Contraccettivi per le leonesse del Lewa Wildlife Conservancy
“Difendiamo le specie a rischio di estinzione”
L’autorità di gestione della fauna selvatica del Kenya, il Kenya’s Wildlife Service, è finita al centro di un vortice di polemiche dopo aver scelto di impiantare contraccettivi nelle leonesse per limitare il più possibile il numero di nascite di nuovi predatori. Ad oggi, infatti, innumerevoli specie selvatiche sono a rischio estinzione: ridurre il quantitativo di potenziali predatori pericolosi potrebbe risultare un’adeguata linea d’azione da adottare. Tuttavia, molti ambientalisti si sono schierati contro tale decisione, pronti a difendere il già esiguo numero di leoni. L’Africa Wildlife Foundation ha infatti stimato che, negli ultimi due decenni, la popolazione di felini sia diminuita del 43%.
Il direttore del servizio di ricerca e pianificazione della biodiversità, Patrick Omondi, ha affermato che la scelta di impiantare contraccettivi in sei leonesse nel Lewa Wildlife Conservancy è derivata principalmente dalla necessità di preservare i rinoceronti: “Abbiamo meno di 1000 rinoceronti neri in Kenya, e se perdi in un anno quattro di loro a causa dei leoni, è difficile mantenere questo equilibrio delicato. In qualità di autorità per la gestione della fauna selvatica, vorrei ricordare che tutto ciò che facciamo è avere a cuore l’interesse delle specie” ha spiegato Omondi.
Philip Muruthi, vicepresidente per la conservazione e la scienza delle specie presso l’Africa Wildlife Foundation, ha affermato, invece, in modo estremamente lungimirante: “Penso che ciò a cui stiamo arrivando può essere uno strumento, ma deve essere fatto con molta attenzione, non deve essere la prima scelta. Non si può dare un contraccettivo all’animale senza tracciarne il funzionamento effettivo. Ci sono alcuni rischi connessi, a partire dal fatto che l’animale debba essere sedato e ogni cattura presenta i suoi pericoli”. Un’alternativa valida, sostenuta da Muruthi, sarebbe quella di spostare i predatori in nuovi habitat, lontani dalle specie a rischio estinzione. Una soluzione che però non piace affatto a Patrick Omondi, il quale, già forte di esperienze precedentemente vissute, ritiene che possa essere altrettanto pericoloso trasferire animali selvatici in habitat completamente diversi: i tempi di adattamenti sono troppo lunghi e la percentuale concernente il rischio di morte di queste specie è elevata. Nel 2018, otto rinoceronti neri sono stati trasferiti nel parco nazionale di Tsvo East, morti poco dopo per aver bevuto accidentalmente acqua salata. Un esperimento fallito che ha condotto Omondi verso una scelta più pratica, seppur decisamente poco supportata.
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