Giornata internazionale dei bambini vittime di aggressioni
Perché non ci siano più vittime innocenti
La data della celebrazione della giornata internazionale dei bambini vittime di aggressioni è stata fissata il 4 giugno di ogni anno. Nel 1982 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite riconobbe che i bambini di tutto il mondo avessero sofferto abusi fisici, emotivi e psicologici. Quest’organo ha pertanto manifestato la propria indignazione per tutti quei bambini innocenti, nei Paesi dove sono in corso i conflitti armati, vittime di aggressioni e di violenza di ogni genere. Non è un dato trascurabile il fatto che si siano compiute violazioni nei confronti dei bambini nelle zone di guerra. Qui i bambini vengono reclutati da milizie e sono costretti a combattere. Spesso subiscono violenze sessuali, vengono rapiti, perdono la vita in attacchi contro obiettivi sensibili quali scuole e ospedali.
Per l’occasione le scuole italiane di ogni ordine e grado hanno, anche quest’anno, cercato di dare ampia diffusione a tale ricorrenza avvalorando e ricordando la legge n.176 del 27 maggio 1991, che fa esplicito riferimento ai diritti dei bambini e delle bambine nel proprio territorio. Un esponente del Coordinamento Nazionale dei docenti dei Diritti umani ha dichiarato: “La violenza nei confronti dei minori è un fenomeno molto diffuso in tutti gli ambienti della società. La famiglia deve essere il luogo atto ad assicurare al minore protezione e un sano sviluppo psicofisico. La scuola deve privilegiare e diffondere il diritto alla vita, alla sopravvivenza e allo sviluppo. Compito prioritario sarà per lei informare i genitori delle possibili condizioni di rischio nei confronti delle violenze di qualsiasi genere”.
Bisogna diffondere pertanto in questi circuiti una cultura del dialogo che orienti all’apertura. A determinare gli abusi incidono dunque fattori familiari e di contesto, come l’essere parte di famiglie molto povere o vivere in Paesi caratterizzati da conflitti e guerre. Per adottare politiche contro gli abusi è necessario cogliere il punto di vista dei bambini, cercando di comprendere come essi percepiscano e vivano il problema e quali siano i loro bisogni e le barriere che incontrano nel contrastare la violenza. “La sfida che abbiamo di fronte - sostiene un responsabile di Telefono Azzurro - è, quindi, quella di radicare i temi dell’infanzia nella mentalità e nei comportamenti quotidiani, affinché essi possano diventare uno spazio di consapevolezza diffusa, oltre che un terreno avanzato e inedito di azione ed intervento”.
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