Hacked Arias Vol. 2: il Duo Blanco Sinacori con Marco Betta

La musica di Vincenzo Bellini rivisitata da Alessandro Blanco e Giuseppe Sinacori, la formidabile coppia di chitarre gemelle nota in tutto il mondo

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«Posso vedere il perimetro della Sicilia come linea di canto tra mare e terra, una linea intensa, continua, non frastagliata ma vibrante in movimento continuo, dai canti dei carrettieri arrivando a Vincenzo Bellini, melodie sospese che fioriscono e generano rami, foglie, gemme, radici, eredità di suoni dalla quale sono nati due frammenti ritrovati, ripensati e ricomposti da una mia opera: Bellini ultime luci. Due frammenti a forma di arie come segmenti di un viaggio dedicato al Duo Blanco Sinacori per Almendra Music, linee di canto, variazioni e melodie sospese che rimbalzano nel labirinto di corde delle due chitarre. Il perimetro lascia intravedere la forma man mano che il disegno procede. Ah non credea mirarti, Son vergine vezzosa e Casta diva mi hanno dato luce per immaginare le mie Sono luci lontane e Nell’ombra che dilegua. Due arie notturne dedicate alle linee belliniane, piccole tracce d’oggi come graffiti, segni che vogliono essere un omaggio alla visione sonora del grande compositore». Così Marco Betta ha descritto il nuovo volume di Hacked Arias, che, dopo la prima uscita dedicata a Giacomo Puccini, si concentrerà questa volta sulla figura di Vincenzo Bellini.

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Dopo i dialoghi con Puccini della compositrice Valentina Casesa, facenti parte del precedente volume, completano questo nuovo Hacked Arias Vol. 2 due arie notturne di Marco Betta, in risposta a tre celeberrimi brani del compositore catanese (1801 – 1835), reinventato dalle chitarre gemelle di Alessandro Blanco e Giuseppe Sinacori.

È una scaletta importante quella di Hacked Arias Vol. 2, ancora una volta prodotto e pubblicato dal laboratorio artistico di Almendra Music, ormai punto di riferimento ineludibile per le connessioni tra modern-classical, colta contemporanea e popular music pensante e non convenzionale. Ah!, non credea mirarti (da La sonnambula del 1831), Son vergin vezzosa (da I puritani del 1835), infine Casta diva (dalla Norma, 1831) sono ricreate per due chitarre dalle partiture originali, e offerte all’ascoltatore attuale con eleganza, passione e misura, restituendo l’equilibrio tra classicismo e romanticismo, la cantabilità e lo slancio, tipici dell’operista siciliano.

Francesco Leccese

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