EPICARMO, GARGALLO, PACE, MONACO, ORSI, ROMAGNOLI - Siracusa e l’Arte sono loro grati

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Nel mio articolo “Epicarmo di Megara Hyblaea, l’inventore della commedia” pubblicato il 30 aprile 2023 su International Web Post, mi soffermavo su Agostino Scilla e Luigi Tirrito che hanno rispettivamente dedicato ad Epicarmo un dipinto nel 1671 e un libro nel 1836. Continuando il viaggio alla ricerca di notizie su Epicarmo, mi imbatto in Biagio Pace (1889-1950), un illustre siciliano di Comiso che merita di essere ricordato. Nel 1940 scrive il saggio “Epicarmo e il teatro siceliota”.

cms_30477/01.jpgBiagio Pace, figlio dell’orgogliosa e ricca aristocrazia terriera della Sicilia, nonostante il cognome pacifico fu un uomo battagliero, appassionato di archeologia e politica. Volontario nella prima guerra mondiale e nella guerra di Etiopia del 1935, per il suo eroismo fu decorato di croce di guerra al valor militare. Non si fece mancare neanche la seconda guerra mondiale e, more solito, ne seguì nel 1941 un’altra decorazione: la medaglia di bronzo al valor militare. Un classico avventuriero, eroe e combattente animato di amor di patria? No. Fu molto di più.

Come archeologo a partire dal 1917 ebbe una lunga carriera universitaria, insegnando anche nel secondo dopoguerra. Archeologia nell’Università di Palermo; Archeologia e Storia dell’Arte Classica a Napoli e Pisa e Topografia antica all’Università La Sapienza di Roma. Scrisse diversi e apprezzati articoli e libri. Allievo di Antonino Salinas e Paolo Orsi, partecipò a scavi archeologici in Asia Minore, a Creta, a Rodi, nel Sahara, a Cartagine e in tanti altri posti. Pace non concentrava la sua attenzione solo sui reperti archeologici antichi. Studiava anche la cultura e la vita quotidiana dei nostri lontani antenati, come dimostra anche il suo saggio “Epicarmo e il teatro siceliota”.

I suoi lavori sono attuali ancora oggi, come ha testimoniato, il 15 settembre 2014, il nipote Barone Biagio Pace Gravina in un’intervista rilasciata a Silvia Ventimiglia: Spesso la nostra biblioteca ospita studenti e studiosi che si interessano del lavoro del nonno e dei suoi scritti e manoscritti… una specie di Indiana Jones italiano. Che fu ad Odessa durante i giorni della rivoluzione ed a Istanbul quando l’ultimo Sultano lasciò il Topkapi, impegnato ad evitare che orde disperdessero i tesori di civiltà accumulati…Portare quel nome vuol dire fare i conti, ogni giorno, con la Storia!

Uomo di grande carisma e orientato verso il prossimo, archeologo di fama internazionale, si dedica con successo alla politica. Dal 1924 al 1939 è deputato alla Camera per la Sicilia. Dal 1931 al 1936 è presidente del Consiglio superiore di antichità e belle arti e, successivamente, dal 1939 al 1943, presidente della Commissione legislativa dello stesso dicastero. Contribuì in modo determinante all’emanazione, nel giugno del 1939 della legge n. 1089 Tutela delle cose di interesse artistico o storico e della legge n. 1497 Protezione delle bellezze naturali. Due leggi rivoluzionarie per l’epoca che hanno dato un contributo fortemente positivo per la gestione dei beni culturali e ambientali.

Dal 1929 al 1944,è presidente dell’Istituto Nazionale del Dramma Antico (INDA).

Nel 1946, presiede nella Capitale la riunione per la fondazione del Movimento Sociale Italiano. Il 15 giugno 1947 è eletto nel Comitato centrale nella Giunta esecutiva nazionale del partito. Muore improvvisamente, nella sua Comiso, nel 1950.

