Cosa sappiamo dell’Alzheimer?

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La vecchiaia è un lento processo che conduce inevitabilmente alla perdita dell’autonomia. Si scopre pertanto la necessità di poter fare affidamento su qualcuno che possa ancora garantire una connessione col mondo. Si rabbrividisce all’idea che il tarlo della memoria possa impossessarsi di noi facendoci perdere la cognizione spazio/temporale.

Come si vive con l’Alzheimer? Cosa sappiamo realmente di questa debilitante malattia che tantissime famiglie sono costrette ad affrontare con enorme difficoltà? I malati di Alzheimer e altre demenze sono oltre 36 milioni nel mondo, più di 6 milioni in Europa e un milione in Italia. Le stime, secondo gli esperti, sono destinate a raddoppiare drammaticamente entro il 2020. Chi ne soffre è vittima di una patologia degenerativa contro la quale la medicina può poco o nulla. I campanelli d’allarme sono rappresentati dall’occorrenza di momenti di confusione e disorientamento e dal manifestarsi di ripetuti episodi di dimenticanze significative. Potrebbe essere significativo il fatto che il proprio familiare tende, in diverse occasioni, a ripetere ciò che ha appena detto senza rendersene conto, oppure non ricorda un evento occorso da poco, o di frequente sposta gli oggetti senza ricordare dove li ha riposti. Anche momenti in cui il familiare non è in grado di orientarsi in un ambiente solitamente a lui noto potrebbe rappresentare un’iniziale manifestazione della malattia.

Mentre mio padre, poco a poco, perdeva pezzi di sé, io cercavo di ottenere informazioni su come aiutarlo, dargli sollievo. Una lotta solitaria, perché in Italia i servizi di assistenza socio-sanitaria per i malati di Alzheimer sono carenti, mal distribuiti e di difficile accesso - riferisce un familiare intervistato - Spesso a noi familiari non viene spiegato cosa accadrà, come accudire al meglio il malato o quali servizi abbiamo a disposizione. Così ci troviamo caricati di un peso psicologico, emotivo, sociale ed economico enorme. Al dolore di vedere il tuo caro perdere la memoria, alla fatica di assisterlo, si aggiunge la rabbia verso un Paese che vorrebbe togliergli anche la dignità. Eppure è bastato guardarmi attorno per rendermi conto di quante persone vivevano il mio stesso problema”. Dopo un certo stadio di sviluppo dell’Alzheimer, il malato è quello che forse "soffre" di meno. Il peso enorme di questa malattia ancora senza una cura si scarica sulle famiglie, stravolgendo le abitudini, modificando i rapporti affettivi fino, a volte, a logorarli, costringendo a rinunce e a sacrifici.

Ester Lucchese

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