Conflitti d’interesse e corruzione in sanità

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Non è una novità che nella sanità si parli spesso di conflitti d’interesse e di corruzione, le cronache sono piene di queste notizie, ma quello che colpisce è che l’allarme è stato lanciato proprio da una delle più prestigiose riviste mediche internazionali, il British Medical Journal (BMJ) che il 12 giugno 2010 a firma di Fiona Godlee, editor in chief del BMJ, lancia un deciso attacco verso i conflitti d’interesse intorno alla pandemia influenzale. L’attacco è particolarmente mirato verso gli “esperti” del WHO che documentatamente sono risultati nei libri paga della Roche , multinazionale che produce l’antivirale Tamiflu, sotto forma di “consulenze” e “ lezioni”. La maggior parte degli esperti della WHO che il BMJ ha consultato non ha dimostrato segreti circa la propria appartenenza alle industrie farmaceutiche.

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Questa mancanza di trasparenza è aggravata dall’esistenza di un “comitato d’emergenza” segreto che ha consigliato il direttore Generale Margaret Chan su quando dichiarare al “mondo” lo stato pandemico; una decisione che ha determinato la firma di contratti costosi per la produzione di vaccini in tutto il mondo. “Curiosamente i nomi dei 16 membri del comitato d’emergenza sono conosciuti soltanto dalle persone presenti nel WHO” è quanto riporta l’editoriale del BMJ.

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Già dagli anni ’70 esplose lo scandalo dei latti in polvere per neonati che diventavano sostitutivi del latte materno, ma la severa presa di posizione della WHO contro questa iniziativa perse di vigore quando alcune grandi industrie farmaceutiche elargirono finanziamenti importanti alla stessa WHO.

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I conflitti d’ interesse in medicina permangono particolarmente in Europa, differentemente dagli USA dove sono stati raggiunti importanti progressi con la loro “azione alla luce del sole” applicata dalla legislazione americana. Per tal motivo la credibilità della WHO risulta enormemente danneggiata. A questo editoriale del BMJ che abbiamo citato fa eco un altro articolo , sempre del BMJ del 28 giugno 2014, che ha dedicato ampio spazio, con un editoriale e un servizio sull’India, al tema della corruzione in sanità.

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Gavino Maciocco e Loretta De Nigris, su Toscana Medica dell’ottobre 2014 , riprendono quanto scritto sul BMJ…” La sanità è un settore ad alto rischio di corruzione. Si stima che il 10-25% della spesa pubblica globale sia persa in corruzione. Una cifra enorme se si considera che la spesa sanitaria mondiale è di oltre 7 mila miliardi di dollari l’anno”.

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La corruzione in sanità vede il suo primo posto nelle “tangenti” (kickbacks) cui segue “ l’appropriazione indebita “ , gli “appalti truccati”, le “truffe alle assicurazioni”, i “conflitti d’interessi”, il “trading in influence”, quando una persona abusa della sua influenza nei processi decisionali di una istituzione o di un governo per ottenere vantaggi materiali o anche immateriali, “revolving door corruption” quando pubblico e privato si mettono d’accordo a detrimento dell’interesse di una nazione (vista all’opera in occasione dell’epidemia influenzale H1N1 nel 2009), clientelismi, favoritismi e nepotismi. Il più comune indicatore usato per misurare il livello di corruzione nella sanità di un paese è il “Trasparency International Corruption Perception Index (TICPI)”. La corruzione tra il personale della sanità è ritenuta molto diffusa in Grecia (70/80%), Slovenia, Ungheria, Romania. In Italia la corruzione raggiunge il 45%, mentre la corruzione è molto poco diffusa in Danimarca, Finlandia e Olanda ( 5/10%). Nessun paese è esente alla corruzione; negli USA la corruzione viene stimata tra gli 80 e i 270 miliardi di dollari l’anno ed i pazienti sono i primi ad essere danneggiati. Questa è una delle grandi ferite aperte della medicina.

L’India simbolo della corruzione in sanità

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L’India rappresenta uno dei simboli mondiali della corruzione ; lì i progressi tecnologici sono disponibili solo per coloro che possono pagare mentre per gli oltre 800 milioni di persone che rientrano nella fascia “underclass” non esiste la possibilità di accesso all’assistenza sanitaria di qualità. Una cosa unisce però l’intera sanità indiana: la corruzione. Le tangenti sono presenti ovunque, tanto che la mazzetta al proscrittore varia dal 10 al 15% del prezzo della prestazione specialistica, oppure quando si richiedono soldi sottobanco ai pazienti per saltare una lista d’attesa o quando la scelta di un antibiotico da usare in ospedale è accompagnata dalla elargizione di un’auto di grossa cilindrata al direttore sanitario.

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Ma la corruzione in India si estende anche alla formazione medica dove gli studenti devono pagare cifre molto grosse che si aggirano sui 200 mila dollari che corrispondono a 20 volte il salario medio annuale per poter accedere all’università o ad una scuola di specializzazione. Nel 2010 in India venne arrestato per corruzione il presidente del Medical Council of India, Ketan Desai, tanto che venne sciolta l’istituzione medica da parte del Presidente dell’India. Il BMJ riporta..” I medici hanno consentito ai loro cani di dormire troppo a lungo per paura, letargia o complicità”, ma il profilo della sanità indiana potrebbe rapportarsi a quello di tanti stati europei, inclusa l’Italia, dove l’immagine di una medicina corrotta offusca spesso il lavoro serio ed etico di tantissimi sanitari e professionisti impegnati nelle periferie come nei grossi centri di assistenza e di ricerca.

Massimo Montinari

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