FOCUS D-MONDO
Peggio di così… si muore!

“Siamo alle solite!” diceva il pulcino tutto nero Calimero, in un famoso spot trasmesso nel 1963 dal celebre programma Rai “Carosello”.
È di qualche tempo fa, infatti, la polemica suscitata dalla campagna pubblicitaria promossa dall’associazione Parent Project APS, formata da un gruppo di genitori di persone con la distrofia muscolare di Duchenne e Becker.
Nella suddetta pubblicità troviamo delle fotografie di persone affette da queste patologie, accompagnate da uno slogan provocatorio: “Poteva andarmi peggio, potevo nascere complottista”, e altre etichette ad oggi considerate negative, come “no-vax”, “razzista” o “omofobo”.
All’interno della comunità delle persone con disabilità questa pubblicità ha prodotto non poche polemiche, che hanno portato a loro volta a due filoni di pensiero: da una parte c’è chi se ne distacca fortemente ritenendola offensiva - di questo avviso è, per esempio, l’attivista Sofia Righetti che su Instagram denuncia: “È palese che questa campagna non è stata fatta da persone disabili ma da gente non disabile, e non fa altro che perpetrare quegli stereotipi tossici che si riversano sulle persone disabili. La retorica del ‘sono disabile ma poteva andarmi peggio’ non fa ridere, non è umorismo, è umiliante e dispregiativa.”
D’altro canto, questa presa di posizione si trova in contrasto con chi invece crede che non ci siano elementi problematici: “affermare ‘ho una disabilità, ma poteva andarmi peggio’ non equivale a voler sminuire la severità di malattie come la Duchenne o la Becker, che condizionano la vita in modo totalizzante, al pari delle tante altre distrofie muscolari per le quali non esiste una cura. Ma vuol dire cercare di diffondere un nuovo modo di parlare di disabilità e dell’importanza del supporto alla ricerca, senza indugiare su immagini di sofferenza che muovono a pietà senza generare una riflessione. Allo stesso tempo la campagna intende prendere posizione su temi attuali[…].” - così, sostiene, sul lato opposto della barricata, Serena Tummino, blogger con disabilità, nel suo articolo per la rubrica InVisibili del Corriere della Sera.
Indipendentemente da che parte stiamo, la nascita di questo dibattito è di certo sintomo di una campagna pubblicitaria di successo: la straordinaria eco ha dimostrato, infatti, che la provocazione è arrivata a tanti, e si auspica dunque possa aver almeno sortito degli effetti positivi sulla raccolta dei fondi per la ricerca.
Come puntualizzato inoltre dal portale d’informazione online, Vita.it, in un bel pezzo dello scorso 12 novembre, questa pubblicità è stata realizzata da KIRweb, un’agenzia già nota per aver collaborato agli irriverenti slogan dell’agenzia funebre Taffo. Insomma, c’era da aspettarselo.
La volontà di provocare un effetto esplosivo era dunque già nelle premesse: “bene o male, purché se ne parli” recita d’altronde il noto detto del romanzo Il ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde; tuttavia, quando si parla di certi temi, è necessario, a mio parere, capire cosa si metta in gioco e a quale prezzo venga fatta autoironia.
Impossibile mettere tutti d’accordo ma sono comunque del parere che la prima possa sempre salvare il mondo.
E voi, in cosa vi sentite equilibristi?
(fonte: https://www.superabile.it/cs/Satellite?c=SA_contenuto&cid=2)
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