Caffè pedagogico

I monologhi del Festival e la funzione educativa dei media

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I riflettori su Sanremo sono ancora accesi: cinque appuntamenti serali nei quali si sono avvicendati monologhi, canzoni e tanto altro ancora.

I sondaggi parlano di audience e gradimento elevati e, dal punto di vista pedagogico, ci si chiede quale sia la funzione educativa dei media.

cms_8413/2.jpgSecondo l’accezione di alcuni studiosi, i media non sono solo strumenti di cui disponiamo oggi e che ci consentono di conoscere, conoscerci e comunicare, ma sono anche strumenti che ci offrono l’occasione per avviare un ripensamento dell’intera esperienza umana, e, all’’interno di questa, della specifica componente educativa.

Un medium non va più considerato come semplice canale della comunicazione, intesa nel senso tradizionale di “trasmissione di messaggio”, ma come una particolare “interfaccia” orientata alla costruzione, alla negoziazione e alla condivisione di significati, sostenuta da un supporto tecnologico predisposto alla elaborazione di sistemi simbolici socialmente identificabili.

Così i media, se consapevolmente utilizzati, dialogando e interagendo tra di loro, e facendo tutto ciò tramite noi stessi, ci mettono a contatto diretto con i quadri ma anche le cornici del conoscere.

Ed è proprio per quanto abbiamo detto fino ad ora che, in campo pedagogico - didattico, le tecnologie sono viste come un prezioso strumento per la promozione di una “pedagogia esigente”, pensata e teoricamente centrata sulla possibilità di interpretare i media come dispositivi filosofici, perché, in qualche modo, promotori del “sapere pensare”.

Tutto ciò offre un interessante spunto di riflessione per quel che concerne gli aspetti positivi della comunicazione televisiva, in risposta alla sempre più frequente stigmatizzazione dei media, ritenuti “cattivi educatori” di spettatori spesso passivi e impossibilitati ad interagire in modo costruttivo.

Durante il Festival sono stati trattati alcuni temi di grande interesse sociale nei testi delle canzoni interpretate e nei monologhi e interventi dei conduttori e degli ospiti.

Ne abbiamo individuati quattro che riteniamo siano particolarmente rilevanti: la violenza sulle donne, il lavoro e la crisi di ideali giovanili, il terrorismo e l’immigrazione.

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Per lanciare un forte segnale contro la violenza sulle donne, un ranuncolo è apparso sulla mise di tutti gli attori del festival: conduttori, ospiti e concorrenti, senza distinzione di sesso per un impegno trasversale. Inoltre, la conduttrice Michelle Hunziker, con alcune attrici presenti tra il pubblico, ha realizzato un flash mob, a sostegno delle donne vittime di violenza, durante il quale sono state interpretate canzoni emblematiche di Loredana Bertè, Edoardo Bennato, Francesco De Gregori e Fiorella Mannoia.

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La crisi valoriale del mondo giovanile (e non solo) è il contenuto di uno dei testi presentati dai concorrenti: “Una vita in vacanza”, dello Stato sociale, offre uno spunto di riflessione sul disorientamento generato dai falsi miti, sulla crisi lavorativa e sulle sperequazioni sociali ed economiche:

«Vivere per lavorare

O lavorare per vivere

Fare soldi per non pensare

Parlare sempre e non ascoltare

Ridere per fare male

Fare pace per bombardare

Partire per poi ritornare»

Sempre riguardo ai testi, la canzone vincitrice lancia un forte messaggio contro il terrorismo di matrice religiosa, sottolineando l’importanza di non lasciarsi condizionare nella quotidianità, qualsiasi cosa accada.

In una delle interpretazioni dei due autori e interpreti Ermal Meta e Fabrizio Moro eccezionalmente insieme a Simone Cristicchi, quest’ultimo ha recitato come prologo, la lettera ai terroristi, resa famosa in seguito all’attentato al Bataclan, scritta da un giovane padre, rimasto solo dopo la morte della propria moglie e madre di un bambino di poco più di un anno, vittima dell’attentato parigino:

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«Venerdì sera avete rubato la vita di una persona eccezionale, l’amore della mia vita, la madre di mio figlio, eppure non avrete il mio odio. Non so chi siete e non voglio neanche saperlo. Voi siete anime morte. Se questo Dio per il quale ciecamente uccidete ci ha fatti a sua immagine, ogni pallottola nel corpo di mia moglie sarà stata una ferita nel suo cuore. Perciò non vi farò il regalo di odiarvi. Sarebbe cedere alla stessa ignoranza che ha fatto di voi quello che siete. Voi vorreste che io avessi paura, che guardassi i miei concittadini con diffidenza, che sacrificassi la mia libertà per la sicurezza. Ma la vostra è una battaglia persa.

L’ho vista stamattina. Finalmente, dopo notti e giorni d’attesa. Era bella come quando è uscita venerdì sera, bella come quando mi innamorai perdutamente di lei più di 12 anni fa. Ovviamente sono devastato dal dolore, vi concedo questa piccola vittoria, ma sarà di corta durata. So che lei accompagnerà i nostri giorni e che ci ritroveremo in quel paradiso di anime libere nel quale voi non entrerete mai. Siamo rimasti in due, mio figlio e io, ma siamo più forti di tutti gli eserciti del mondo. Non ho altro tempo da dedicarvi, devo andare da Melvil che si risveglia dal suo pisolino. Ha appena 17 mesi e farà merenda come ogni giorno e poi giocheremo insieme, come ogni giorno, e per tutta la sua vita questo bambino vi farà l’affronto di essere libero e felice. Perché no, voi non avrete mai nemmeno il suo odio».

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Il bellissimo monologo, infine, recitato da Pierfrancesco Favino, induce a riflettere sul tema sempre attuale dell’immigrazione. Un’intensa interpretazione, carica di pathos, che introduce l’intervento canoro di Fiorella Mannoia,sulle note di “Mio fratello che guardi il mondo” di Ivano Fossati.

Dal punto di vista pedagogico, l’impegno a trattare questi argomenti, giustifica il ruolo educativo dei mass-media, Specie in spettacoli televisivi come il Festival di Sanremo, così ampiamente seguiti, è una grossa opportunità che non ci si può lasciar sfuggire. La televisione, che piaccia o no, rientra nell’elenco delle istituzioni educative “minori”, dove quest’ultimo termine è virgolettato, in quanto il pubblico a cui si rivolge è così ampio da meritare un posto di maggiore rilievo.

A mio giudizio, credo sia opportuno che nelle scuole di primo e secondo grado monologhi come quello di Favino, o testi di canzoni dai contenuti così significativi e profondi, vengano proposti durante le ore curricolari, prevedendo un ampio, quanto necessario, insegnamento di Educazione alla Cittadinanza Attiva.

Lucia D’Amore

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