Condannato il padre assente. Risarcisce il figlio, ora 45enne

“Danno esistenziale per privazione della figura paterna”: scatta l’indennizzo da 20 mila euro

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Il 45enne Vincenzo Trani, procuratore di promesse calcistiche, dopo un quindicennio ha finalmente ottenuto dal Tribunale di Matera un risarcimento a seguito di privazione della figura paterna.Quest’ultima è costituita dal 67enne Giovanni Sanchirico, comandante dei vigili di Tursi (MT) che, sulla base degli atti processuali, avendo riconosciuto le proprie responsabilità verso il giovane Vincenzo, “negando gli iniziali propositi”, si trasferiva a Genova disinteressandosi del figlio e lasciando alla madre, Anglona Trani, l’incarico e l’impegno anche economico di crescerlo.

cms_7951/2.jpgIl danno esistenziale, in relazione alla “mancanza di sostegno morale e materiale”, è stato quantificato dal giudice in sole 20 mila euro rispetto ai 150mila richiesti. Si tratta di una sentenza storica perché condanna la sola mancanza del sostegno affettivo del genitore, a prescindere dai danni materiali. Ciò rappresenta, nel linguaggio tecnicamente giuridico e di derivazione latina, un “illecito endo-familiare”: è il caso del padre che compare nella vita del figlio solamente in occasioni “striminzite”, “come ad esempio cerimonie nuziali, qualche festa di compleanno e laurea”, venendo meno così alle proprie responsabilità e andando a compromettere il “compendio della crescita psico-fisica” perché, secondo il giudice, il padre “costituisce un fondamentale punto di riferimento”. Il giudice Antonello Vitale, affiancato dalpresidente Giorgio Pica, nella sentenza ha motivato che un padre, avendo trascurato il figlio e lasciando il compito alla coniuge, va condannato. Principio, questo, positivo e giuridicamente corretto.

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L’entità del risarcimento, a essere precisi ed esigenti, potrebbe far pensare che la paternità, in relazione ai valori emozionali e psicologici (un sorriso, una carezza, un bacio, un abbraccio, più in generale una condivisione di emozioni, di esperienze e soprattutto di valori) sia oggi poco valutata in termini di rimborso.

Vincenzo Trani ha detto: “Quando da bambino e ragazzo lo incrociavo in paese, fingeva di non conoscermi. Quella sofferenza me la porterò dentro per tutta la vita”. Lo stesso ha atteso l’esito della sentenza sino all’età dei quarantacinque anni, avendo reclamato tutto ciò solamente quando ha compiuto l’età dei trent’anni. In realtà, avrebbe potuto impiantare una causa civile di risarcimento già molto tempo prima: è la prima volta, infatti, che viene attivata e richiesta da un adulto, laddove ordinariamente viene invece rivendicata da parte delle madri per conto dei figli minori non riconosciuti dai padri. Ma, in fondo, l’importante è chiedere e ottenere ciò che è ci è dovuto comunque e dovunque.

Anna Di Fonzo

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