GAME OVER

PARIS FASHION WEEK

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Tocca a Parigi l’onore e l’onere di rimarcare o decretare, in modo definitivo, le tendenze per la moda che ci toccherà indossare la prossima primavera estate 2017. Voglio subito mettere le carte in tavola: Parigi non è stata in grado di eguagliare Milano, le aspettative erano, certamente alte, ma non impossibili da mantenere. Ma la moda parigina si riconferma snob, poco attenta alle esigenze delle consumatrici e poco vendibile a detta dei moltissimi buyers presenti alle sfilate. Dopo essermi sciroppata tutte, ma proprio tutte, le sfilate in calendario ho deciso di raccontarvi solo quei brand, pochi per la verità, che hanno solleticato la fashionista che è in me, che hanno realmente hanno fatto mandato in passerella la moda con la emme maiuscola e non solo provocazione, capi improponibili o glamour dichiaratamente di élite.

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La prima giornata prevedeva in calendario dodici sfilate, undici ve le risparmio, ma di Saint Laurent voglio proprio parlarvi. La collezione estate 2017 segna una nuova era per la storica maison francese che parte dal designer Anthony Vaccarello che riporta il celebre logo alle dimensioni originali, abbandonando il pensiero minimalista di Slimane che aveva ridotto il logo quasi rendendolo invisibile soprattutto sulle ambite borse. La rinascita viene sancita anche dalla location scelta per la sfilata: un enorme cantiere nel centro della città dove sorgerà il nuovo quartier generale della maison. L’intera collezione prende a piene mani dagli anni ottanta, è un trionfo di trasparenze, pelle nera e vernice, lo stilista ripropone la donna aggressiva e sexy di quegli anni. I volumi sono volutamente esagerati, ogni capo è oversize (trend assoluto della scorsa e di questa stagione e che ritroveremo prepotente anche la prossima estate, parola d’ordine per ogni fashionista è: over, sempre e comunque!).

Il secondo giorno lo saltiamo a piè pari che è meglio e inizia a sorgere in me il panico e un’angosciante sospetto: sarà mica tramontata l’allure che circondava la settimana della moda parigina? A farmi tornare il sorriso e un po’ di speranza ci pensano le sfilate di Chloè e Balmain, entrambe, come in un curioso scherzo del destino, condensate in una sola giornata, la terza, ed entrambi brand francesi. Io l’ho interpretato come una risposta piccata di Parigi verso una fashionista di poca fede!

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La sfilata di Chloè è un inno alla femminilità, l’intera collezione ha un unico diktat: fluidità, la donna Chloè, per la prossima estate, indosserà bellissimi abiti plissè, morbidi pantaloni in stile harem, camicie over. La passerella ti restituisce una donna moderna, eterna viaggiatrice, ma che non dimentica di mostrare la propria femminilità.

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Anche Balmain cambia carreggiata abbandonando la visione di donna super sexy, vengono spazzati via gli abiti che sembrano una seconda pelle, banditi gli opulenti ricami tanto cari alla maison, dalle sue ceneri, come un’araba fenice, la nuova donna Balmain, sceglie abiti dalle linee fluide, tessuti puliti e privi di ogni ricamo o decoro, unica concessione sexy, che il giovane designer Olivier Rousteing, concede alle sue donne sono gli strategici cut-outs che, con sapienza sartoriale, “bucano” tops e pantaloni.

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Finalmente arriva venerdì che porta in dono l’attesissima sfilata di Dior, la prima disegnata da una donna, la stilista italiana Maria Grazia Chiuri. La stessa designer ha definito la sua collezione una celebrazione alle donne di oggi che chiedono un guardaroba non femminile, ma femminista. La donna Dior supera i classici stereotipi uomo-donna o sartoriale-sport, tutto è mixato e per superare la barriera uomo-donna cosa c’è di meglio che lo sport? E uno su tutti: la scherma. Sulla passerella di Dior sfilano eleganti schermitrici con pettorine imbottite, lacci o con elastici ben in mostra. Tutto reso ancora più onirico dall’uso, quasi esclusivo, del color bianco, perché, come afferma la stessa stilista, la moda non è altro che un sogno trasformato in realtà.

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La risposta a Dior arriva, il giorno seguente, da Valentino, Pierpaolo Piccioli firma la sua prima collezione “in solitaria”, orfano proprio di Maria Grazia Chiuri passata alla maison francese. Lo stilista definisce la sua donna, una donna che viaggia nel tempo, ha creato per l’occasione otto nuove stampe che spaziano, per disegni e colori, dal quattrocento sino alla nostra era digitale. Unico gancio al “vecchio” stile Valentino è la femminilità che viene enfatizzata da silhouette rese affusolate grazie ad abiti lunghissimi che sembrano danzare ad ogni incedere del passo, bellissime le lunghe gonne con stampe foulard. Credo che Pierpaolo Piccioli abbia fatto un ottimo lavoro, l’assenza della sua collega non ha compromesso la qualità e l’originalità della collezione, anzi ritengo che lo stilista abbia portato nuova linfa alla maison e tanti buoni e nuovi motivi per acquistare un capo firmato Valentino…portafoglio permettendo!

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Stesso lavoro di epurazione di Olivier Rousteing per Balman viene eseguito da Riccardo Tisci per Givenchy, sparisce ogni elemento eccessivo o cupo dalla collezione che invece ci rimanda un’immagine di donna Givenchy che, inaspettatamente, ama le ruches, i ricami, le frange, i bagliori.

