IL CAFFE’ PEDAGOGICO

“Niente compiti per legge”: il paradosso della scuola italiana

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Fiumi di inchiostro, fior fiore di scienziati, frotte di psicologi e pedagogisti che per anni si sono occupati dello scottante tema dei “compiti per le vacanze”.

La maggioranza degli studiosi si è spesso dichiarata contraria a questa pratica, da decenni consolidata nella scuola italiana.

Eppure, tranne qualche “dissidente”, la lista dei compiti assegnata per le vacanze, nelle scuole di ogni ordine e grado, è sempre lunghissima, così che accanto all’albero di Natale, addentando un pezzo di uovo di Pasqua o sotto l’ombrellone tra un tuffo e l’altro, i genitori esortino i propri figli a terminare quei benedetti compiti assegnati, spesso senza criterio.

Ma procediamo con ordine.

Fino a qualche tempo fa, l’assillo del docente era il programma ministeriale da terminare entro la fine dell’anno scolastico. Già a quei tempi, realizzare l’impresa risultava essere cosa non da poco.

A questa preoccupazione, da qualche anno, se ne è aggiunta un’altra che porta il nome di Argo e DidUP.

Per i non addetti ai lavori (pochi ormai, poiché anche i genitori sono coinvolti in questa “App – avventura”), non si tratta di due personaggi dei cartoni, ma del famoso (dovremmo definirlo famigerato?), registro elettronico.

Così la didattica, lungi dal diventare up, come evoca l’acronimo digitale, è sempre più down.

Il motivo? Basta entrare nelle classi ad ogni cambio di ora e osservare il docente in cattedra, alle prese con pc, smartphone, tablet e, soprattutto, con un Wi-Fi ben che vada lento e quasi mai funzionante.

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Il poveretto naviga nel portale e rischia di naufragare, sommerso dalle acque agitate della burocrazia.

Rimpiange il vecchio registro cartaceo, ormai superato e, quando da solo non ne viene a capo, richiede la consulenza dell’esperto di turno.

E così trascorre la prima mezz’ora.

L’orario scolastico è dimezzato e il programma non può essere svolto interamente.

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I compiti a casa servono quindi non a “recuperare” o a rinforzare e consolidare l’apprendimento, bensì a colmare le lacune di un insegnamento impoverito nelle forme, nei contenuti, ma soprattutto nel tempo.

Eppure le vacanze rappresentano un momento di relax per tutti: grandi e piccoli le attendono per rigenerarsi e i compiti assegnati costituiscono quasi una maledizione per genitori, figli e anche nonni.

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In loro soccorso interviene or dunque il Ministro della Pubblica istruzione, Marco Bussetti, il quale, con una provvidenziale circolare, esorterà gli insegnanti a non oberare di compiti gli alunni, consentendo loro di consolidare i legami con amici e familiari e, perché no, di giocare (anche alla play station!)...

Così, come per le vaccinazioni, sarà l’intervento del deus ex machina della politica a scegliere per noi e prendere decisioni importanti per i nostri figli.

Basterebbe un po’ di buon senso e i ministeri della Sanità e della Pubblica Istruzione potrebbero dedicarsi ad altre questioni. Invece devono specificare l’ovvio, rendendo obbligatorio per legge, quanto scienziati e studiosi di rilevanza mondiale da tempo (inutilmente) affermano.

Lucia D’Amore

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