Pace è iscritto al partito fascista dal 1921 ma mantiene una propria autonomia. Così Pietro Giammellaro nel suo articolo “Biagio Pace e la Sicilia Antica”: è un intellettuale autonomo, consapevole delle sue scelte, impegnato in prima persona nella costruzione di un progetto politico e pronto ad assumersi le responsabilità del proprio operato, anche quando, dopo la fine della seconda guerra mondiale, rinnegare il passato sarebbe stato più facile e meno compromettente. Il pensiero di Giammellaro è stato condiviso da molti. In primis, dalla Regione Sicilia e da diversi Comuni che hanno onorato e ricordato il figlio di Comiso. Nel 2012, per iniziativa dell’Assessorato ai Beni Culturali e dell’Identità Siciliana della Regione Sicilia, è intitolato a Biagio Pace il nuovo polo museale interdisciplinare di Ragusa, già Museo archeologico ibleo. I Comuni di Palermo, Siracusa, Caltagirone, Comiso e di altre città della Sicilia gli hanno dedicato delle vie. A Roma, invece, c’è la piazza Biagio Pace.

cms_30477/2_1684046233.jpgIl 4 dicembre 2022, a Comiso, si è svolta la seconda edizione del Premio Biagio Pace. Così il Sindaco Maria Rita Schembari:…archeologo, studioso di fama internazionale, politico di eccezionale levatura che, nonostante i suoi successi a livello europeo ed il suo definitivo trasferimento nella capitale, non ha mai dimenticato la sua città natale, Comiso appunto, per la cui promozione culturale sin da giovane aveva operato attraverso la fondazione e l’arricchimento della biblioteca comunale; e per la promozione economica e sociale basti pensare al grande progetto dell’aeroporto.
La nostra città –
ancora il primo cittadino- è disseminata di luoghi che portano ancora l’impronta di Biagio Pace, uno per tutti, lo scavo delle terme romane che insiste in via Emanuele Calogero e che rappresenta un bellissimo complesso termale di epoca romana che attesta come Comiso, sin dalla sua origine, fosse una città di commerci, vitale grazie ai suoi interscambi culturali.

Volendo scrivere di Epicarmo e incontrando nel viaggio Biagio Pace, non posso non fermarmi nuovamente per accennare all’INDA e ricordare altri uomini che tanto hanno dato a Siracusa e alla cultura italiana.

A Siracusa, nel centro storico di Ortigia è bellissimo vedere a distanza di pochi metri l’una dall’altra via Biagio Pace, Via Mario Tommaso Gargallo e via Giusto Monaco.

cms_30477/03.jpgIl Conte Mario Tommaso Gargallo è stato presidente dell’INDA dal 1913 al 1929. È principalmente suo il merito del ritorno delle rappresentazioni classiche a Siracusa, dopo una pausa lunga circa due millenni.

Nel 1913 costituì un comitato per riportare il dramma antico nel Teatro Greco aretuseo. Fu un clamoroso successo. Il 16 aprile 1914 con l’Agamennone di Eschilo si ha il primo ciclo di spettacoli classici. Qualche anno dopo, la rappresentazione dell’Agamennone, sembrò profetica. Riportiamo alcune frasi da un discorso pubblico di Gargallo, anno 1934: Molti ricordano quel lontano aprile quando ancora chi avesse asserito che i popoli stavano per lanciarsi, orrendamente armati, l’uno contro l’altro, non sarebbe stato creduto e, come l’antica Cassandra, sarebbe stato deriso. Serena era la vita allora e parevano prodigiose velocità quelle che ora fanno sorridere. […] In quel tiepido pomeriggio, per la prima volta dopo tanti secoli, Siracusa rivedeva il suo teatro folto di popolo e vedeva l’agile araldo giungere dal campo acheo, baciare il suolo della patria e innalzare la voce gioiosa e trionfante per salutare la terra natale: Io non credea più parte avere di sì dolce avello. E invece il pio messaggero (Giosué Borsi) doveva, un anno e pochi mesi dopo, cadere nella grande guerra che il destino preparava all’insaputa degli uomini, forse di tutti gli uomini.

cms_30477/04.jpgA Giusto Monaco si deve l’istituzione, nel 1984, della scuola drammatica dell’INDA che oggi porta il suo nome e forma da quasi quaranta anni attori e attrici. A lui si deve anche la nascita, nel 1991, del Festival Internazionale del Teatro Classico del Giovani che si svolge nel Teatro Greco di Palazzolo Acreide e che quest’anno vedrà coinvolti circa 3000 studenti italiani e stranieri.

