Giovani, social e alcol ovvero come rovinarsi la reputazione in un click

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La ribellione giovanile passa sempre più sui social. Se la gioventù bruciata rincorreva il mito di James Dean, delle scorribande a bordo di bolidi fiammanti per far colpo sulle ragazze oggi dare senso alle proprie azioni significa alterare sé stessi in atteggiamenti fuori luogo, pericolosi, devianti. Sempre più ragazzi e adolescenti vanno quindi alla ricerca di un cosiddetto sballo finalizzato però poi a essere veicolato dai social per testimoniare alla platea di amici e conoscenti uno stato mentale e fisico disastroso.

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Il fenomeno, noto come binge drinkers, riguarda una smodata assunzione di alcolici con l’unico obbiettivo di ottenere un’ubriacatura immediata e una conseguente perdita di controllo. Il binge drinkers è ormai considerato dalla comunità scientifica internazionale come un problema di salute che riguarda in particolar modo i giovani maschi alle prese con l’uscita dalla fase adolescenziale e per nulla consapevoli dei rischi sottesi a questo uso smodato del bere alcolici, come effetti nefasti sul sistema neurologico, cardiaco e gastrointestinale.

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Negli Stati U3niti dove il problema è ormai diventata una vera e propria patologia giovanile, il termine binge drinkers è usato per indicare l’assunzione di cinque o più superalcolici in una volta sola in modo tale che l’effetto sia immediato e catastrofico. Sono adolescenti, studenti e ragazzi in genere che cercano un’alterazione del proprio stato psico-fisico per sfuggire al disagio o solo per sciogliere i freni inibitori nei rapporti con il prossimo.

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Rispetto al passato il fenomeno non ha nessuna novità di rilievo se non per il fatto che questi bevitori usano contestualmente alle loro bravate i social per “pubblicizzare” i loro atti di cosiddetta ribellione. In un recente studio pubblicato sul Journal of Studies on Alcohol and Drugs si analizza il fenomeno del binge drinkers e lo si studia proprio in relazione ai social. Su 425 studenti monitorati dai ricercatori i ragazzi che si abbuffano d’alcol sono i più portati poi a utilizzare i social, riversandosi su Snapchat e Instagram in primis e, molto meno, su Facebook e Twitter. I problemi relativi al senso di baldoria immediata non sono solo legati all’immediato presente, ma anche al futuro di quelle che sono poi le reputazioni online dei ragazzi. Molti di essi, infatti, sono pronti per iscriversi presso qualche università americana o college britannico e al momento di presentare una candidatura le tracce lasciate in rete possono emergere e danneggiare le prospettive future.

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Gli adolescenti senza freni inibitori, alterati mentalmente dopo aver abusato di alcolici, stravolti nelle loro fattezze fisiche e psichiche, postano senza sosta e senza alcun discernimento razionale e minimo buonsenso, contenuti, foto e immagini a dir poco sconvenienti e compromettenti con potenziali danni per la loro reputazione online. L’effetto infatti è che spesso non si venga poi accettati né da un’università né da un’azienda, pronte a operare un preventivo casting online per verificare le reali attitudini di un potenziale candidato. Rovinare tutto per soddisfare una semplice mania da protagonismo sui social è un peccato veniale che meriterebbe di essere evitato per far sì che non vengano disseminate tracce imbarazzanti di una serata finita in baldoria foriera di una cattiva riuscita poi nel campo professionale. Ma questo monito ai nativi digitali sembra non essere troppo preso sul serio, se poi si finisce nel credere alle sole apparenze di una vita perennemente online.

Andrea Alessandrino

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