ERDOGAN CERCA UN ACCORDO CON LA SIRIA

Per difendere il confine meridionale dai separatisti, il presidente turco valuta un’alleanza con Damasco, sostenuto da Mosca e Teheran

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Dopo aver incassato il no di Mosca per l’avvio di un’operazione militare nel nord della Siria volta a cacciare i separatisti curdi dello Ypg, Recep Tayyip Erdogan, presidente della Turchia, ha deciso di cercare l’accordo con Damasco.

L’incontro tra Erdogan e il presidente siriano Bashar Al Assad - evento che non accadeva dal 2011 - è previsto a settembre in Uzbekistan, in vista dell’organizzazione di “5 di Shangai”, ed è stato voluto dal presidente russo Vladimir Putin, che si è mostrato fiducioso di istaurare un rapporto trilaterale tra gli Stati.

Erdogan punta a creare una security zone di circa 30 chilometri tra la Turchia meridionale e il nord della Siria, e per questo motivo sta cercando di curare le relazioni con Damasco, come d’altronde ha già fatto con Emirati Arabi, Israele e Arabia Saudita, ma anche con Egitto e Armenia.

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Il presidente della Turchia ha infatti dichiarato: “In politica non c’è spazio per il rancore, bisogna sempre essere aperti alla pace e cogliere l’occasione per parlare”.

Questo cambio di strategia, già anticipato dal ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu, che aveva incontrato nei giorni scorsi l’omologo siriano Faisal Mekdad, è un chiaro segnale di come la Turchia stia cercando di cambiare gli equilibri politici del Medioriente, consolidando la sua posizione.

Ciò è confermato anche dalle parole dello stesso Cavusoglu, il quale ha affermato che “l’unica soluzione che può garantire l’integrità del Paese è politica. La Turchia si impegna a lavorare per la stabilità e l’amministrazione con lo scopo di tenere unito il Paese”.

Erdogan, quindi, è alla ricerca di consensi, con la ferma convinzione che questi possano arrivare solo adottando una politica che consenta alla Turchia di restare unita e di eliminare ogni pretesa secessionista delle minoranze dello Ypg e del Pkk.

Ciò gli consentirebbe di trionfare alle elezioni elettorali del 2023, ma per fare ciò ha bisogno dell’appoggio anche da parte di Damasco, con adeguate garanzie di Russia e Iran, per evitare di andare incontro a un’ondata migratoria che colpirebbe inevitabilmente la stessa Turchia.

Attualmente la situazione geopolitica è instabile, e per questo anche Teheran ha indotto Ankara ad abbracciare la strada del dialogo con Damasco.

Assad, dittatore siriano, grazie all’intervento di Putin è rimasto al potere e ha potuto tenere unito il suo paese, nonostante alcune minoranze come il Ypg e l’Idlib, pubblicamente schierate a sfavore della Turchia, contro la quale hanno persino manifestato bruciandone la bandiera.

Gli Stati Uniti, invece, hanno favorito un riavvicinamento tra Ypg e Damasco, nonostante le polemiche di Erdogan; in questo modo si sono assicurati la permanenza in Siria e il controllo sulle zone di influenza russa.

Nonostante la Turchia sia contraria a queste ingerenze, non può che accettarle in quanto in tutti questi anni non ha trovato la forza per imporsi.

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In Turchia la popolazione è in fermento e l’appoggio al governo di Erdogan sembra vacillare a causa delle ultime scelte politiche del leader, che hanno frammentato l’opinione pubblica soprattutto dopo aver garantito l’accesso nel Paese di migranti siriani. A Erdogan non resta che avvicinarsi ad Assad, e per fare ciò l’unica soluzione è avere dalla propria parte Russia e Iran.

Antonio Conversano

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