GIAMPIERO ABATE: DALL’IPERREALISMO ALL’ULTRAREALE

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Con Giampiero Abate entriamo nel mondo di un’arte un po’ particolare, quella metafisica e iperrealista ma scopriamo anche che questo artista ci riserva non poche sorprese.

Pittore autodidatta, la sua passione nasce quando era bambino: “Sono quelle cose che ti porti dentro a livello genetico”, sostiene.

Alla passione infantile per il disegno si aggiunge, intorno ai vent’anni, quella per la grafica pubblicitaria, in particolare per l’illustrazione. A un certo punto della sua ricerca, scopre lo strumento che darà una svolta a tutto: l’aerografo.

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Giampiero Abate in una simpaticissima posa

È il 1990 quando Giampiero acquista il suo primo aerografo - che conserva ancora - con il quale inizia a sperimentare. Allora non c’erano corsi, né tantomeno tutorial su YouTube: doveva arrangiarsi da solo e guai a chiedere consigli a quelli del mestiere, gelosi com’erano del loro “segreti” professionali. Inizia, quindi, a fare esperienza nel mondo dei custom, sperimentando tecniche e stili.

Cinque anni fa circa, insieme alla moglie ha aperto una scuola di pittura nel centro di Roma: si chiude un cerchio - quello dell’aerografia - e se ne apre uno più tradizionale, quello della pittura su tela e altre superfici. Con qualche grossa sorpresa, come vedremo a breve.

La prima volta che vidi le sue opere, rimasi sbalordita: i dettagli anatomici, le prospettive azzardate testimoniano una padronanza fuori dal comune, molto avanzata per un autodidatta. “Mi piace molto il dinamismo, la figura in movimento - racconta - tanto che se non avessi fatto il pittore sarei sicuramente diventato fumettista. Alla maniera americana però, con tutte quelle esasperazioni di prospettive e movimenti. Il fatto, poi, di aver aperto la scuola di pittura, mi ha permesso di approfondire lo studio dell’anatomia con i modelli dal vero. Una grande scuola per me stesso, prima che per i miei studenti”.

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“Congiunzione Temporale” - acrilico e aerografo su tavola PVC, cm 150x100, 2019 by Giampiero Abate (collezione permanente del Museo Etrusco di Villa Giulia - Roma)

La grande sorpresa di Giampiero Abate è l’utilizzo di software 3D per creare soggetti “umanoidi” in ambientazioni realistiche. “Questo è l’approdo della mia ricerca artistica figurativa: una contaminazione tra irreale e naturale in un mondo Ultrareale, che porta all’arricchimento della percezione sensoriale della pittura. Dalla Realtà Aumentata, al Video Render, dalla stampa 3D con materiali biologici al Video Mapping”. Così si esprime l’artista, descrivendo sé stesso nel suo Statement.

“Mi piace lavorare con l’informatica e la tecnologia, sono l’altra mia passione - confida. Ritengo che la pittura debba uscire un po’ fuori dai canoni tradizionali: oltre che vederla, vorrei sentirla, palparla. Insomma, l’arte deve coinvolgere a 360°. Tutto questo oggi è possibile grazie a queste nuove tecnologie”.

Ricordo, in breve, cosa si intende per realtà aumentata (AR) e realtà virtuale (VR).

Vengono spesso confuse per la loro capacità di creare un collegamento tra il mondo fisico e quello digitale ma sono molti gli elementi che li differenziano.

Per Realtà Aumentata si intende una versione “aumentata” della realtà, grazie all’uso uno smartphone o di un tablet che aggiungono informazioni digitali sovrapponendole all’ambiente reale.
La Realtà Virtuale, invece, è un ambiente digitale che sostituisce completamente il mondo reale. Ciò avviene grazie a dei visori - i famosi “occhialoni” - che, una volta indossati, ci isolano dal mondo esterno trasportandoci “altrove”.

Ecco che, con qualche dipinto, Giampiero Abate inizia a fare questi inserimenti di Realtà Aumentata che permettono di esplorare il quadro stesso.

Sul suo sito, nella sezione “Ultrareale”, c’è anche la descrizione su come fare per poterlo vedere.

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“Omaggio all’Impossibile” - acrilico su tela, cm 50x70, 2018 by Giampiero Abate. L’opera è un’analisi del rapporto tra il genere umano e l’inganno dell’illusione ottica.

