Da Orlando a Carofiglio, 133 testi chiesti da Palamara (Altre News)

Sempre meno nascite, record negativo dall’Unità d’Italia - Covid, donna guarita torna positiva a Pozzuoli - Parenti vittime Bergamo a Ue: "In Lombardia potenziali crimini umanità"

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Da Orlando a Carofiglio, 133 testi chiesti da Palamara a disciplinare Csm

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Dall’ex ministro della Giustizia e vicesegretario del Pd Andrea Orlando, al magistrato e scrittore Gianrico Carofiglio, ai presidenti emeriti della Consulta, Cesare Mirabelli e Giovanni Maria Flick. E’ lungo l’elenco dei testimoni per i quali la difesa di Luca Palamara, l’avvocato Stefano Giaime Guizzi, ha chiesto alla sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistraturala la citazione, in vista dell’udienza prevista il prossimo 21 luglio.

L’elenco, che conta 133 nomi, comprende tra gli altri l’ex ministro della Difesa Roberta Pinotti, l’ex senatrice Anna Finocchiaro, l’attuale vicepresidente di Palazzo dei Marescialli David Ermini e gli ex Michele Vietti e Giovanni Legnini, il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Federico Cafiero De Raho, i pm romani Domenico Ielo, Sergio Colaiocco Luca Tescaroli, l’ex presidente della Corte dei Conti Raffaele Squitieri.

Questa la lista integrale:

