FRANCO LEONI LAUTIZI

Marzabotto 29 settembre-5 ottobre 1944

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cms_27753/0.jpg«Ciao Eugenio, sono Franco, uno dei pochi sopravvissuti alla strage di Marzabotto. Non voglio commentare il tuo gesto, questo lo lascio ai giornali e alla politica. Ti invito solo ad incontrarmi, a quattro occhi, senza riflettori. Ti racconterò quello che è avvenuto in quei tragici giorni dal 29 settembre al 5 ottobre 1944. Una barbarie inimmaginabile per un ragazzo della tua età che, fortunatamente, non ha conosciuto la guerra. Sono passati più di settanta anni dall’eccidio, ma ancora oggi l’incubo di quella ferocia mi accompagna ogni giorno. Ascolta la mia storia. Se solo riuscirò a far breccia nel tuo cuore e a condurti ad un vero pentimento, allora avrò fatto molto e il sacrificio di tante persone innocenti sarà servito a qualcosa. Dalle macerie della tragedia di Marzabotto ho imparato una cosa importante: il Perdono».

Con queste parole, Franco Leoni Lautizi scriveva al giovane calciatore che nel 2017, durante una partita a Marzabotto, aveva fatto il saluto romano per esultare dopo un gol, mostrando poi sulla maglietta simboli della repubblica di Salò.

Lautizi era un sopravvissuto dell’eccidio di Marzabotto. E se era sopravvissuto, era solo perché la mamma, incinta, gli fece scudo con il suo corpo e lui si salvò restando nascosto per ore sotto il suo cadavere.

cms_27753/1.jpgA Marzabotto furono uccise 770 persone, tra cui 216 bambini. Uno dei più terribili crimini della Seconda guerra mondiale compiuto da truppe tedesche guidate da repubblichini italiani.

Però Franco Leoni Lautizi non si lasciò sopraffare dall’odio, ma al contrario, comprese l’importanza del perdono per riconciliarsi con il suo passato dolorosissimo.

E proprio per questo ha portato la sua storia nelle scuole, per testimoniare il valore universale della pace e far conoscere alle nuove generazioni gli orrori della guerra.

Perché le nuove generazioni, purtroppo, certe cose non le sanno.

Lo stesso calciatore che poi ha accolto l’invito di Lautizi, ha dichiarato di non avere idea di quanto accaduto a Marzabotto, e quindi non aveva capito la gravità del suo gesto.

Lautizi poteva indignarsi e arrabbiarsi, e invece ha scelto il dialogo, perché era più utile rieducare un ragazzo ignorante che punirlo.

Chissà, probabilmente le parole di Franco Leoni Lautizi avranno fatto breccia nel cuore del giocatore (che è stato poi squalificato per otto mesi dal tribunale federale territoriale).

Ma quanti altri ragazzi rincorrono quei simboli di morte e violenza, senza nemmeno sapere quali orrori rappresentano?

Franco Leoni Lautizi purtroppo oggi non c’è più, è morto nell’aprile 2021, ma fino all’ultimo ha continuato ad andare nelle scuole a raccontare, perché sapeva benissimo che dimenticare il passato ci condanna a riviverlo.

Perché parlare anche oggi della strage di Marzabotto?

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Perché oggi è il 5 ottobre, e sarebbe bello, giusto e doveroso che chi oggi è chiamato a guidare il nostro paese avesse il coraggio di ricordarlo, rendere omaggio alle vittime e dimostrare di non avere nulla a che vedere con certi ambienti che invece ostentano ancora nostalgia verso gli anni più atroci della nostra storia.

(La storia di Franco Leoni Lautizi non può e non deve essere dimenticata, ma deve essere raccontata soprattutto ai più giovani, ad esempio con il libro che lo stesso Lautizi ha scritto insieme a Daniele Susini, “Ti racconto Marzabotto, storia di un bambino che è sopravvissuto”, 2022, o anche con le parole di Andrea Franzoso nel libro “Viva la Costituzione”, 2020)

La Farfalla della gentilezza(Valentina M. Donini)

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