IL CORONAVIRUS NELLA NUOVA REALTÀ SOCIALE

Quando finirà, come finirà, cosa ci insegnerà?

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Maledetto coronavirus! Questa è l’esclamazione che nasce spontaneamente in tutti noi dinanzi a questo evento cruento e spietato, che ci ha colti di sorpresa in modo impietoso. La sensazione che ci assale è drammatica; l’aspetto del nostro habitat quotidiano è spettrale, da "Day After", come l’effetto di una evenienza catastrofica e abnorme. Scenari che finora eravamo abituati a vedere, attraverso i mezzi di comunicazione, solo in altri posti del mondo (popoli perseguitati, in preda alla disperazione,sotto l’ impietoso uso di congegni bellici che devastavano i centri urbani e seminavano paura e terrore). Seppur con dispiacere, si viveva tutto ciò con un certo distacco, poiché non ci riguardava direttamente. Mai avremmo immaginato di fare uso di mascherine di protezione, in modo generalizzato e imposto dalle norme legislative/governative (neanche lo smog dei centri urbani ci costringeva a tanto), mai avremmo immaginato di sostare in modo ordinato e silenzioso dinanzi alle farmacie per acquistarle e sperare ogni volta che siano disponibili, data la scarsità e la difficoltà delle aziende d’Italia nel garantire l’approvvigionamento. Medesimo discorso vale anche per i supermercati.

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Tuttavia, assolviamo a tutto cio’, in modo ordinato e silenzioso, con un contegno che solo nei luoghi di culto noi italiani eravamo abituati a mantenere. I dati sul numero dei contagi e sui decessi ci terrorizzano, seminando panico e paura, sia pur in uno stato di omertà paradossale che ci mantiene in una situazione di tensione inconscia. Le strade dei centri urbani sono diventate all’ improvviso quasi deserte, in un contesto dall’aspetto desolante, dove regna il silenzio assoluto…la paura di contagio ci assale al solo vedere una persona che ci viene incontro, soprattutto se priva di mascherina!

E allora, giusto per smorzare un po’ l’amarezza, sorge spontaneo il quesito: dove è finita la verve polemica, aggressiva, di facile contrapposizione e contestazione sia da parte dei nostri politici, sia da parte di noi cittadini (naturalmente, senza fare dell’ erba tutto un fascio)? Considerata la rapida capacità di diffusione dell’epidemia, non c’è più tempo per le polemiche e gli scontri. Ora serve unità di intenti, di azione e di reazione, nonché forte capacità e abilità, per fronteggiare e fermare, col minor danno possibile, questo evento mostruoso.

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Adesso, per quanto riguarda il nostro Paese, bisogna correre nel reperire strutture idonee per la creazione di altri ospedali, reparti, attrezzature e quanto altro sia necessario, visto che in passato, purtroppo, si è perseguita, da parte dei nostri politici/governanti, una linea restrittiva di contenimento della spesa sanitaria, anche in termini di operatori, medici, infermieri e collaterali. Da parte nostra, di cittadini, ci corre l’obbligo di seguire le norme di contenimento; ci sarà tempo, successivamente, per discutere circa la severità sanzionatoria cui si è giunti, forse controproducente perché tipicamente legata a culture di tipo punitivo. In questo momento, noi cittadini stiamo dimostrando, col nostro comportamento austero ma dignitoso, che ciò che conta più di ogni altra cosa è l’etica, nonché l’attenzione al bene comune.

Antonio Iasillo

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