1.Gerardo MASTRODOMENICO

2.Roberto DACUNTO

3.Gianluca BURATTINI

4.Fabio DEL PRETE

5.Duilio BIANCHI

6.Gaspare STURZO

7.Fabrizio VANORIO

8.Paola BALDUCCI

9.Giovanni LEGNINI

10.Riccardo FUZIO

11.Giovanni MELILLO

12.Stefano ERBANI

13.Francesco Saverio GAROFANI

14.Gianluigi MORLINI

15.Antonio LEPRE

16.Corrado CARTONI

17.Luca TESCAROLI

18.Ermino Carmelo AMELIO

19.Paolo BARLUCCHI

20.Vincenzo IACOVITTI

21.Mario SURIANO

22.Roberta PINOTTI

23.Raffaele SQUITIERI

24.Paola ROIA

25.Andrea ARMARO

26.Sergio SANTORO

27.Franco LO VOI

28.Antonella CONSIGLIO

29.Rodolfo SABELLI 30.Stefano PESCI

31.Agnello ROSSI

32.Francesco CAPORALE

33.Nunzia D’ELIA

34.Sergio COLAIOCCO

35.Lia AFFINITO

36.Lucio ASCHETTINO

37.Claudio GRANATA

38.Claudio DE SCALZI

39.Domenico IELO

40.Luigi SPINA

41.Andrea DE GIORGIO

42.Sabina CALABRETTA

43.Luciano PANZANI

44.Stefano FAVA

45.Giuseppe BIANCO

46.Erminio AMELIO

47.Antonio FUGAZZOTTO

48.Picrcamillo DAVIGO

49.Sebastiano ARDITA

50.Giovanni BRUNO

51.Alberto DELLO STROLOGO

52.Domenico IELO

53.Paola PIRACCINI

54.Paolo CRISCUOLI

55.Antonangelo RACANELLI

56.David ERMINI

57.Riccardo FUZIO

58.Marco BISOGNI

59.Martina BONFIGLIO

60.Paolo FRAULINI

61.Francesco PRETE

62.Federico CAFIERO DE RAHO

63.Giuseppina CASELLA

64.Giuseppina GUGLIELMI

65.Paolo ABRITTI

66.Franccsco MENDITTO

67.Mara MATTIOLI

68.Pasquale CICCOLO

69.Luigi PACIFICI

70.Alessandra ZINITI

71.Giovanni BIANCONI

72.Nicola MANCINO

73.Michele VIETTI

74.Giovanni LEGNINI

75.Davide ERMINI

76.Cesare MIRABELLI

77.Giovanni Maria FLICK

78.Massimo BRUTTI

79.Francesco GRECO

80.Erncsto LUPO

81.Silvia DELLA MONICA

S2.Laura LAERA

83.Giuseppe AMATO

84.Edmondo BRUTI LIBERATI

85.Claudio CASTELLI

86.Carmclo CELENTANO

87.Giovanni ILARDA

88.Andrea ORLANDO

89.Anna FINOCCHLARO

90.Gianrico CAROFIGLIO

91.Antonella MAGARAGGIA

92.Guido CAMPLI

93.Francesco TESTA

94.Anna Maria MANTINI

95.Alessandra SALVADORI

96.Bianca FERRAMOSCA

97.Franccsco MINISCI

98.Laura ROMEO

99.Mariano SCIACCA

100.Maria Antonietta TRONCONE

101.Francesco SOVIERO

102.Maria Vittoria DE SIMONE

103.Roberto ALFONSO

104.Luigi RIELLO

105.Massimo FORCINITI

106.Eugenio ALBAMONTE

107.Cristina ORNANO

108.Baldovini DE SENSI

109.Antonia GIAMMARIA

110.Francesco VIGORITO

111.Aniello NAPPI

112.Franco CASSANO

113.Rosina ROMANO

114.Maria Laura PAESANO

115.Silvia CORINALDESI

116.Renato BALDUZZI

117.Rossana GIANNACCARI

118.Al do MORGIGNI

119.Alessandro PEPE

120.Valerio FRACASSI

121.Antonangelo RACANELLI

122.Guido LO FORTE

123.Antonio INGROIA

124.Alfonso SABELLA

125.CateUo MARESCA

126.Bruno FASCIANA 127.Salvatore DI VITALE

128.Piergiorgio MOROSINI

129.Emanuele BASILE

130.Mario SURIANO

131.Piercamillo DAVIGO

132.Fulvio GIGLIOTTI

133.Donatella FERRANTI

"L’inesistenza di qualsiasi attività di discredito nei confronti dei candidati" alla guida della Procura di Roma Marcello Viola e Giuseppe Creazzo da parte di Luca Palamara è uno dei punti che l’avvocato difensore, Stefano Giaime Guizzi, evidenzia nella richiesta di citazione di 133 testi. Le candidature alla procura di Roma erano state oggetto dell’incontro in un hotel romano il 9 maggio del 2019 tra Palamara, ex togati del Csm e i politici Luca Lotti e Cosimo Ferri.

Il riferimento è a uno dei capi di incolpazione a carico di Palamara nel processo disciplinare, "aver tenuto un comportamento gravemente scorretto nei confronti dei colleghi che avevano presentato domanda per il conferimento dell’ufficio direttivo di procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Roma (e in particolare di delineare e approfondire le eventuali ragioni ostative alla nomina, di alcuni dei candidati asseritamente derivanti da un processo concernente il dott. Viola in corso a Caltanissetta; delineare ed approfondire, anche al fine di una loro enfatizzazione vicende relative al dottor Creazzo ipoteticamente ostative alla designazione)".

Su questo punto la difesa ricorda "la definizione, alla data del 9 maggio 2019, della posizione processuale del dottor Viola presso il Tribunale di Caltanissetta" e che fosse nota, sempre alla data dell’incontro nell’albergo romano, l’esistenza di un esposto nei confronti di Creazzo da parte di un pm della procura di Firenze, e che queste informazioni erano acquisite nei profili che la commissione competente del Csm redige sui candidati a incarichi direttivi.

Ancora, è uno dei punti evidenziati dalla difesa, "la condotta del dottor Palamara non si è mai tradotta in concreto in una attività di interferenza e di condizionamento delle funzioni" che la costituzione assegna al Consiglio superiore della magistratura.

Il riferimento è a una delle principali ’accuse’ a Palamara, quella di avere "posto in essere un uso strumentale della propria qualità e posizione diretto, per la modalità di realizzazione, a condizionare l’esercizio di funzioni costituzionalmente previste, quali la proposta e la nomina di uffici direttivi di vari uffici giudiziari (e, precisamente, di Procuratore della Repubblica e di Procuratore aggiunto della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma, nonché di procuratore della Repubblica di Perugia) da parte del Consiglio superiore della magistratura".

Sulla posizione di Luca Lotti nel processo Consip i pm romani "avevano già compiuto le proprie determinazioni" il 9 maggio del 2019, la sera in cui aveva partecipato all’incontro nell’hotel romano, e l’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio è totalmente estraneo agli orientamenti maturati in quella circostanza sulla scelta del nuovo capo della procura della Capitale, sottolinea l’avvocato Stefano Giaime Guizzi.

