EMERGENZA CANI E GATTI RANDAGI

MA MENTRE I CANILI/RIFUGIO CONTINUANO A PROLIFERANO, LA LEGGE 14 AGOSTO 1991, N. 281,...DORME.

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Ci risiamo. Così, come succede ogni anno ed oramai da troppo tempo, specialmente nell’imminenza delle ferie estive, legioni di cani abbandonati tornano ad imperversare sulle strade.Una scena che da alcuni mesi è tornata, anche quest’anno, a riproporsi in tutta la sua crudezza. L’abbandono degli animali domestici, da cui consegue il randagismo, è una piaga dagli altissimi costi sociali, un danno ed un cruccio anche per i Comuni che non sanno come spesare la cattura ed il mantenimento dei trovatelli.

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Un fenomeno atipico il randagismo ma, in buona sostanza, alimentato a monte da cuccioli di cani e gatti donati ai bambini come giocattolo, ovvero, come compagnia per le vacanze estive. Finché, una volta cresciuti e diventati ingombranti, gli ex cuccioli vengono irresponsabilmente abbandonati. Lasciati in balia di ogni pericolo, ai bordi delle strade. È il triste destino del cane adottato da cucciolo e poi abbandonato dal padrone, al momento della crescita. Ed in ogni strada di campagna, provinciale o comunale si incontrano famelici drappelli di randagi inzaccherati, affamati e sofferenti, in cerca di chi lo sa quale cosa e di cui sfamarsi.

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Povere bestiole incolpevoli, abbandonate al loro destino. Una sorte che, per il povero “ex amico dell’uomo” quasi sempre, e se va bene, si conclude piuttosto che in canili occasionali, in autentici “lager” o, nel peggiore dei casi, schiacciato dalle impietose ruote di una vettura di passaggio. Solitamente gli incidenti auto-randagio, avvengono perché la bestiola che non è abituata a vivere in solitudine ed è incapace a procurarsi il cibo, si avvicina spontaneamente all’auto credendo che sia quella del proprio ex-padrone. I randagi, d’altronde, se lasciati in libertà, possono essere causa o conseguenza di gravi incidenti il cui costo sociale costituisce uno dei capitoli più cospicui per la società civile.

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Non sono rari anche i casi in cui qualcuno è stato ostacolato da un animale mentre andava a cavallo, o stava facendo footing od è rovinato per terra dopo aver cercato di evitare di finirgli addosso con la moto, la bici, procurandosi non indifferenti danni materiali e fisici. Non ultimo il disturbo alla quiete pubblica, l’attacco ai cani domestici e via dicendo ancora. La soluzione?

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Una delle soluzioni -purtroppo poco praticata- potrebbe essere la sterilizzazione della bestiola che, qualora lasciata a vagare in libertà, semina continue cucciolate. Mentre, invece, sterilizzando un cane o un gatto, si possono evitare fino a 70 mila nuove nascite di randagi all’anno. È questo, infatti, il numero di… “discendenti” che i quattrozampe possono generare in soli 6 anni. Moltiplicandoli per i circa 10 milioni di cani e 7 milioni di gatti presenti nelle case italiane, ci troveremo di fronte a un’invasione di miliardi di code. Tutto ciò, nonostante la Commissione Ambiente del Senato, in sede deliberante e per le finalità previste dalla Legge 14 agosto 1991, n. 281 (Legge quadro in materia di animali da affezione e prevenzione del randagismo) abbia, a suo tempo, approvato un apposito progetto di legge. La cui Commissione ha, anche deliberato un ordine del giorno in cui impegnava il Governo ad attuare ogni accorgimento di specie affinché... << i proprietari di animali da affezione -si legge-, tengano i propri cuccioli in condizioni tali da non molestare la quiete pubblica e da garantire pulizia e igiene nei luoghi da essi frequentati. >>

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Ancora. Nonostante la legge 281/91 indichi nelle associazioni di protezione animali i soggetti prioritari cui concedere le convenzioni per la gestione dei canili, in tutta Italia sono spuntate strutture esclusivamente private, nelle quali gli animali devono fare numero e sopravvivere il più a lungo possibile. Aggiudicandosi la gestione dei randagi, i responsabili di tali “rifugi” possono lucrare su contributi da 2 a 7 euro al giorno per ogni cane. Il cui vantaggio economico può raggiungere cifre elevatissime. Un tormentone di cui, appunto, la citata Legge si fa pieno carico e, considerandolo uno dei suoi principali obiettivi, definisce anche le sanzioni che puniscono l’abbandono dell’animale, la sua mancata iscrizione all’ anagrafe, l’omissione del tatuaggio e il commercio per la vivisezione od altro. La norma prevede, quindi, l’istituzione di un’anagrafe canina presso i Comuni o le unità sanitarie locali; che i proprietari iscrivano il cane e lo facciano tatuare in modo indolore, ma indelebile e versino un’imposta annua. Tutto sommato la Legge c’è ed è una buona Legge. E’ necessario, quindi, che la Legge venga applicata, che vengano adottati i provvedimenti di specie volti alla identificazione e alla bonifica dei canili spontanei, al reclutamento del personale adibito alla cattura dei randagi e comminate le previste sanzioni.

Giancarlo Giulio Martini

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