Se consideriamo che il Festival ha oltre trenta anni di vita, sono decine di migliaia gli studenti di tutta Italia e anche dall’estero, Grecia in primis, che sono stati coinvolti negli spettacoli.

Probabilmente, una parte di loro ha trasmesso l’amore per la classicità e il teatro antico ai propri figli e amici.

Nel periodo delle rappresentazioni classiche, con migliaia di turisti che arrivano appositamente nella città di Archimede e di Epicarmo per vedere le tragedie greche, si potrebbero illuminare le targhe delle vie intitolate a Gargallo, Pace e Monaco, oltre alla sede dell’INDA. Viale Ettore Romagnoli e Viale Paolo Orsi, sono fuori dal centro storico e delimitano la zona archeologica. Anche le targhe di quelle due vie si potrebbero illuminare per onorare coloro che hanno dato un grande contributo per la rinascita del Teatro Greco di Siracusa. Sarebbe bellissimo!

A causa della prima guerra mondiale il secondo ciclo di rappresentazioni si effettuò nel 1921 e le polemiche non furono poche. Soprattutto Marinetti e i Futuristi protestarono. Erano contrari al ritorno al passato, al ritorno all’arte antica, sia pure classica. Ma le proteste non fecero altro che accrescere la popolarità delle tragedie greche. Tutta pubblicità gratuita. Voluta dagli Dei dell’Olimpo?

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Il 1924 fu l’anno della svolta. Si effettua il terzo ciclo delle rappresentazioni e, come scrive Antonio Randazzo, Mussolini, accompagnato dal ministro dell’Economia Nazionale, lo scienziato Orso Mario Corbino, fece visita a Siracusa per assistere alle rappresentazioni classiche.

Si, proprio Orso Mario Corbino che aveva un fratello con lo strano nome di Epicarmo. In proposito, Indro Montanelli, nel Corriere della Sera del 21 giugno 1950, nell’articolo “Incontri: Corbino”, dedicato a Epicarmo Corbino, scrive che il padre Vincenzo Corbino battezzò i primi tre figli con nomi di animali: Leone Giuseppe, Orso Mario e Lupo Ignazio. Per il quarto figlio, Vincenzo pensava al nome di un altro animale ma Orso Mario protestò energicamente. Allora, Vincenzo, si convinse che bisognava cambiare e al quarto figlio diede il nome di Epicarmo, in onore del commediografo di Megara Iblea al quale Augusta aveva dedicato una via.

Penso che come nome non era proprio il massimo. Ma tutto è bene quello che finisce bene. Il piccolo Corbino diventò famoso e così contribuì a far conoscere agli italiani e a qualche straniero, visti i contatti internazionali che aveva, il commediografo Epicarmo. Infatti, tanti chiedevano all’illustre politico ed economista da dove derivava il suo strano nome Epicarmo .

cms_30477/06.jpgÈ molto verosimile che Orso Mario Corbino abbia contribuito con Pace, Orsi e Romagnoli, un poker d’assi, a convincere Mussolini, a sua volta entusiasta dello spettacolo, sulla bontà dell’iniziativa del conte Gargallo e a fare evolvere quegli spettacoli in un’istituzione nazionale. Cosa che puntualmente avvenne con il Regio Decreto n. 1767 che portò il 7 agosto 1925 alla nascita dell’ INDA.

Dal 1929 la competenza dell’Istituto fu estesa a tutto il territorio nazionale. E molte rappresentazioni si sono effettuate in diversi teatri greci e romani: a Segesta, Pompei, Benevento, Gubbio, Trieste, ecc.

Come scrive Nello Pappalardo, nella rivista “I Siciliani”, n. 16 , maggio 1984, intorno agli anni ottanta del secolo scorso l’INDA ha rischiato di venire soppresso perché considerato “ente inutile”. Incredibile!

Ma ritorno a Epicarmo che ho un po’ trascurato. Il saggio “Epicarmo e il teatro siceliota” di Biagio Pace è commentato dall’editoriale della rivista “Dioniso”, vol. VIII n. 1, anno 1940:…nella rievocazione da lui fatta, metteva in rilievo un particolare aspetto del grande comico siracusano; e cioè quel senso di sano realismo che, pur trasfigurato attraverso le magiche forme dell’arte, è il substrato di tutta l’arte siceliota. Con questa sua tesi – sostenuta fin dall’inizio della propria carriera scientifica e maturatasi in lunghi anni di studio ed appassionate ricerche – Biagio Pace ha posto il sigillo della originalità su tutta l’arte siceliota che se pur prende dalla madre patria forme e schemi essenziali, questi anima di un suo inconfondibile carattere. Epicarmo rientra così in questa nuova visione della civiltà siceliota.