Il lunedì mi rendo conto di una verità incontrovertibile: siamo a Parigi, settimana fashion, che dovrebbe celebrare la grandeur della moda d’oltralpe, ma a vincere è il gusto e la maestria italiana. Ho amato la collezione Saint Laurent disegnata da un italiano (Anthony Vaccarello), mi ha stuzzicato Dior (designer sempre italiano Maria Grazia Chiuri), ho apprezzato la pulizia di Givenchy (designer italiano Riccardo Tisci) e mi sono perdutamente innamorata degli abiti di Valentino, disegnati, manco a dirlo, da un italianissimo (Pierpaolo Piccioli). E non finisce qui perché c’è ancora tanta roba e tutta italiana ancora da scoprire come la sfilata di Gianbattista Valli (che ha disegnato anche la collezione estate 2016 per Moncler) e la collezione primavera-estate 2017, per la prima volta presentata a Parigi, di Emporio Armani, non mi resta che dire: vive l’Italie!...mi sarò fatta contagiare dallo sciovinismo dei nostri cugini d’oltralpe?

Re Giorgio in via eccezionale, ha tenuto a ribadire, ha presentato la sua linea giovane a Parigi in occasione della riapertura del negozio e del caffè Emporio Armani in Boulevard St. Germain, una superficie di 1.460 metri sapientemente distribuita su quattro piani.

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La linea Emporio Armani è la più venduta in Asia, la sua cliente tipo ha tra i venticinque e trentacinque anni, ma come ama ripetere lo stilista: “se una donna è giovane di testa può vestire Emporio anche a sessant’anni e oltre”. Infatti la sua collezione estate 2017 esprime a pieno la gioia e la leggerezza di vivere tipica della giovane età, è una ragazza che vuole essere trendy senza scandalizzare nessuno, caratteristica che identifica al meglio la donna che veste Armani. Se per la sua linea principale presentata a Milano non ha raccolto i miei favori, per Emporio ha fatto un lavoro di ricerca e designer perfetti. Guardando la sfilata è impossibile staccare gli occhi, consapevole di non poter fare a meno di ogni singolo capo, soprattutto delle bellissime scarpe che in questa collezione hanno finalmente anche i tacchi alti.

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Lo stilista Giambattista Valli fa ruotare l’intera collezione intorno al capo femminile per eccellenza: il reggiseno in pizzo. Fa capolino dalle giacche dal taglio maschile, oppure è portato sopra abiti o camicie e come se non bastasse, la donna Valli abbonda in trasparenze e maxi gioielli, forse un total outfit può risultare too much, ma somministrato a piccole dosi può dare quella verve maliziosa che ogni donna cerca.

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Il penultimo giorno della settimana parigina è d’obbligo dedicarlo interamente alla maison che più incarna la Francia e la sua moda: signore e signori ecco a voi Chanel e la sua versione 3.0 della donna. La location scelta per la sfilata riproduce in tutto e per tutto un laboratorio elettronico per archiviazione dati percorso da fili colorati e ad aprire la sfilata ci pensano due robot che indossano il mitico tailleur tanto caro a Madame Coco. Bisogna dare atto allo stilista Karl Lagerfeld di essere riuscito a sdoganare la maison dal cliché “signora per bene”, conquistando il favore di più generazioni. Oggi non è raro vedere per strada ragazzine che indossano un capo o un accessorio griffato Chanel, gli iconici tailleur in tweed diventano colorati, over, da scomporre e portare con un ripped jeans. Di fatto la collezione strizza l’occhio agli anni novanta e al mondo del rap, ma catapultandolo in un futuro prossimo come ci ricordano i tanti originali accessori: uno su tutti la borsa a forma di robot.

L’ultima giornata di fashion week parigina è equamente divisa tra Francia e Italia, apre le danze la sfilata di Louis Vuitton e spegne i riflettori su Parigi la sfilata di Miu Miu.

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Lo stilista Nicolas Ghesquiere per la presentazione della collezione estate 2017 di Louis Vuitton sceglie la nuova boutique di Place Vendome come passerella per le sue modelle che indossano abiti lunghi e fluidi, giacche over, gonne a tubo e non disdegnano la seduzione del pizzo. Il lusso è dato dai tessuti, l’eleganza è data dai sapienti tagli asimmetrici e dai drappeggi che percorrono gli abiti. E’ un’eleganza sussurrata, ma non per questo passa inosservata.

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La stilista Miuccia Prada per la sua linea giovane fa il verso alla signora borghese, rivisitando il suo guardaroba con ironia. La figlia Miu Miu gioca con i capi Prada della mamma indossando le culotte ben in vista sotto gonne annodate, i cappotti in spugna da annodare in vita ricordano tanto l’accappatoio della mamma, da indossare con ciabatte flat e cuffia per la doccia con fiori applicati, il tutto portato con molto glamour…si spera.

Al termine di questo tour de force della moda che ha attraversato New York, Londra, Milano ed infine Parigi, il mondo della moda prende fiato, ricarica le batterie in vista delle prossime fashion week che si terranno a partire da gennaio per mostrarci quale donna saremo nel prossimo autunno-inverno 2018, perché la moda si ferma, ma quando riprende il suo cammino corre veloce verso un futuro che ancora non sappiamo di volere, ma che presto impareremo ad amare. Parola di fashion victim.

T. Velvet

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