ICONOGRAFIA DEL CANE (X^ PARTE)
Arte tra curiosità e misteri
Ho iniziato la serie di articoli sull’iconografia del cane con Cani che giocano a Poker, che fa parte di una serie sui cani umanizzati che si dedicano ai passatempi tipici degli uomini dell’epoca, del pittore americano Cassius Marcellus Coolidge (1844-1934). Questi dipinti sono famosi negli Stati Uniti e sono stati fonte di ispirazione per decenni nell’arte e nella cultura contemporanea… come vedete dall’immagine non giocano solo a poker ma anche a bigli
Cassius Marcellus Coolidge- Cani che giocano a bigliardo
Il Novecento è stato un secolo terribile e veloce come un lampo, due guerre mondiali, la Shoà, due boom economici, uno all’inizio e uno alla metà. I potenti anche se cattivi hanno i loro amati cani che restano a loro fedeli sino alla morte, come Blondi il pastore tedesco amato da Hitler più di qualsiasi altro essere vivente, che condividerà con lui l’ultima notte nel bunker di Berlino; mentre Winston Churchill, fu associato spesso a un Bulldog, non solo per l’aspetto massiccio e la faccia grossa, ma soprattutto per il grande amore che legava il Premier inglese, ai suoi numerosi cani e gatti tra cui anche i Bulldog.
Winston Churchill col cane Bulldog
Nel Novecento i ritratti solitamente sono effettuati con la macchina fotografica, che oggi ha il suo posto ben preciso nell’arte visiva, comunque gli artisti continuarono a usare il pennello, ma anche la carta, la stoffa e altre tecniche, il Novecento in campo artistico fu il secolo di ben due avanguardie, come nella rivoluzione scientifica, una all’inizio e una negli anni Cinquanta- Sessanta.
Giacomo Balla-Dinamismo di un cane al guinzaglio 1912- Buffalo, Albright-Knox Art Gallery
Giacomo Balla (1871,1958) un pittore torinese, scultore, scenografo e autore di paroliberi futuristici, cioè parole simboli, numeri uniti a caso, fu un esponente di spicco del Futurismo, movimento che era per l’abolizione del vecchiume passato per la modernità e la velocità, preferivano un’auto alla Venere di Milo, riprende un cane nero a passeggio cercando di evidenziare il movimento impercettibile agli occhi.
Otto Dix- Hugo Erfurth col cane - Museo Nacional Thyssen-Bornemisza- Madrid
Otto Dix (1891-1969) un pittore tedesco, esponente di spicco della Nuova oggettività, ovvero un po’ dadaista e con un po’ di Espressionismo, fu un impietoso interprete dei costumi dell’epoca. Riprende nelle sue opere spesso i cani, di piccola taglia a spasso con donne cittadine ed eleganti, alla maniera rinascimentale, realizza il ritratto di Hugo Erfurth, un suo amico fotografo, con un imponente cane, dalle lunghe orecchie dritte e la lingua penzolante.
Otto Dix, Il venditore di fiammiferi, 1920, olio e collage su tela
Sempre Otto Dix, ci ha lasciato una cruda immagine delle orrende conseguenze della guerra, un reduce della prima guerra mondiale, cieco e senza gambe, vende fiammiferi, dalla sua bocca escono parole che forse chiedono aiuto o almeno di acquistare una scatola, ma la folla distratta, passa veloce senza guardarlo, mentre un cane bassotto, alza la gamba urinandogli addosso, il massimo del disprezzo se anche un cane, lo umilia. Un urlo di dolore di Otto Dix, non ascoltato perché di lì a poco ci sarà la seconda guerra mondiale… le guerre non finiscono mai, non conta scrivere, poetare, dipingere, piangere, urlare e neanche pregare.
Carlo Carrà- Le figlie di Loth, 1919 -Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto
Carlo Carrà (1881-1966) un pittore che fu anche professore presso l’Accademia di Brera dal 1939 al 1951. Aderì prima al Futurismo e poi alla Metafisica, poi studiò i maestri toscani, come Giotto e Paolo Uccello, dando vita al Realismo Magico, ed è in queste vesti che realizza l’opera intitolata Le figlie di Loth in cui un cane rossiccio che porge una zampa è al centro dell’opera.
Pablo Picasso - Due acrobati con cane, 1905-Museum of Modern Art di New York
Picasso, nel periodo rosa che va dal 1905 al 1906, con qualche influsso del precedente periodo cosiddetto blu, il cui soggetto è sovente di ambito circense, realizza due saltimbanchi accompagnati da un affettuoso cane che si striscia sulle gambe del bambino. Uno dei due è vestito da Arlecchino, personaggio molto amato dall’artista che ritrarrà anche il figlio Paulo nel 1924 col costume della maschera bergamasca.
Antonio Ligabue- autoritratto con cane
Antonio Ligabue (1899-1965) un selvaggio, considerato un matto, venne espulso in manette dalla Svizzera, finendo a Gualtieri, un borgo vicino al fiume Po, un luogo al confine fra l’Emilia e la Lombardia. Riconosciuto, come il maggior esponente della pittura Naif italiana, riempie le sue tele di bestie feroci, assai improbabili per la piatta campagna di Gualtieri, ma dipinge anche animali domestici e si ritrae anche con un possente cane che sembra avere la sua stessa postura.
(continua)
Le puntate precedenti ai seguenti link:
https://internationalwebpost.org/contents/ICONOGRAFIA_DEL_CANE_(I%5E_PARTE)_26738.html#.YtTCs3ZByR8
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