Sempre meno nascite, record negativo dall’Unità d’Italia

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Nuovo minimo storico di nascite dall’Unità d’Italia registrato nel 2019: gli iscritti in anagrafe per nascita sono appena 420.170, con una diminuzione di oltre 19mila unità rispetto all’anno precedente (-4,5%). Il calo si registra in tutte le ripartizioni, ma è più accentuato al centro (-6,5%). E’ quanto emerge dai dati sul bilancio demografico nazionale diffusi dall’Istat.

Al 31 dicembre 2019 la popolazione residente in Italia ammonta a 60.244.639 unità, quasi 189mila in meno rispetto all’inizio dell’anno (-0,3%). Rispetto alla stessa data del 2014 diminuisce di 551mila unità, "confermando la persistenza del declino demografico che ha caratterizzato gli ultimi cinque anni".

Più contenuto il calo di popolazione al Nord. Nel 2019 la distribuzione della popolazione residente per ripartizione geografica resta stabile rispetto agli anni precedenti. Le aree più popolose del Paese, secondo i dati resi noti dall’Istat, si confermano il Nord-ovest (dove risiede il 26,7% della popolazione complessiva) e il Sud (23,0%), seguite dal Centro (19,9%), dal Nord-est (19,4%) e infine dalle Isole (11,0%).

Il decremento di popolazione coinvolge tutte le ripartizioni: nel Nord-ovest e nel Nord-est è contenuto (rispettivamente -0,06% e -0,03% rispetto a inizio anno), mentre i maggiori decrementi, sopra la variazione media nazionale (-0,31%), si rilevano nelle Isole (-0,70%) e al Sud (-0,63%). A livello regionale, il primato negativo in termini di perdita di popolazione è del Molise (-1,14%), seguito da Calabria (-0,99%) e Basilicata (-0,97%). All’opposto, incrementi di popolazione si osservano nelle province di Bolzano e Trento (rispettivamente +0,30% e +0,27%), in Lombardia (+0,16%) ed Emilia-Romagna (+0,09%).

I cittadini stranieri risiedono soprattutto nel Nord e nel Centro. Il primato di presenze, in termini assoluti, va alle regioni del Nord-ovest con 1.792.105 residenti di cittadinanza straniera, pari a oltre un terzo (33,8%) del totale degli stranieri. Un cittadino straniero su quattro risiede nelle regioni del Nord-est e in quelle del Centro. Più contenuta è la loro presenza nel Sud (12,1%) e nelle Isole (4,8%). Rapportando la popolazione residente straniera a quella totale si conferma un’incidenza superiore al 10% al Centro-nord, in linea con il 2018. Anche nel Mezzogiorno il rapporto resta stabile, ma più moderato rispetto al resto d’Italia: 4,6 residenti stranieri per cento abitanti nel Sud e 3,9 nelle Isole.

Nel 2019 i decessi ammontano a 634mila unità, con un aumento rispetto al 2018 decisamente contenuto (appena 1.300 in più). L’aumento del numero di decessi, emerge dai dati dell’Istat nel Bilancio demografico, si registra in quasi tutte le ripartizioni, con un incremento più consistente nelle Isole (+1,7%), solo il Nord-ovest registra una lieve diminuzione (-0,7%). Il maggior numero di decessi coinvolge le donne (52,1%), con un rapporto di 108,9 ogni 100 uomini, e solo l’1,2% riguarda cittadini stranieri. Il tasso di mortalità è pari a 10,5 per mille, varia da un minimo di 8,4 per mille nella provincia autonoma di Bolzano a un massimo di 13,8 in Liguria ed è legato alla struttura per età della popolazione.

In una popolazione caratterizzata da un accentuato invecchiamento demografico come quella italiana, la tendenza all’aumento dei decessi è in parte strutturale. Questa tendenza di fondo può essere perturbata dall’azione di eventi congiunturali (quali condizioni climatiche particolarmente avverse o favorevoli, maggiori o minori virulenze delle epidemie influenzali stagionali) che possono influire sull’andamento mensile del fenomeno. La stagionalità dei decessi nel 2019 non presenta a questo riguardo particolari criticità rispetto ai quattro anni precedenti.

