GLI “OTTONI”

Luci ed ombre di una dinastia

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Gli imperatori Ottoni, amarono Ravenna, perché la città bizantina, era una chiave d’accesso, sia per l’Oriente che per i rapporti fra Impero e Papato, inoltre a Ravenna stava nascendo un rinnovamento spirituale grazie a personaggi come San Romualdo e il successivo San Pier Damiani.

Gli Ottoni edificarono a Ravenna le loro dimore: l’Aula Regia nella zona di San Lorenzo in Cesarea e il Palazzo presso San Severo a Classe, dove soggiornavano spesso. Edifici di cui non resta traccia, rimangono dell’arte ottoniana, le cripte di alcune chiese, come quella di San Francesco, i campanili cilindrici, come quello di Sant’Apollinare Nuovo, e le pievi del territorio circostante.

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La cripta sommersa X secolo - Basilica di san Francesco- Ravenna

Nel 966, Ottone I restituì Ravenna e l’Esarcato al Pontefice che a sua volta li concesse all’imperatrice Adelaide: da quel momento Ravenna fu la capitale effettiva del regno. Adelaide è venerata come Santa per “l’instancabile pietà verso i poveri e la generosità nell’onorare le chiese di Dio”. Ancora fanciulla, andò in sposa a Lotario II re d’Italia, ma dopo pochi anni Lotario morì avvelenato. Berengario II, la volle come sposa per il figlio per ottenere la corona. Adelaide non volle accettare, per cui Berengario la imprigionò in un suo castello a Garda da cui ella riuscì a fuggire, rifugiandosi nella rocca di Canossa e chiedendo poi soccorso a Ottone I, re del Sacro Romano Impero, che calò in Italia, sconfisse Berengario convolando a nozze con Adelaide.

Tutt’ora si raccontano leggende che intrecciano Sirmione, il Garda, le grotte di Catullo e Adelaide, mentre Giosuè Carducci nelle “Odi barbare” così poeta… Garda là in fondo solleva la ròcca sua fósca/sovra lo specchio liquido,/cantando una saga d’antiche citta di sepolte/e di regine barbare… Il matrimonio avvenne nel 951. Ottone I portò avanti un programma politico orientato alla rinascita dell’impero carolingio, di “Renovatio Imperii”, un ideale che aveva come intento quello dell’autorità imperiale in armonia con la spiritualità religiosa. Alla sua morte, nel 973, eredita l’Impero il figlio Ottone II, il quale nel 972 aveva sposato a Roma la principessa bizantina, non porfirogenita, Teofano. La dote di Teofano consisteva in diverse centinaia di carri di madreperla, ebano, pietre preziose, oro, argento, bronzo, ma soprattutto comprendeva i territori bizantini della Puglia e della Calabria.

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Ottone II e la moglie Teofano incoronati da Cristo- Museo di Cluny- Parigi

Il cronista benedettino Alpert di Metz descrive Teofano come una donna sgradevole, certo è che gli aristocratici bizantini erano molto raffinati, mentre i reali germani erano un tantino ‘rustici’ e si stupirono molto per il fatto che faceva il bagno una volta al giorno, indossava abiti di lusso e si incoronava di gioielli, soprattutto “… lei non toccava cibo con le mani, prima i suoi eunuchi le tagliavano il cibo in piccoli pezzetti, poi Teofano delicatamente li portava alla bocca con una doppia punta d’oro, invece di usare le mani come era la norma”, ovvero usava una forchetta. Adelaide forse non aveva il bon ton di Teofano ma era una donna molto istruita e parlava quattro lingue. L’imperatore bizantino non onorò il contratto matrimoniale, la dote in parte non arrivò, sia stato questo, l’eccessiva raffinatezza della bizantina o il fatto che Adelaide fosse la fidata consigliera del figlio, sorsero forti contrasti fra suocera e nuora, soprattutto dal 973, quando alla morte del padre salì al trono Ottone II. Nel 980 con la nascita dell’erede, Ottone II organizzò a Ravenna una solenne cerimonia di riconciliazione tra la propria moglie Teofano e la madre Adelaide. Purtroppo Ottone II si imbarcò in una sfortunata impresa militare per la conquista delle terre del Sud, morendo improvvisamente a 28 anni, forse per malaria. Al trono salì all’età di appena tre anni, Ottone III . Furono Teofano e Adelaide, riappacificate per “politica”, che ressero il governo dell’Impero, poi alla morte della prima, avvenuta a 35 anni, e sino alla maggiore età del nipote, fu la sola Adelaide che si occupò del governo dell’impero.

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Riconciliazione di Ottone II con Adelaide- Francesco Hayez- Musei Civici- Pavia

Ottone III nonostante abbia regnato pochi anni è considerato una delle personalità più carismatiche del Medioevo, chiamato “Mirabilia Mundi” (Meraviglia del Mondo). Ottone III, impose sull’importante cattedra vescovile di Ravenna, poi sul soglio pontificio Gerberto di Aurillac, uno degli uomini più colti del tempo, che assunse il nome di Silvestro II. La scelta del nome pontificale rifletteva la politica di recupero imperiale di Ottone III, essendo Silvestro I il papa che aveva affiancato Costantino. Il Papa sarà il miglior alleato di Ottone III e non sceglierà autonomamente la nomina dei suoi vescovi che era l’attrito peggiore fra Chiesa e Impero. Ottone III e Silvestro II saranno gli artefici della cristianizzazione dei popoli slavi, del popolo polacco, fedele alla Chiesa nei secoli.

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Sant’Adelaide imperatrice- Vetrata della chiesa di Saint-Denis- Toury

Uno degli interlocutori privilegiati dell’imperatore, fu il Santo Romualdo da Ravenna, fondatore dell’ordine camaldolense, ascetico e austero riformatore dei costumi della Chiesa, fu il suo ultimo confessore e consigliere, a cui promise di farsi un giorno monaco. Ottone III crebbe tra gli eserciti, lo studio delle lingue e la preghiera, geniale un po’ folle, non esitò di andare, pellegrino in Polonia, a piedi nudi, sulla tomba di Adalberto, Santo evangelizzatore delle terre pagane della Prussia. Ad Aquisgrana fece esumare il corpo di Carlo Magno, trattenendosi in meditazione davanti alle sue spoglie, asportando il mantello e la croce pettorale che indosserà fino alla morte. Nel 1002, Ottone III muore a soli 22 anni, mentre da Ravenna si stava dirigendo alla volta di Roma, per febbre malarica, che avrebbe contratto nelle malsane paludi di Ravenna.

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Ottone III assiso in trono- Miniatura di 5un Evangeliario- X secolo

Mentre I suoi soldati lo rivestivano del mantello di porpora, fissandolo sul cavallo, in modo che potesse attraversare il suo regno come se fosse ancora vivo, scortandolo poi ad Aquisgrana, per la sepoltura accanto a Carlo Magno, la principessa bizantina Zoe, questa volta porfirogenita (ovvero ‘nata nella porpora’ e quindi destinata a regnare) sua promessa sposa, veleggiava verso l’Italia. Zoe fu costretta a far ritorno a Costantinopoli, mentre l’utopia della riunificazione, delle due parti dell’Impero, svaniva.

Paola Tassinari

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