FORZA AZZURRI, RIALZATEVI E RIPARTITE!

Nonostante la difesa dimezzata e l’uomo in meno, ha dimostrato carattere e compattezza

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Con i se e con i ma non si fa la storia, tantomeno la cronaca di una partita di rugby che puoi dire conclusa solo dopo gli 80 minuti di gioco. Ma dopo il match con gli Springboks, condizionato dai troppi episodi negativi per gli azzurri, verrebbe facile criticare sparando a zero sul capro espiatorio di una sconfitta che poteva essere, forse, evitata con una tattica diversa e qualche errore in meno. Stiano tranquilli i tifosi, però, perché del triennio O’Shea questo è davvero l’unico match da prendere seriamente in considerazione riguardo a determinazione, concentrazione e bel gioco. Proprio così! L’Italia ha giocato bene anche quando si è ritrovata con i piloni di destra fuori per infortunio e un uomo in meno. Oltre tutto davanti a Parisse e compagni c’era schierata la nazionale vincitrice dell’ultimo Quattro Nazioni. Eppure, nonostante la prima linea dimezzata sin dai primi minuti, gli azzurri hanno giocato un bel primo tempo (parziale di 17-3 all’intervallo), riprendendo il match con un ritmo alto e tanta convinzione. Fino a quando, però, a Lovotti non gli si è spento il cervello. Dopo di che è stato un tener duro, riuscendo ad arginare un risultato che poteva essere di gran lunga peggiore. È un vero peccato considerare il match solo dal punto di vista solo degli episodi, ma vorrei vedere chiunque giocare con la difesa a mezzo servizio e in XIV per quasi tutto il secondo tempo.

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E l’Italia, ieri, era scesa in campo facendo ben sperare per almeno 50 minuti. Ma questo, comunque, è uno sport che ti fa stare alla pari durante gli inni nazionali, il fischio d’inizio e fino a quando il migliore stato di forma, l’esperienza, il maggior peso tecnico specifico, la fortuna e soprattuto i nervi saldi, prendono il sopravvento sull’avversario. Tutto sommato, anche se con molta probabilità il mondiale dell’Italrugby è finito al 45’ con il rosso al pilone delle Zebre Parma, mentre eravamo in attacco sulla linea dei 5 metri e in vantaggio, bisogna ripartire da quanto di buono si è visto ieri e da quei ragazzi che davvero faranno la differenza nel prossimo Sei Nazioni. Nel match di ieri ribadisco che gli episodi hanno condizionato tantissimo una sfida che, nonostante la superiorità soprattutto fisica dei Boks, all’inizio del secondo tempo stava prendendo un’altra piega. Giocare sin dalla prima frazione di gioco con la prima linea frantumata, riuscendo a reggere all’impatto dei bombardieri africani, è stata una impresa degna di una squadra compatta e di carattere. Il 49-3 subito alla fine, al 99,99%, ha decretato l’uscita dal mondiale della nostra nazionale di Rugby, ed è stato così atipico da rendere difficile il recupero fisico degli infortunati, le energie e la voglia di ritornare in campo concentrati e con i piedi ben saldi sul terreno di gioco. Ma qualcos’altro di buono, ne son sicuro, riusciremo a vedere. E se consideriamo che la palla è ovale e non sempre rotola dalla parte del più forte: non sempre la squadra più blasonata è quella vincitrice. L’ha dimostrazione di questo assunto è arrivata dalla vittoria del Giappone sull’Irlanda, di alcuni giorni fa.

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IL MATCH - L’Italia ha perso 14 dei 15 precedenti, con la significativa eccezione del 20-18 del novembre 2016 a Firenze: Parisse e Benvenuti gli unici reduci in campo. Parisse alla 142esima presenza, una in più di Brian O’Driscoll e sei in meno a Richie McCaw.

Italia: Minozzi; Benvenuti, Morisi, Hayward, Campagnaro; Allan, Tebaldi; Parisse, Polledri, Steyn; Budd, Sisi, Ferrari, Bigi, Lovotti. All. O’Shea. A disp. Zani, Quaglio, Riccioni, Ruzza, Zanni, Negri, Braley, Canna.

Sudafrica: Le Roux; Kolbe, Am, De Allende, Mapimpi; Pollard, De Klerk; Vermeulen, du Toit, Kolisi (cap); De Jager, Etzebeth; Malherbe, Mbonambi, Mtawarira. All. Erasmus. A disp. Marx, Kitshoff, Koch, Snyman, Mostert, Louw, Jantjies, Steyn.

