Covid, Conte all’Onu: "Italia simbolo di uno sforzo collettivo"

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Covid, Conte all’Onu: "Italia simbolo di uno sforzo collettivo"

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"Settantacinque anni fa, dalle ceneri di un conflitto mondiale che aveva devastato nazioni e popoli, la nascita dell’Organizzazione delle Nazioni Unite segnava un nuovo inizio della storia mondiale, fondato sulla condivisione dei valori di libertà, pace e democrazia. Oggi ci troviamo ad affrontare una situazione altrettanto drammatica, seppur dovuta a mali differenti, inediti. Un nemico invisibile ha sconvolto le nostre esistenze e le nostre abitudini consolidate. Ha provocato vittime e soffocato l’economia mondiale, costringendoci a interrompere le relazioni sociali e a limitare le nostre libertà". Così il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, intervenendo alla 75ma sessione Assemblea generale delle Nazioni Unite.

"La pandemia da Covid 19 ha colpito indiscriminatamente tutte le regioni e i popoli del mondo, mettendo nuovamente a dura prova l’umanità. Questa tragedia ci ha cambiati ma ci consegna anche l’opportunità di un ’nuovo inizio’, che sta a noi cogliere: dopo questi mesi di sofferenza, oggi ci guardiamo negli occhi in modo differente, facendo appello ad un nuovo mutualismo e ad un rinnovato spirito solidale", rimarca il premier.

"L’Italia è stato il primo Paese in Europa e in Occidente che si è trovato a fronteggiare questa emergenza su larga scala. Il nostro Paese è divenuto simbolo di uno sforzo collettivo - ricorda Conte - umano prima ancora che sanitario e politico, portato poi in dote all’intera comunità internazionale. Nelle settimane di profonda emergenza, l’Italia ha toccato con mano il sostegno e la vicinanza della comunità mondiale. Tante le manifestazioni di solidarietà e di assistenza e tanti, lo voglio sottolineare, gli attestati che hanno riconosciuto la forza, la resilienza e il coraggio dei miei concittadini a cui, anche in questa sede, sento il dovere di dire ‘grazie’ per il grande senso di responsabilità dimostrato".

"Il nostro Paese - sottolinea - ha superato con determinazione la fase più acuta dell’emergenza sanitaria, facendo tesoro dell’esperienza maturata direttamente sul campo, in prima linea, nelle corsie degli ospedali, nei laboratori di ricerca. Un impegno che oggi sentiamo di condividere in un sistema multilaterale rinvigorito, con le Nazioni Unite al suo centro, per rendere quanto più concreta l’idea di un mondo all’altezza delle sfide poste dalla pandemia".

"Sin da subito abbiamo proposto la costituzione di un’alleanza internazionale per la lotta al Covid-19 - ricorda Conte - Questa iniziativa ha contribuito a mobilitare, in tempi straordinariamente rapidi, oltre 40 miliardi di euro per la risposta globale dell’Unione Europea alla crisi, in particolare per garantire l’accesso equo ed universale al vaccino, alla diagnostica e alle terapie".

"L’Italia li considera beni pubblici globali - rimarca il premier - con l’obiettivo di non lasciare nessuno indietro. Ci siamo adoperati in tutti i principali fora internazionali e di governance globale per una risposta multilaterale, sul piano sia sanitario che economico, articolata in misure eccezionali. L’insegnamento che la nostra comunità nazionale ha tratto da questa difficile esperienza è, nella sua complessità, molto semplice: la salute è un bene comune, inalienabile, e come tale deve essere garantito ad ogni donna, ad ogni uomo del Pianeta".

"Oggi sono orgoglioso non solo che l’Italia, con i suoi scienziati, ricercatori e le sue aziende, sia protagonista in alcuni dei progetti più avanzati per la ricerca del vaccino - prosegue il presidente del Consiglio - Mi rende orgoglioso in particolare poter dire anche che il nostro contributo e la nostra ricerca saranno patrimonio collettivo: il vaccino verrà messo a disposizione di tutti i popoli. Non possiamo permetterci di guardare al futuro del Pianeta e dei nostri figli con egoismo, ignorando il fatto che la tutela della salute rischia, in diverse, troppe parti del mondo, di essere un lusso".

"La speranza di vincere presto la pandemia, inoltre, non deve coincidere con l’augurio di tornare al più presto alla semplice ’normalità’. Dobbiamo desiderare di più, immaginare e reinventare un mondo diverso: perché la realtà di prima non era la migliore possibile, era perfezionabile. La scommessa per ognuno di noi è dunque quella di essere migliori: è la lezione di vita che la pandemia ha scritto sulle nostre agende. Ignorarla, voltando pagina, sarebbe un errore imperdonabile".

E la pandemia "ci ha insegnato che solo insieme possiamo voltare anche questa pagina buia. È ancora una volta il momento di mettersi in cammino. È il momento del coraggio, è il momento della visione, come 75 anni fa. Quindi rinnoviamo tutti insieme il nostro impegno a lavorare per costruire il futuro dei nostri figli".

MIGRANTI - "Tra gli effetti negativi che la pandemia ha avuto nelle aree di crisi vi è l’ulteriore peggioramento delle condizioni di già estrema vulnerabilità dei migranti - evidenzia il premier - I flussi migratori irregolari sono una sfida globale a cui la Comunità internazionale non può che fornire risposte a livello multilaterale. Serve un’azione strutturata intorno ai principi di solidarietà e di responsabilità, fondata sul partenariato con i Paesi di origine, di transito e di destinazione dei flussi".

LIBIA - Poi la Libia. "Oggi guardiamo con speranza ai timidi ma incoraggianti avanzamenti del processo di pace in Libia. Le sue possibilità di successo sono legate a due principi: il rispetto della ownership del popolo libico nell’identificazione di una soluzione inclusiva e l’imprescindibile ruolo di mediazione delle Nazioni Unite - sottolinea il presidente del Consiglio - Dobbiamo impedire le interferenze, le ingerenze esterne".

"Il cessate-il-fuoco, pur con tutta la sua fragilità, ha finalmente riaperto uno spazio al dialogo intra-libico, di cui i recenti colloqui di Montreux rappresentano un segnale che dobbiamo saper cogliere e proteggere. E non c’è miglior modo di sostenere la pace che mostrarne i vantaggi alle stesse popolazioni interessate. Per questo, il prossimo passo da compiere in Libia è quello di consentire la ripresa della produzione petrolifera, su tutto il territorio, promuovendo un’equa gestione delle risorse a beneficio di tutto, dico tutto, il popolo libico", conclude Conte.

Redazione

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