per arrivare tra le mani di chi ha meno possibilità di spesa o tra le mani di chi non segue trend e must have di stagione.

T. Velvet

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