A questo punto, la domanda da un milione di dollari: un pittore può vivere della sua arte? Perché, nella vita, non bisogna farsi soltanto le domande metafisiche ma anche quelle pratiche.

“Sì, di arte ci si campa - afferma. Certo, non è un percorso facile perché è pur sempre un’attività da libero professionista ma se ci si dà da fare, si può raggiungere l’obiettivo. Il mio consiglio è quello di avere un buon profilo, le idee chiare e sapersi anche un po’ vendere. Bisogna lavorare molto e sapersi muovere sul web: ormai è quello il canale.”

Un consiglio che do spesso anch’io agli artisti che mi contattano. Non è raro, infatti, che mi senta dire: “Lavoro molto e mi dicono che sono anche bravo, eppure non vendo”. Allora chiedo: come sei messo con i Social? “Ah, per carità, quelle cose lì non mi interessano e comunque non ci sono portato!”

Ebbene, tu potresti anche essere il più bravo artista del mondo ma se nessuno sa che esisti, difficilmente ti verrà cercare. Che lo vogliamo o no, i Social sono un canale da non sottovalutare.

Giampiero Abate ci tiene molto anche a condividere la propria esperienza di “lancio” nel mondo dell’arte, affinché gli artisti emergenti possano trarne ispirazione. “Dico sempre che, se da una parte bisogna avere fortuna, dall’altra bisogna anche andargli un po’ incontro - afferma. Agli inizi bisogna fare la gavetta - una gavetta che non finisce mai perché si impara sempre - e partecipare a tutti quegli eventi che prevedono un contributo economico. Parliamoci chiaro: questo è un mondo un po’ carognoso perché c’è chi ci lavora con coscienza e onestamente e chi fa esattamente l’opposto. Il mio consiglio è di selezionare, per quanto possibile, ma alla fine è con l’esperienza e qualche cantonata che si impara a discernere. Ci sono poi i concorsi d’arte: anche lì c’è da stare un po’ in campana ma ce ne sono di ottimi.” In buona sostanza, aiutati che Dio ti aiuta.

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“E Pur Si Muove” - acrilico su tela, cm 120x150, 2020 by Giampiero Abate. Un viaggio nella ricerca degli uomini e delle donne che hanno segnato la storia della ricerca scientifica e dell’arte.

Oltre ai Social, al Sito e alla partecipazione ad eventi e concorsi, è molto importante strutturare uno Statement, ovvero un profilo che non sia quello biografico ma che racconti di sé e del proprio modo di operare.

Nel mondo dell’arte si parla di Artist Statement, un termine entrato in voga negli Stai Uniti già negli anni ’90 ma ancora sottovalutato in Italia. Personalmente lo consiglio da sempre e ne redigo io stessa per gli artisti che non hanno dimestichezza con la penna o hanno difficoltà a mettere i propri pensieri sulla carta.

Giampiero Abate così parla di se stesso: “Le mie opere richiamano le mie passioni per la fisica, per l’astronomia, la filosofia e l’esoterismo, per indagare sul ruolo dell’Uomo con l’Universo e con la Natura, per indurre alla consapevolezza che è necessario cambiare la posizione dell’uomo da “Tolemaica” a “Copernicana”.” Nel suo Statement, l’artista si mette a nudo e racconta il suo ambiziosissimo progetto, nonché le motivazioni che lo spingono.

Tante sono le letture delle opere di Giampiero Abate, quanti sono i suoi interessi. Ma tutto ciò scaturisce da un percorso interiore che si traduce, poi, in forme e simboli.

Ognuno ha la propria strada, l’importante è farsi delle domande e trovare le risposte. Perché l’arte è anche questo: un luogo metafisico in cui prendono forma pensieri ed emozioni che ci rivelano a noi stessi.

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L’intervista che segue è stata realizzata da “Tavoli HeArt” per la Social TV della storica Libreria Bocca di Milano, all’interno della splendida cornice di Galleria Vittorio Emanuele II.

La Libreria Bocca dal 1775 è locale Storico d’Italia con il patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali.

L’articolo è pubblicato su “International Web Post” che, nella persona del suo fondatore e direttore Attilio Miani, si fa portavoce della partnership tra un magazine di informazione internazionale e una libreria storica unica nel suo genere.

#socialtvlbocca

Dove trovare Giampiero Abate:

https://www.giampieroabate.it/

https://www.instagram.com/giampieroabate/

Simona HeArt

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