DOMENICA CON GLI ANTICHI SAPORI

La cucina della tradizione: Gnocchi alla romana

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Gli gnocchi alla romana sono preparati con il semolino ed hanno forma di dischi; hanno composizione e sapore diverso da quelli preparati con le patate, che hanno preso piede quando i tuberi iniziarono ad essere importate dalle Americhe e che oggigiorno sono senza dubbio più conosciuti.

Fino al 700’ erano conditi anche con zucchero e cannella. Era un piatto che solitamente veniva preparato il giovedi. Per renderli più graditi ai bimbi di poco appetito spesso venivano sagomati a forma di animali, o di pesci o di figure geometriche.

Avevano fama di portare fortuna, ed erano spesso consumati in pranzi importanti o in occasione di festività e di particolari ricorrenze. Faceva notare Ada Boni: “L’aspirazione e il desiderio di celebrare gli sponsali con un bel piatto di gnocchi, non restano diminuiti di valore. Infatti questi famosi gnocchi appartengono a quella categoria di vivande che potrebbero chiamarsi fauste e che recano quasi sempre alla mensa una significazione di festa o di allegrezza: tanto che spesso un invito a pranzo per festeggiare una data ricordativa o un lieto avvenimento viene accompagnato dalla promettente frase: “se famo un ber piatto de gnocchi!”.

Molto più espressive le parole dell’Artusi: “Eccovi gli gnocchi che collocherete uno sopra l’altro in bella mostra entro un vassoio proporzionato, intrammezzandoli col resto del burro a pezzetti e spolverizzandoli, suolo per suolo, ma non alla superficie, col resto del parmigiano”. In seguito apportò delle modifiche a questa ricetta, sostituendo tra l’altro il semolino con la farina.

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Fate cucinare in una pentola il burro, il latte ed un pizzico di sale. A bollitura raggiunta versate il semolino e fatelo addensare mescolando in continuazione per evitare la formazione di grumi. Aggiungete i tuorli d’uovo, il parmigiano grattugiato e mescolate.

Non appena il composto si sarà raffreddato stendetelo su un piano, formando una sfoglia spessa non più di un centimetro. Da tale sfoglia ricavate dei dischi dal diametro di circa 5 centimetri e sistemateli in una pirofila da forno ben imburrata sovrapponendoli, ma non del tutto, l’uno sull’altro. Ricopriteli di burro fuso, cospargeteli di parmigiano e fateli gratinare in forno a 180° per circa 20 minuti, finché la superficie sarà leggermente dorata.

Due simpatiche poesie di Aldo Fabrizi

LA CIVIRTA’ DE LI CONSUMI

(Da “La Pastasciutta. Ricette e considerazioni in versi “ di Aldo Fabrizi.)

Addio sughetti fatti cor battuto!

Miracoli de l’angeli in ciavatte.

Ormai co li barattoli e le latte

er pranzo si prepara in un minuto.

Purtroppo er monno d’oggi è più evoluto

e le cose se vennono già fatte,

però pe’ me, la pasta ne le buatte

l’ha inventata la moje d’un cornuto.

Dice: “E’ la Civirtà de li consumi!”.

Vabbè, capisco chiude in un bidone

la frutta, le conserve, li legumi…

Ma pe’ la pasta nun ce vojo stà!

Io resto antico, berbero, cafone

e me ne frego de la Civirtà!

ER MORTORIO

(Da “La Pastasciutta. Ricette e considerazioni in versi “ di Aldo Fabrizi.)

Appresso ar mio nun vojo visi affritti,

e pe’ fa’ ride pure a’ st’occasione

farò un mortorio con consumazione…

in modo che chi venga n’approfitti.

Pe’ incenso, vojo odore de soffritti,

‘gni cannela dev’essere un cannellone,

li nastri – sfoje all’ovo e le corone

fatte de fiori de cucuzza fritti.

Li cuscini – timballi de lasagne,

da offrì ar momento de la sepportura

a tutti quelli che “sapranno” piagne.

E su la tomba mia, tutta la gente

ce leggerà sta sola dicitura:

”Tolto da questo mondo troppo al dente”

Bruno Di Ciaccio

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