IL CORONAVIRUS NELLA NOSTRA VITA

LE IPOTESI SULLA FASE 2

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La tanto attesa “Fase Due” sta assumendo connotati Kafkiani, fatta di annunci, false indiscrezioni, desolanti frasi fatte e un terribile ritardo di progettazione. La verità è che sulle riaperture niente è ancora deciso, soprattutto perché il numero dei contagiati giornalmente in Italia si mantiene intorno a quota 3500 che si concentrano soprattutto in Lombardia e Piemonte, le Regioni locomotive dell’Italia e che premono, assieme al Veneto, per ripartire. Sono numeri dimezzati rispetto al ventuno marzo scorso, ma che ci dicono che l’epidemia purtroppo non è stata ancora debellata. Con questi numeri e con questo scenario i Presidenti di Regione devono necessariamente mantenere una certa prudenza continuando a percorrere un sentiero impervio fatto di smart working e di riaperture selezionate con tutte le precauzioni di sicurezza, le dovute precauzioni sanitarie, come le mascherine e la sanificazione degli ambienti, il distanziamento sociale, come gli orari di lavoro dilatati e gli ingressi scaglionati (lavoro che potrebbe essere spalmato nelle ore notturne, lavorando anche il sabato e la domenica). Per quanto riguarda la vita quotidiana di tutti noi probabilmente, dal quattro maggio, le restrizioni saranno allentate in base all’età mantenendo a casa gli over sessantacinque o settanta (anche se in molti gridano alla libertà negata, come ha scritto il giornalista Massimo Fini: “…ho il diritto di sfidare il virus!”), dovremo abituarci a convivere con guanti e mascherina, a lavarci pedissequamente le mani, a mantenere la distanza sociale, a non poter uscire dalla propria Regione, a numeri regimentati per il trasporto pubblico dove sarà obbligatorio l’uso della mascherina. Il sottosegretario alla Sanità, Pierpaolo Sileri ha annunciato di voler riaprire i parchi per consentire a tutti gli sportivi di poter ritornare a correre anche oltre i duecento metri dalla propria abitazione, ma sempre ed esclusivamente in solitudine, mentre il Ministro per le Politiche Giovanili e lo Sport, Vincenzo Spadafora ha annunciato che potrebbe essere dato il via libera agli allenamenti individuali degli atleti.

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I titolari delle numerose attività legate alla cura della persona e alla ristorazione dovranno probabilmente rassegnarsi ed attendere la “Fase Tre” per la loro riapertura, onde evitare un ennesimo picco di contagi legato all’inevitabile contatto stretto tra le persone in un luogo chiuso. Non a caso anche la Spagna, dopo aver riaperto alcune attività, ha deciso di mantenere la chiusura della maggior parte delle altre attività sino all’undici maggio. Se il numero dei contagi continuerà a diminuire sensibilmente nei prossimi giorni è probabile che la rete commerciale sarà ulteriormente aperta, ovviamente in modo estremamente graduale e partendo dalle Regioni che registreranno il minor numero di contagi. Le attività di ristorazione, che sono state le più colpite e quelle che ripartiranno più tardi, quando riapriranno i bar non potranno più servire al banco, mentre i ristoranti non potranno più usare tutti i coperti di cui dispongono dovendo garantire il distanziamento sociale tra i clienti. Sulla data di riapertura di palestre e cinema non c’è alcuna certezza, per le palestre occorrerà trovare un modus vivendi per consentire ai frequentatori di poter effettuare l’attività sportiva in completa sicurezza, molto probabilmente saranno favorite le lezioni individuali o per piccoli gruppi, mentre per la riapertura dei cinema c’è chi parla addirittura di gennaio 2021.

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Il Governo, ha dato via libera per la cura degli orti dando la possibilità di spostarsi da un comune all’altro e per la messa in ordine degli stabilimenti balneari anche se le spiagge restano interdette. Nel frattempo si stanno facendo ipotesi, alle volte alquanto bizzarre come la proposta del plexiglass, di come potrà essere l’estate al tempo del coronavirus con ingressi contingentati, lettini distanziati, con un massino di due persone ad ombrellone, pasti o drink da consumare rigorosamente sotto il proprio ombrellone prenotandoli dal proprio smartphone onde evitare che la gente vada al bar dello stabilimento balneare creando i tanto temuti assembramenti. Molti sono stati i Sindaci che hanno proposto di chiudere le spiagge libere non potendo garantire la giusta sorveglianza o di affidarle a gestori privati, scatenando così l’ira dei propri concittadini che hanno sottolineato come l’estate non può essere solo appannaggio di pochi che hanno la possibilità di pagare, quando il mare è un bene di tutti. Ci apprestiamo ad uscire dalle nostre case dovendo fare i conti con scenari inediti e che dovremo fare nostri in tempi brevissimi se vogliamo continuare a vivere una vita il più possibile sociale, economica, umana, ma che per molto tempo stenteremo a riconoscere come la vita, che sino allo scorso febbraio, avevamo vissuto.

Anna Di Fonzo

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