Arbitro: Wayne Barnes (Inghilterra)

Il primo tempo inizia con la partenza super del Sud Africa. Dopo 3’ cade una tegola sull’Italia: problema muscolare alla coscia per Ferrari, entra Riccioni. Al 4’ i sudafricani ci spingono in mischia e guadagnano il primo calcio di punizione in touche che costruisce la meta di Kolbe e la trasformazione di Pollard (7-0). All’8’ Allan mette in cassa, con un calcio piazzato, i primi 3 punti degli Azzurri. Placcaggio alto di Tebaldi, Pollard va per i pali per il 10-3 in favore degli Springboks. AL 10’ anche il pilone destro Riccioni si fa male, ma rimane in campo con una fasciatura alle costole. L’indisciplina italiana permette ai sudafricani di conquistare terreno e giocare spesso nei nostri 22. Riccioni esce per le cure mediche, entra Quaglio (pilone sinistro), ma il regolarmente prevede che le mischie saranno no-contest. Dopo il primo quarto è buona la pressione azzurra; li teniamo nei loro 22 e conquistiamo una mischia vicina ai 5 metri. Al 20’ Tebaldi inventa per Morisi che viene fermato per un soffio a 5 metri dalla linea di meta. Subiamo nell’uno contro uno e nelle mall. Al 26’ arriva la seconda meta del Sud Africa con Mbonambi dopo una mall devastante; Pollard trasforma e sono 17-3. Alla mezzora non capitalizziamo una touche sui 5 metri. Buona l’Italia vista nella prima frazione di gioco. Gli Springboks partono forte mettendo subito pressione sulla linea difensiva dell’Italia. In 15 minuti ci demoliscono la prima linea, mandando fuori prima Ferrari e poi il suo sostituto, Riccioni. Dopo il primo quarto, Parisse prova a suonare la carica alzando il ritmo del gioco e con delle belle azioni alla mano. Sono molte le ghiotte situazioni costruite a ridosso della linea dei 5 metri, ma non concretizzate. Subiamo troppo nelle mall avanzanti e nei punti di incontro, causando indisciplina in fase difensiva. Il Sud Africa è più forte fisicamente, e Parisse e compagni non riescono a sfruttare nemmeno le mischie no-contest, dovute agli infortuni dei due piloni destri italiani. Due le mete segnate da Kolbe e Mbonambi al 4’ e 26’, trasformate entrambe da Pollard, più la realizzazione del 9’. Gli unici punti italiani sono di Allan su calcio piazzato all’8’. Il punteggio poteva essere più ampio per i sudafricani, ma, per fortuna, hanno commesso molti errori in fase di attacco. Nel secondo tempo il Sud Africa riparte a razzo, ma al 3’ Steyn crea un buco, parte all’attacco trova due falli sulla linea dei 5 metri; ma a gioco fermo e con un vantaggio da giocare, Lovotti fa un placcaggio proibito e si fa buttare fuori con un rosso. Il match, a questo punto, è completamente finito per l’Italia: giocherà per tutta la seconda frazione di gioco in 14 uomini. O’Shea è costretto a mischiare le carte facendo entrare forze fresche in seconda linea con Ruzza e Zanni. Dopo 15’ dalla ripresa, la tensione tra gli azzurri è così alta da portare a commettere falli. Al 51’ Pollard va per i pali e segna il 20-3 per gli Springboks. L’Italia gioca con affanno e subisce troppo. Kolbe sulla fascia, al 53’, raccoglie un calcio a scavalcare e va in meta (25-3). La meta di Am, al 58’, arriva dopo due tentativi italiani di lanciarsi nelle praterie sudafricane prima con Campagnao e poi con Benvenuti, ma un errore di Polledri (l’unico di tutti gli 80’, ndr) finisce con il passare l’ovale nelle mani dell’ala sudafricana; Pollard trasforma e il punteggio sale a 32-3. Parisse esce al 60’ per Negri. Le mete di Mapimpi al 67’ (tr. Pollard), al 75’ di Snyman e all’82’ di Marx, sono dipinte dagli errori e dalla demoralizzazione degli azzurri nel giocare con maggiore concentrazione e decisione. Finisce 49-3 per il Sud Africa.

Umberto De Giosa

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