HERBERT MARCUSE E I RAPPORTI TRA CAPITALISMO E TOTALITARISMO (Prima Parte)

L’opinione del filosofo

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L’adesione di Heidegger al nazismo segnò la fine dei rapporti personali di Marcuse con il suo primo maestro. Significativa è la risposta che, nell’ambito di un carteggio risalente al 1947-’48, egli diede all’autore di Essere e tempo, dopo che Heidegger aveva paragonato il genocidio ebraico perpetrato dai nazisti alla deportazione dei tedeschi dell’Est operata dagli Alleati:

cms_26612/HERBERT_MARCUSE.jpgCon questa affermazione Lei non si pone al di fuori della dimensione in cui, in generale, ogni conversazione è possibile – fuori dal Logos? Perché solo fuori della dimensione della «logica» è possibile spiegare, relativizzare, «comprendere» un crimine, affermando che gli altri hanno fatto la stessa cosa.

Ed ancora: com’è possibile mettere sullo stesso piano la tortura, la mutilazione, l’annichilimento di milioni di uomini, con il trasferimento forzato di gruppi di popolazione che non hanno sofferto nessuno di questi oltraggi (a parte forse casi molto eccezionali)”.

Affine alla linea di pensiero di Marcuse, l’Olocausto può essere visto come un raro, ma tuttavia significativo e affidabile, test delle possibilità occulte insite nella società moderna […] di fronte all’efficienza fattuale dei più celebrati prodotti della civiltà: la sua tecnologia, i suoi criteri razionali di scelta, la sua tendenza a subordinare pensiero e azione alla pragmatica economica ed efficientista. Il mondo hobbesiano dell’Olocausto […] è apparso sulla scena […] a bordo di un veicolo uscito da una fabbrica, cinto di armi che soltanto la tecnologia più avanzata è in grado di produrre, eseguendo un itinerario tracciato da organizzazioni gestite con criteri scientifici.

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La civiltà moderna non è stata la condizione sufficiente dell’Olocausto, ma ha rappresentato senza alcun dubbio la sua condizione necessaria, secondo l’interpretazione di Z. Bauman, in Modernità e Infine, affine alla linea di pensiero di Marcuse, secondo cui l’Olocausto può essere visto come un raro, ma tuttavia significativo e affidabile, test delle possibilità occulte insite nella società moderna […] di fronte all’efficienza fattuale dei più celebrati prodotti della civiltà: la sua tecnologia, i suoi criteri razionali di scelta, la sua tendenza a subordinare pensiero e azione alla pragmatica economica ed efficientista. Il mondo hobbesiano dell’Olocausto […] è apparso sulla scena […] a bordo di un veicolo uscito da una fabbrica, cinto di armi che soltanto la tecnologia più avanzata è in grado di produrre, eseguendo un itinerario tracciato da organizzazioni gestite con criteri scientifici. La civiltà moderna non è stata la condizione sufficiente dell’Olocausto, ma ha rappresentato senza alcun dubbio la sua condizione necessaria, è anche l’interpretazione di Z. Bauman, in Modernità e Olocausto, del 2002.

I CARATTERI DEL TOTALITARISMO

cms_26612/3.jpgDi fronte al dibattito attuale sui totalitarismi del XXI secolo, è utile riprendere il lavoro di Herbert Marcuse rispetto al totalitarismo del XX secolo come risposta aggressiva e modificazione del capitalismo ottocentesco.

Il lavoro di Marcuse va inserito nel più ampio dibattito, interno all’Istituto per la Ricerca Sociale, sulle nuove forme assunte dal capitalismo contemporaneo, un’interpretazione che scorge la genesi del nazismo nel passaggio dal capitalismo concorrenziale a quello monopolistico, nel quale industria, partito ed esercito, ossia la totalità della classe dirigente, risultano accomunati dagli stessi interessi, incarnati dal Führer.

