DONNE AL POTERE NEGLI STATI UNITI D’AMERICA

Un’onda rosa travolge la retorica maschilista all’elezioni di Midterm. Su 133 elette alla Camera, ci sono anche rappresentanti di origine iraniana, portoricana e pellerossa

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Un’ondata di rinnovamento politico dilaga negli Stati Uniti d’America. I risultati delle Midterm, le elezioni di metà mandato che si tengono due anni dopo le elezioni presidenziali, mostrano un Paese diviso; spaccato a metà fra la Camera, riconquistata dalla maggioranza democratica progressista che riparte dopo la sconfitta del 2016, e il Senato che, come previsto, riconferma il controllo da parte dei Repubblicani. Le Midterm 2018 sono state definite "elezioni da record": oltre all’affluenza al voto che raggiunge il 50% degli aventi diritto, contro il 37% registrato nel 2014, queste elezioni segnano una svolta che vede per la prima volta, e in prima linea, volti nuovi di donne appartenenti a minoranze etniche e religiose, di gay e di giovani. Sono le donne a essere le vincitrici indiscusse delle Midterm. L’hanno chiamata "Pink Wave": una imponente onda rosa nel Congresso degli USA che ha portato alla Camera dei Rappresentanti 113 donne per la maggior parte del partito blu (ndr, il partito Democratico). Alexandria Ocasio-Cortez è la più giovane donna parlamentare della storia degli Stati Uniti d’America che con i suoi soli 29 anni è stata eletta rappresentante del quattordicesimo distretto dello stato di New York (Bronx e Queens) con una percentuale di voto pari al 78%. Alexandria, di origini portoricane, nata nel Bronx e socialista, si è proposta in campagna elettorale, con la sua agenda radicale e di sinistra, come una "working class leader" sostenuta dal democratico Bernie Sanders, attualmente senatore per lo Stato del Vermont. Nel programma elettorale della nuova star democratica sono presenti molti punti della piattaforma di Sanders come: sanità gratuita per tutti, la protezione dei giovani immigrati portati negli Usa da genitori clandestini e l’abolizione del dipartimento per l’immigrazione e le frontiere.

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Rashida Tlaib e Ilhan Omar, invece, sono le prime due deputate musulmane elette alla Camera contro ogni retorica islamofoba provocata da una parte dei media è dall’ establishment politico della nazione. Rashida si è candidata con un programma progressista che punta alla distruzione della politica anti-immigrati del Presidente repubblicano Donald Trump: "Sono una donna orgogliosa di essere musulmana e ci dobbiamo opporre ad ogni tentativo di dividerci con politiche discriminatorie". A farle eco è la deputata somala Ilhan Omar, prima rifugiata africana e la prima ad indossare l’hijab al Congresso, la quale sottolinea la forte ingiustizia presente nel sistema d’immigrazione americano. Le democratiche Sharice Davids e Deb Haaland, inoltre, sono le prime donne native americane ad approdare a Capitol Hill, che assieme a Anna Eskamani, la prima Iraniana eletta in Florida, contribuiscono a segnare la storia di queste elezioni. La Pink Wave stravolge anche i pregiudizi sul colore della pelle: Ayanna Pressley è la prima donna afroamericana a rappresentare lo stato del Massachusetts e forse anche la prima ad aver ballato ’Respect’ di Aretha Franklin in seguito alla vittoria, conquistando la simpatia e il cuore della gente. Anche sul fronte del partito rosso qualcosa è cambiato grazie, ad esempio, all’elezione di Marsha Blackburn, che battendo Phil Bresden nel Tennessee, è diventata la prima donna a rappresentare lo stato dell’America del Sud al Senato. La Pink Wave ha di certo apportato una metamorfosi rivoluzionaria all’interno dell’organizzazione del sistema politico americano, ma prima di tutto ha liberato e raccolto le speranze di tutte quelle donne americane che non hanno avuto la possibilità di far sentire il proprio grido d’aiuto; schiacciate da pungenti cori d’odio fomentati da una società caratterizzata da piccole menti ancora profondamente sessiste. Questo vento di novità è l’inizio di un cambiamento, o meglio, potrebbe esserlo.

Nicòl De Giosa

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