Il calendario dei decessi mette in evidenza che nel trimestre febbraio-aprile 2019 si sono registrati il 26,5% dei decessi avvenuti nel corso dell’anno, percentuali in linea con la media del 2015-2018. Anche l’analisi dei decessi relativi all’ultimo trimestre del 2019, periodo dell’anno in cui si possono ravvisare i primi effetti legati al clima rigido o a patologie stagionali, mostra livelli di mortalità generalmente in linea con la media ottobre-dicembre 2015-2018 (2,5 per mille).

Covid, donna guarita torna positiva a Pozzuoli

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E’ di Pozzuoli la cittadina campana tornata positiva al Covid-19 dopo aver contratto il coronavirus mesi fa ed essere guarita. Lo ha fatto sapere il sindaco di Pozzuoli, Vincenzo Figliolia, che ha ricevuto notizia dalla Asl Napoli 2 Nord. La donna è risultata positiva al test Covid-19 dopo essere guarita dal virus contratto mesi fa ed è ora in corso il link epidemiologico della paziente.

Nel bollettino ordinario diffuso ieri pomeriggio dall’Unità di crisi della Regione Campania veniva evidenziato il dato dei 4.094 guariti, uno in meno rispetto al giorno precedente a fronte di zero nuovi guariti. Figliolia coglie l’occasione per ricordare "di indossare la mascherina, evitare luoghi affollati e rispettare tutte le norme igieniche". Sono 98 in tutto i cittadini puteolani che hanno contratto il coronavirus dall’inizio dell’epidemia: sono 3 le persone attualmente contagiate, 82 le persone guarite definitivamente e 13 le persone decedute.

Parenti vittime Bergamo a Ue: "In Lombardia potenziali crimini umanità"

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Il Comitato Noi Denunceremo - verità e giustizia per le vittime di Covid-19 invierà oggi una lettera, indirizzata alla presidentessa della Commissione europea Ursula Von der Leyen e al presidente della Corte europea dei diritti dell’uomo Ròbert Ragnar Spanò, nella quale si chiede di vigilare sulle indagini attualmente in corso in Lombardia in quanto potrebbero esserci gli estremi per prefigurare il reato di crimini contro l’umanità, contravvenendo agli articoli 1, 2 e 3 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea oltre che all’articolo 32 della Costituzione italiana.

Di seguito il testo integrale della lettera: "Gentile presidentessa della Commissione europea, gentile presidente della Corte europea dei diritti dell’uomo, lo scorso marzo il mondo ha espresso vicinanza al dolore delle nostre comunità di Bergamo e Brescia che, da sole, contano undicimila vittime di coronavirus. Uno scenario unico e senza precedenti sull’intero pianeta. Vi scriviamo per chiedere la vostra supervisione sulle indagini in corso in Lombardia, che stanno seguendo centinaia di denunce legali presentate ai pubblici ministeri in tutta la regione. In Lombardia, sembrano esserci segni di indicibili crimini contro l’umanità".

"Il 2 marzo e il 5 marzo - ricordano i familiari - l’Istituto nazionale della sanità ha consigliato al Governo di chiudere Alzano Lombardo, Nembro in provincia di Bergamo e Orzinuovi (Brescia). Il prudente sindaco di Orzinuovi e senatore della Repubblica italiana ha dovuto presentare una interrogazione parlamentare dopo essere venuto a scoprire, leggendo il giornale, che c’erano istruzioni specifiche relativamente alla chiusura preventiva della sua città dopo i primi casi riportati. Sembra tuttavia che queste istruzioni non le abbia mai ricevute. Allo stesso tempo, Alzano Lombardo e Nembro non furono mai chiuse nonostante l’esercito fosse pronto a ricevere la direttiva sull’applicazione della zona rossa. Se i pubblici ministeri dovessero stabilire che le mancate zone rosse appartengono alla sfera della politica, piuttosto che al diritto penale, risulterà chiaro come la decisione di non contenere la diffusione del virus, in accordo con i pareri della comunità scientifica, sia stata intenzionale: una decisione deliberata di sacrificare vite umane, decine di migliaia di vite, per evitare le ripercussioni politiche derivanti dalla messa in sicurezza di tre città economicamente produttive del Nord Italia".