Lo Stato nazionalsocialista emerge come la sovranità tripartita dell’industria, del partito e dell’esercito, che si dividono fra di loro quello che un tempo era il monopolio della forza legittima […]

I gruppi al potere non credono nelle ideologie e nel potere misterioso della razza, ma seguiranno il Führer fintantoché egli resterà il simbolo vivente dell’efficienza. (Stato e individuo sotto il nazionalsocialismo, in Davanti al nazismo).

cms_26612/4.jpgCome dimostra lo studio di Neumann in Behemoth, la classe dirigente dello Stato totalitario dispone di una specifica struttura multipla: il potere è diviso tra la grande industria, il partito e l’esercito, e tali forze si possono trovare in conflitto fra loro; tuttavia, ciò che le tiene insieme è il comune interesse alla sopravvivenza del regime, emblematicamente rappresentato dalla figura del Führer, che si pone quindi come figura mediatrice fra le forze sociali, e solo in conseguenza della sua funzione di “sovrano”, la sua autorità resterà inalterata solo fintantoché egli riuscirà a garantire il loro potere e il funzionamento dello Stato.

Marcuse cerca di operare una sintesi nel dibattito fra le diverse posizioni esistenti nell’Istituto, mosso dalla convinzione che lo Stato totalitario possa essere compreso e superato solo a partire dalla chiarificazione dei mutamenti sociali che, dall’età del laissez faire e passando attraverso le varie forme assunte dalla società industriale, ne hanno determinato l’avvento, definendo il totalitarismo secondo la sua prospettiva marxista.

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Il primo contributo di Marcuse allo studio del nazionalsocialismo è rappresentato dal saggio, concepito come commento al discorso tenuto da Adolf Hitler agli industriali di Düsseldorf nel 1934. In esso si sottolinea come le differenze fra liberalismo e Stato totalitario siano superficiali, nonostante il secondo si presenti come una contrapposizione al primo, entrambi condividono essenzialmente, la credenza nelle leggi naturali, la radicale opposizione al marxismo e la difesa del modo di produzione capitalistico.

Considerando le loro differenze come meramente funzionali alla transizione dal capitalismo competitivo, basato sull’impresa individuale, a quello monopolistico, che concentra il potere economico nelle mani di pochi grandi trust, si può dire che sia il liberalismo stesso a generare lo Stato totalitario ed autoritario, che ne è il perfezionamento in uno stadio avanzato di sviluppo. Lo Stato totalitario ed autoritario fornisce l’organizzazione e la teoria della società che corrispondono allo stadio monopolistico del capitalismo.

La concezione totalitaria dello Stato ha dato vita ad una forma di capitalismo meno competitiva e meno anarchica, ma ciò non comporta una rottura col passato liberale, poiché non risulta intaccata la precedente struttura economica, che viene anzi esaltata nella figura “eroica” del capitano d’industria: “La nuova concezione del mondo disprezza il «mercante» ed esalta il «geniale capitano d’industria»: così però maschera soltanto il fatto che essa lascia intatte le funzioni economiche del borghese […] Il pensiero carismatico- autoritario del capo è già prefigurato nella celebrazione del geniale capitano d’azienda, del boss «nato», compiuta dal liberalismo”. (La lotta contro il liberalismo nella concezione totalitaria dello Stato, in Cultura e società).

In Alcune implicazioni sociali della moderna tecnologia,il nazismo viene definito come una forma di “tecnocrazia” poiché in esso la ricerca del profitto è stata gradualmente sostituita da quella dell’efficienza tecnica:

Nella Germania nazista il regno del terrore non è sostenuto solo dalla forza bruta, estranea alla tecnologia, ma anche dall’ingegnosa manipolazione del potere insito nella tecnologia […] Questa tecnocrazia terroristica non si può

attribuire alle eccezionali esigenze dell’“economia di guerra”; quest’ultima non è che lo stato normale di quell’ordinamento nazionalsocialista del processo sociale ed economico, di cui la tecnologia rappresenta uno dei principali stimoli”. (in G. Marramao, Tecnologia e potere nelle società post-liberali).

cms_26612/6.jpgAnticipando le riflessioni de L’uomo a una dimensione, Marcuse distingue fra “tecnica”, l’apparato dell’industria, dei trasporti e delle comunicazioni, in sé neutrale, e “tecnologia”, un determinato modo di produzione.

La tecnologia è sempre una forma di organizzazione e perpetuazione (o trasformazione) dei rapporti sociali, una manifestazione del pensiero e degli schemi di comportamento prevalenti e uno strumento di controllo e di dominio.

La tecnologia, asservita al nazismo, rappresenta un esempio evidente delle modalità in cui un’economia altamente razionalizzata e meccanizzata e dotata della massima efficienza produttiva, può operare nell’interesse dell’oppressione totalitaria.

(Continua)

Gabriella Bianco

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