HONG KONG, LEGGE SULLA SICUREZZA: ECCO LA PRIMA CONDANNA

Il 24enne Tong Ying-kit sconterà 9 anni. Oltre 60 persone accusate in attesa di giudizio

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La nuova legge sulla sicurezza imposta da Pechino inizia la sua “corsa alla condanna”. Il cameriere 24enne Tong Ying-kit - che il 1° luglio dello scorso anno aveva sventolato una bandiera con la scritta “Liberate Hong Kong” a bordo della sua moto, scagliandosi contro un gruppo di forze dell’ordine - è stato condannato a 9 anni di detenzione. I reati contestati sono quelli di incitamento alla secessione e terrorismo.

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Il processo a Tong è stato “insolitamente” condotto in assenza di una giuria, in forte contrapposizione con una tradizione ormai consolidata ad Hong Kong. Il governo si è affrettato a giustificare la scelta facendo riferimento a misure di sicurezza personale in tutela dei giurati e delle loro famiglie.

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Il provvedimento ai danni del giovane manifestante non sarà l’unico, purtroppo. Ad essere perseguiti non sono solo i cittadini rimasti coinvolti in azioni violente, ma anche tutti coloro che esprimono opinioni politiche di contrasto al regime imposto dalla Repubblica Popolare Cinese, che considera ormai Hong Kong come una “colonia” su cui esercitare totale controllo. Una situazione lontana anni luce dal tanto millantato meccanismo ribattezzato “un Paese, due sistemi”, in nome del quale il 1° luglio 1997 Hong Kong tornò sotto la sovranità cinese. Ai tempi fu nominata “regione amministrativa speciale”, ma oggi, com’è ben evidente, ogni barlume di autonomia si spegne sotto la spinta di leggi liberticide. Esempio eclatante è il provvedimento ai danni della libertà di stampa, che ha determinato lo scorso 24 giugno la chiusura dell’Apple Daily, unica testata giornalistica indipendente di Hong Kong, il cui direttore, Jimmy Lai, si trova attualmente in carcere. Insieme a lui, più di 60 persone sono state accusate dal governo e sono in attesa di giudizio.

Alice My

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