Questo senso realistico dell’arte corrisponde a quella che è la più intima essenza dell’anima siciliana e che ancora ai nostri giorni è così vivo. È esso che genera l’opera di Verga e, pur determinando un positivismo nichilista amaro ed ironico, distruttore di ogni illusione, resta la base di tutta la significativa opera di Luigi Pirandello.

Oggi, nel 2023, penso che si potrebbe aggiungere che non solo in Verga e Pirandello ma anche in Renato Guttuso, Leonardo Sciascia e Andrea Camilleri c’è qualcosa del senso realistico dell’arte di Epicarmo.

cms_30477/7.jpgL’editoriale della rivista “Dioniso” così conclude: Ad onorare il grande siracusano, fondatore della commedia, l’Istituto ha stabilito di intitolare ad Epicarmo la sua nuova Sede siracusana, sorta nel palazzetto medievale di Via del Littorio (oggi Corso Matteotti). In esso l’antico poeta è onorato con l’attività assidua che l’Istituto svolge con le ormai tradizionali rappresentazioni classiche al teatro greco di Siracusa ed è degnamente ricordato dalla riproduzione dell’epigramma di Teocrito che gli antichi siracusani avevano inciso sotto una sua effige, e che qui riportiamo insieme ad una nobile traduzione del nostro eminente collaboratore Ettore Bignone

DORIA È LA LINGUA E DORIESE E PUR ESSO EPICARMO

CHE LA COMMEDIA RINVENNE

E IN UNA STATUA DI BRONZO, O BACCO, A TE CONSACRATO

QUAL’ERA VIVO QUI L’HANNO

IN SIRACUSA, L’IMMENSA CITTÀ, QUEI CH’HANNO DIMORA

Ubi maior minor cessat. Nel 1939, si ha l’ultimo ciclo di rappresentazioni prima della sospensione per la seconda guerra mondiale. Gli spettacoli riprenderanno nel 1948. Con cadenza biennale fino al 2000 e dal 2001 con cadenza annuale. In proposito, quest’anno si rappresenteranno: Prometeo Incatenato di Eschilo dall’11 maggio al 4 giugno con la regia di Leo Muscato; Medea di Euripide dal 12 maggio al 24 giugno con la regia di Federico Tiezzi; La Pace di Aristofane, dal 9 al 23 giugno con la regia di Daniele Salvo; e Ulisse l’ultima Odissea di Omero, dal 29 giugno al 2 luglio con la regia di Giuliano Peparini. Il dettaglio del calendario è nel sito internet dell’INDA. Bellissima la fusione tra classicità e internet. Epicarmo avrebbe sorriso.

Viaggiando alla scoperta di Epicarmo, ho incontrato tanti personaggi per i quali un accenno era d’obbligo, Pace, Gargallo, Monaco, ecc., trascurando forse Epicarmo e rendendo tortuoso e più lungo un viaggio che poteva essere più breve e lineare.

Ho anche accennato all’INDA, ma in questo caso nessuna trascuratezza. Epicarmo è in un certo senso parte integrante dell’INDA. Parlare di INDA dovrebbe essere come parlare di Epicarmo e viceversa. L’INDA è la Casa di Epicarmo.

cms_30477/08.jpgConcludo ricordando che il ministro Sangiuliano ha nominato da poche settimane la premiere donna sovrintendente dell’INDA. È Valeria Told, di Merano.

Una città, Merano, poco distante da Rovereto città natale dell’archeologo Paolo Orsi che tantissimo ha dato a Siracusa che riconoscente gli ha intitolato il Museo Archeologico.

Paolo Orsi, tra le tante cose che ha fatto, ha scritto anche il saggio “Ricordi di Epicarmo”, pubblicato nella rivista “Dioniso” nel febbraio 1922.

Essendo scaramantico come gli antichi greci, penso che le due coincidenze siano un buon segno. La premiere donna sovrintendente farà un buon lavoro.

Andrea Vaccaro

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