DA OGGI A DOMANI E DA DOMANI A DOPODOMANI
IL POTERE DI PROCRASTINARE

Cosa vuol dire “procrastinare”?
Si dice che per sconfiggere il proprio nemico bisognerebbe prima conoscerlo. Allora cominciamo con l’aiuto di quel dizionario polveroso, dimenticato sullo scaffale:
[pro-cra-sti-nà-re] v.tr. dal latino: procrastinare, composto di pro (=a favore) e crastinus (=di domani), aggettivo cras (=domani). SIGN: Rimandare a domani.
Noach Milgram ha scritto la prima storica analisi su questo tema nel 1992. Nell’opera sostiene che le società tecnicamente avanzate prevedono la presenza di numerosi impegni e scadenze nella vita della gente, che provocano la tendenza alla procrastinazione.
In realtà, a me sembra più probabile che questa tendenza esista dalla notte dei tempi, ma è solo negli ultimi secoli che le sue conseguenze sono considerate all’unanimità disastrose.
Infatti, riferimenti al procrastinare sono riscontrabili già in antichi testi religiosi e in documenti militari romani e greci, di almeno 3.000 anni fa. In uno dei suoi discorsi, denunciando Antonius, Cicerone disse: “Nella esecuzione di quasi tutti i compiti, la lentezza e la dilazione sono i mali peggiori” (Philippics, 6.7).
Qual è la natura di questa abitudine?
Secondo il Dr. Piers Steel, professore all’ Università di Calgary, la procrastinazione potrebbe essere associata alla distrazione, alla scarsa organizzazione, alla bassa motivazione per il succeso e a un divario tra intenzione e azione.
La procrastinazione comporta la scelta volontaria di un comportamento o di un compito rispetto ad altre possibilità: non si possono rimandare tutti i propri compiti senza una ragione, ma se ne possono favorire alcuni rispetto agli altri. A meno che le persone non lo facciano casualmente, è la natura stessa del compito ad avere un effetto sulle decisioni. Sono stati suggeriti due fattori ambientali prevedibili:
- tempi di ricompense e punizioni. È stato a lungo osservato che più lontano è un avvenimento temporaneo, minore è l’impatto che ha sulle decisioni delle persone;
- avversione al compito. Per definizione, si cercano di evitare stimoli avversivi e, di conseguenza, più la situazione è avversa, più è probabile che la si eviti.
Allora, chi procrastina?
- Persone con credenze irrazionali. Queste ultime ostacolano la ricerca della felicità e l’adempimento dei desideri. Le credenze non sono basate su prove e non sono abbandonate neanche a seguito di confutazioni. Le persone che soffrono di credenze irrazionali spesso dubitano della loro capacità di fare bene.
- Persone con bassa auto-efficacia e bassa autostima. Entrambe sono collegate alla paura del fallimento.
- Depressione. McCown, Johnson e Petzel hanno condotto un’analisi su un gruppo di procrastinatori scoprendo che il sentirsi giù, il nevroticismo e la diminuzione dei sentimenti di controllo sulla situazione tendevano a caricarsi insieme, e che collettivamente potevano rappresentare almeno una delle cause della procrastinazione.
- L’estroversione è una delle cause più interessanti di procrastinazione, ma anche una delle più complicate.
- Le persone impulsive possono essere più propense a procrastinare, poiché sono dominate dai desideri del momento e prestano attenzione solo a quelli.
- Le persone che sono facilmente annoiate e desiderano emozioni, e quindi rimandano intenzionalmente il lavoro per sentire la tensione di una scadenza. L’abitudine alla ricerca di sensazioni può anche creare dipendenza, incrementando ancor più la procrastinazione. Su questo, i ricercatori Chu e Choi hanno un’altra opinione. Questi ultimi, infatti, hanno differenziato due tipi di procrastinatori: procrastinatori passivi e procrastinatori attivi. I procrastinatori passivi sono procrastinatori in senso tradizionale. Sono paralizzati dalla loro indecisione di agire e non riescono a finire le attività in tempo. Al contrario, i procrastinatori attivi sono un tipo "positivo" di procrastinatore. Preferiscono lavorare sotto pressione e procrastinano di proposito. I risultati mostrano che, anche se i procrastinatori attivi procrastinano nella stessa misura dei passivi, sono più simili ai non procrastinatori in termini di controllo del tempo, credenza di auto-efficacia e rendimento scolastico.
Cosa dice la biologia?
Una ricerca di Daniel Gustavson, Akira Miyake, John Hewitt e Naomi Friedman (Dipartimento di Psicologia e Neuroscienze e Istituto di Genetica del Comportamento) ha chiesto a 181 gemelli identici e 166 gemelli fraterni cresciuti nella stessa famiglia di indicare il grado in cui erano procrastinatori. Come spiegano gli autori, l’assunto di questo approccio genetico comportamentale è che i gemelli identici condividono il 100% dei loro geni (alleli identici per discendenza) mentre i gemelli fraterni condividono in media il 50% dei loro alleli. Dato che ognuna di queste coppie gemelle (dello steso sesso) condivide un ambiente familiare comune, il grado in cui i gemelli identici sono più simili tra loro rispetto ai gemelli fraterni fornisce informazioni sulle influenze genetiche e ambientali. Questa ricerca ha rivelato che il 46% della varianza nella procrastinazione può essere attribuita alla variabilità genetica. Non solo: anche la correlazione genetica tra procrastinazione e impulsività era 1.0, il massimo! Ciò vuol dire che la procrastinazione può essere un sottoprodotto evolutivo dell’impulsività. Per rendere le cose più complesse, “procrastinazione e impulsività sembrano condividere una comune abilità cognitiva, cioè la capacità di gestione degli obiettivi, qui definita come la capacità di mantenere attivamente e, se necessario, richiamare (o riattivare) gli obiettivi a breve o a lungo termine, per gestire efficacemente i comportamenti”.
E poi?
Secondo una ricerca condotta da Beutel, “la procrastinazione era costantemente associata a stress più elevato, maggiore depressione, ansia, affaticamento e ridotta soddisfazione in tutti i campi della vita, specialmente il lavoro e il reddito”. Gli autori concludono anche che gli uomini giovani (14-19 anni) procrastinano piu delle donne giovani. Associazioni sono state trovate anche con la mancanza di partenariato e disoccupazione.
Gli autori sottolineano anche l’effetto della cultura occidentale: “Mentre la scelta è considerata fondamentale per l’autonomia e il benessere psicologico, il sovraccarico di scelta può indurre esiti negativi come la incapacità di decidere. Inoltre, negli ultimi anni Internet è diventato parte integrante della vita quotidiana ed è ampiamente utilizzato negli ambienti lavorativi ed educativi. Le attività online che forniscono costanti distrazioni possono incoraggiare la procrastinazione”.
Per concludere, una buona notizia: la coscienziosità, quasi l’opposto della procrastinazione, aumenta con l’età!
To be continued...
Lascia un commento
NB: I commenti vengono approvati dalla redazione e in seguito pubblicati sul giornale, la tua email non verrà pubblicata.