GOVERNO,MELONI HA GIURATO:"SERVIREMO L’ITALIA CON ORGOGLIO" - Stamani il passaggio della ’campanella’

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Governo Meloni in carica a tutti gli effetti. Si è svolta nel Salone delle Feste del Quirinale la cerimonia di giuramento della premier e dei ministri. La prima a giurare nelle mani del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è stata la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.

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In elegante tailleur nero e capelli sciolti, la presidente del Consiglio, ha recitato le parole di prammatica a memoria, senza guardare il testo.

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Si è quindi posizionata al fianco del capo dello Stato per il giuramento dei suoi ministri e tra i due sono frequenti sorrisi e scambi di battute.

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E’ stata quindi la volta di Antonio Tajani con una semi impercettibile incertezza e Matteo Salvini in modalità adrenalina. Tajani, da neo capo della diplomazia italiana, preferisce andare sul sicuro e legge, anche se rischia di sfuggirgli un avverbio, prontamente recuperato.

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Anche il titolare delle Infrastrutture, Matteo Salvini guarda il testo, almeno all’inizio, ma è al momento della firma che ’sbanda’: lascia la penna dorata quirinalizia, che rotola per un po’ in direzione Mattarella, per inforcare gli occhiali e, recuperata la penna, posizionare la firma nello spazio dedicato. Quindi, stretta di mano con il Capo dello Stato, e, con entrambe le mani, con Giorgia Meloni.

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La cerimonia è terminata intorno alle 10.30 ed è stata seguita dalla tradizionale foto di rito con Mattarella. Lo scatto nel Salone delle Feste, dopo che il rispetto delle norme legate all’emergenza Covid aveva costretto ad un trasloco nel Salone dei Corazzieri in occasione del giuramento del Governo di Mario Draghi. Il Capo dello Stato, la premier, Giorgia Meloni, i ministri e i loro familiari si sono quindi trasferiti per il brindisi nel Salone degli Specchi.

"Ecco la squadra di Governo che, con orgoglio e senso di responsabilità, servirà l’Italia. Adesso subito al lavoro", ha scritto su twitter la premier postando la foto scattata al Quirinale.

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cms_27987/2_1666493192.jpgStamani il passaggio della ’campanella’

La prima staffetta tra Dini e Prodi nel ’96, domani tocca a Draghi con Meloni.

I precedenti: dal ’gelo’ di Letta con Renzi al ’passaggio di testimone’ di Conte con se stesso

La ’cerimonia della campanella’ che formalizza il passaggio di consegne da un premier all’altro nasce 26 anni fa. Esattamente nel maggio del ’96, quando Romando Prodi, leader dell’Ulivo, subentrò al tecnico Lamberto Dini. Da allora ha segnato il cambio della guardia a palazzo Chigi. Anche domani mattina, alle 10.30, il rito si ripeterà, come nelle migliori delle tradizioni, nella sala dei Galeoni, tra Mario Draghi e Giorgia Meloni assicurando alla prima donna presidente del Consiglio le ’piene funzioni’.

cms_27987/1.jpgToccherà a un commesso consegnare su un apposito vassoio alla leader di via della Scrofa la campanellina dorata con la quale ’dirigerà’ le riunioni del Cdm nella sala del Mappamondo, a favore di telecamere, tra i flash dei fotografi presenti. Se la volta scorsa il passaggio di testimone tra Giuseppe Conte e Mario Draghi in tempo di Covid fu segnato dall’amuchina, giusto un anno prima, si creò un vero e proprio caso, perché si svolse con una formula più inedita del solito, visto che il premier Conte per il suo bis decise di non rinunciare allo scampanellio, succedendo a se stesso.

A memoria dei cronisti parlamentari, dal ’96, oltre al Conte bis, si contano solo due precedenti di un capo del governo che subentra a se stesso: Massimo D’Alema, che passò il testimone dal primo al suo secondo governo, nel ’99, e Silvio Berlusconi, nel passaggio dal bis al ter, nel 2005. In entrambi i casi, però, sembra che la campanella non sia stata mai ’suonata’. Almeno davanti ai media.

Altra curiosità legata all’insediamento del nuovo governo, fu il gelo dell’uscente Enrico Letta nei confronti di Matteo Renzi nel 2014. Allora Letta non attese, come è consuetudine, il neo premier ai piedi dello scalone d’onore ma nel suo studio. E con il viso quasi girato, pur di non incrociare lo sguardo dell’ex rottamatore, gli mise in mano la campanella con cui si dà inizio ai Consigli dei ministri. Tetro in volto, dopo una fugace stretta di mano finale a Renzi, Letta ignorò Graziano Delrio, lasciando al suo sottosegretario Filippo Patroni Griffi l’onere di accomiatarsi con un sorriso dalla Sala dei Galeoni.

L’unico precedente in termini di ’freddezza’ è datato 1987, quando Bettino Craxi non passò le consegne ad Amintore Fanfani. Ma in generale un sorriso, anche se tra i denti, e la stretta di mano un po’ forzata davanti ai fotografi, con la campanella in primo piano, faceva parte della prassi. L’avevano rispettata anche un amareggiato Berlusconi, quando dovette cedere all’ingresso di Mario Monti, e Prodi il giorno dell’arrivo di D’Alema alla presidenza del Consiglio.

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Palazzo Chigi

Domenica 23 Ottobre 2022 - h. 10,30

Redazione

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