"Uno scenario ancora peggiore emergerebbe" secondo i parenti delle vittime "se il pool di consulenti scientifici nominati dal tribunale di Bergamo potesse dimostrare mediante analisi epidemiologiche che l’intero Paese dovette essere bloccato a causa dei ritardi delle autorità politiche nel prendere una decisione sul destino di queste tre città. Un blocco nazionale che ora sta causando ulteriori incertezze finanziarie in un’economia già stagnante".

Il virus, si legge ancora nella lettera, "ha decimato i nostri anziani nelle case di cura, gli stessi anziani che hanno costruito la prosperità del nostro Paese dopo la seconda Guerra mondiale. Lo ha fatto in parte grazie a una direttiva regionale approvata l’8 marzo, che suggeriva agli ospedali di trasferire i pazienti con coronavirus a basso rischio in case di cura per liberare alcuni letti e far fronte alla incessante domanda durante tutta l’emergenza. Tale direttiva è stata approvata in totale contraddizione con i dati scientifici a disposizione delle autorità pubbliche, che mostravano chiaramente come il virus si stesse dimostrando letale, in particolar modo per i membri più anziani e più vulnerabili della nostra società. A Bergamo, il 32,7% degli ospiti nelle case di cura ha perso la vita durante i primi 4 mesi dell’anno, mentre 1.600 è il numero riportato nell’intera provincia di Brescia, solo nelle case di cura per anziani".

"Il governo della Regione Lombardia - rimarca il Comitato - afferma di non poter essere ritenuto responsabile di questo massacro. Le case di cura non avrebbero dovuto accogliere i pazienti con coronavirus a basso rischio nelle loro strutture senza attuare le direttive sulla sicurezza dei loro ospiti che le autorità sanitarie locali competenti avrebbero dovuto avere il compito di stabilire. Sempre la Regione Lombardia ha emanato la delibera n° XI / 2986 del 23/03/2020, attraverso la quale è stato impedito ai medici di base di intervenire a visitare i pazienti non ospedalizzati qualora presentassero sintomi riportabili al virus Covid-19, lasciando un monitoraggio esclusivamente telefonico". Questa delibera "era stata pensata utilizzando il pretesto di evitare la diffusione del virus, ma in molti hanno l’impressione che si volesse utilizzare per coprire il fatto che i medici erano stati lasciati senza Dpi", dispositivi di protezione individuale che "avrebbero dovuto essere forniti proprio dalla Regione".

"Ci sembra - sostengono i familiari delle vittime - che con tale delibera si sia violato l’art. 32 della Costituzione italiana, ben sapendo che l’intervento tempestivo dei medici su pazienti che presentavano le prime avvisaglie di Covid avrebbe potuto contenere i ricoveri ospedalieri e il collasso delle terapie intensive. Alla luce di questi fatti ha anche senso presumere che l’intervento della medicina preventiva dei medici di medicina generale sul territorio avrebbe potuto contribuire ad evitare il collasso delle strutture ospedaliere deputate alla medicina di cura".

"Allo stesso tempo - prosegue la missiva - la Regione Lombardia sostiene che spettava al Governo centrale dichiarare la zona rossa ad Alzano Lombardo, Nembro e Orzinuovi. Al contrario, il Governo centrale afferma che anche la Regione Lombardia avrebbe potuto farlo se lo avesse voluto, addirittura avrebbero potuto intervenire direttamente i sindaci, in base alla legge 833/78, art. 32. Il rimpallo delle responsabilità a cui stiamo assistendo ci fa comprendere come sia ragionevole pensare che possano sussistere prove di illeciti per i quali nessuno vuole essere ritenuto responsabile. Lasceremo che i pubblici ministeri stabiliscano se tali illeciti rientrano nel diritto penale o si limitano alla sfera politica. Nel frattempo, i parenti delle vittime cercano giustizia. E lo fanno consapevoli del fatto che l’Italia è un Paese in cui l’establishment politico è particolarmente abile nell’insabbiare inchieste e creare capri espiatori".

"Come parenti delle vittime - conclude il Comitato - vi sollecitiamo a supervisionare le indagini in corso sull’epidemia di coronavirus in Italia, con un occhio vigile sulle potenziali violazioni di alcuni articoli inclusi nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. In particolare, se deliberate decisioni politiche hanno violato il diritto alla vita di migliaia di membri delle nostre comunità (art. 2); il diritto all’integrità fisica e psicologica dei nostri anziani (art. 3); insieme al diritto alla loro dignità umana (art. 1)".

Redazione

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