ECCO COSA SI NASCONDE DIETRO IL FALLIMENTO DEI RAPPORTI REGIONALI ARABI

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Le relazioni tra le organizzazioni regionali arabe sembrano essere state un fallimento dopo l’altro. Il complesso intreccio delle variabili economiche con quelle politiche, che da sempre caratterizza gli equilibri della regione e le sue prospettive di disaccoppiamento dalla dipendenza dall’estero, riemergono ogni volta che si tenta di creare istituzioni regionali.

I paesi arabi, sin dai tempi della Lega Araba e del Consiglio dell’Unità Economica Araba, hanno sempre mostrato un certo scetticismo nei confronti della delega di poteri decisionali ad organi collegiali sovranazionali, sia per ragioni interne sia per la forte dipendenza dalle influenze straniere. Anche il promettente progetto dell’Unione del Maghreb arabo è fallito a causa della destabilizzazione causata dal risorgere dei conflitti interetnici nel Sahara occidentale.

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Il regionalismo arabo continua ad essere fragile, il suo sviluppo è direttamente influenzato dalle crisi geopolitiche regionali, che assorbono le attività delle varie organizzazioni, e dalla storica diffidenza tra gli Stati membri.

L’Unione del Maghreb arabo e il Consiglio di Cooperazione del Golfo devono affrontare problemi simili all’interno dei loro confini. Non è solo una situazione di potere politico e militare, ma anche un conflitto di interessi in merito a uno scarso interscambio commerciale, una mancanza di differenziazione economica e una carenza di infrastrutture di connessione.

La disparità di potenziale delle attuali regioni inibisce la volontà di conferire e rafforzare le relazioni regionali tra i paesi arabi. Per questo motivo questi ultimi preferiscono creare relazioni internazionali come singoli paesi, ad esempio con l’Europa o gli USA, e spesso in competizione invece di collaborare tra loro.

Questo fenomeno implica una sovrapposizione di interessi all’interno di una stessa regione, creando intrecci complessi di impegno politico e di esigenze istituzionali rendendo l’integrazione regionale costosa, inefficace e inefficiente.

Un altro ostacolo da affrontare è la debolezza del commercio: il commercio intra-arabo è infatti limitato al 5% e anche la qualità e il potenziale dei flussi commerciali sono incerti non rappresentando una solida base su cui basare i processi di integrazione commerciale sud-sud.

Tuttavia, molti Paesi arabi dell’area interfacciano situazioni conflittuali ed emergenziali e si trovano in un periodo di grande instabilità, rispetto alla quale tensioni latenti e grandi disparità rappresentano un pericolo reale e concreto. In questa regione si verificano fenomeni in grado di destabilizzare l’aspetto sociale: forti disuguaglianze economiche e sociali tra i popoli, rapporti politici già tradizionalmente difficili e aggravati da lunghi conflitti, dagli effetti di una delimitazione artificiale dei confini, da fenomeni di fondamentalismo religioso, da gravi e sistematiche violazioni dei diritti fondamentali individuali e dal mancato rispetto dei diritti delle minoranze.

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Il rafforzamento della cooperazione regionale e multilaterale è uno strumento prioritario ai fini della pace, della stabilità e dello sviluppo economico, politico e sociale nei paesi della regione. Poiché condividono le stesse sfide globali (ambiente, energia, cooperazione economica, sviluppo, istruzione, dialogo interculturale, migrazione), i forum multilaterali sono il contesto per affrontarle in modo efficace e in una prospettiva collaborativa.

La riscoperta delle origini comuni e la valorizzazione delle diversità dovrebbero essere assunte come base delle relazioni tra i popoli del mondo arabo.

Marlen Cirignaco

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