Elementare, Sherlock!

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cms_196/1.jpgPrendete Sherlock Holmes! Fatto? Bene. Adesso toglietegli la pipa, il cappello vintage e desueto da cacciatore. Fatto? Ok. Ora estrapolatelo dall’epoca vittoriana e inseritelo nell’attuale era digitale. Dunque, fornitegli un cellulare e potenziate le sinapsi della sua mente brillante (“un hard disk da riempire solo con cose utili”) con la capillarità e la velocità della Rete.

cms_196/2.jpgAvrete Sherlock (basta il nome!), consulente investigativo dalle stupefacenti facoltà intellettive, protagonista dell’omonima e fortunata serie tv 100% british. Dinamico, enigmatico, pieno di risorse, ma anche scortese, misogino e superbo, sono questi gli aspetti caratteriali lampanti che saltano immediatamente agli occhi guardando le avventure del detective di Baker Street 221B, impersonato dal giovane e promettente Benedict Cumberbatch.

cms_196/3.jpgAl suo fianco, naturalmente, non può mancare la fedele spalla, l’inseparabile John Watson, medico militare reduce dall’Afganistan, interpretato da Martin Freeman, l’attuale Bilbo Baggins de Lo hobbit di Peter Jackson. Impacciato, banale e prevedibile, Watson è considerato dal più geniale socio come “uno sguardo esterno, una seconda opinione d’aiuto” per risolvere i casi.

La (strana) coppia, che nel primo episodio viene tacciata con non poche battute ricche di allusioni omosessuali, è interpellata per indagare sui crimini più efferati che dilaniano la città di Londra. La loro consulenza è totalmente gratuita: Sherlock, in più occasioni, dichiara di dedicarsi anima e corpo al suo lavoro per vincere la noia, quella stessa noia descritta da Baudelaire come un “mostro delicato che, sbadigliando, inghiottirebbe il mondo intero e che, fumando la pipa, sogna impiccagioni”. Adottando il metodo scientifico della deduzione, i due protagonisti smascherano serial killer e sventano omicidi, divenendo ben presto gli empatici beniamini degli affezionati (e sempre più numerosi!) telespettatori che, dal 2010, seguono le loro indagini da ogni parte del mondo.

cms_196/4.jpgComodamente seduti sul divano, sostituendo la pedissequa lettura dei romanzi e dei racconti di Sir Arthur Conan Doyle con la leggerezza e la fruibilità di un prodotto televisivo seriale di qualità, è possibile godersi 90 minuti (questa la durata di ogni episodio) di puro genere giallo, ricchi di humor e di ottime tecniche registiche ereditate dal cinema come il bullet time.Attenti, però! Non vi aspettate facili eroismi perché, come ci ricorda Sherlock in una delle sue frasi lapidarie, “gli eroi non esistono, e se esistessero non sarei uno di loro!”.

Giovanni Boccuzzi

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