CUORE DI LUNA

Affabulazioni di un cavaliere errante

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Introduzione di Manrico Scarpelli

cms_363/558238_10151136041887866_645639257_n.jpgHo conosciuto Pier Giorgio una gelida serata di un inverno di qualche anno fa. Fui subito incuriosito dal suo accento perugino, lo stesso accento dei vecchi della mia famiglia, che vengono da quella terra. Ci mettemmo a parlare dell’Umbria e di Perugia, dei miei e dei suoi ricordi di bambino. Mi colpì la sua gentilezza di animo e di modi, la misura nei gesti e nelle parole, la sensibilità.Quella volta gli raccontai delle mie estati negli anni ’60, un bambino annoiato a soggiorno in quei borghi quasi deserti, abitati soltanto da anziani, senza altri bimbi con cui poter giocare.

Siamo diventati amici.Ci ho messo poco a capire che potesse essere proprio Pier Giorgio il bambino che avrei voluto incontrare quei pomeriggi solitari, ai giardinetti di Città della Pieve, quando non avevo voglia di accompagnare mia nonna al cimitero o a trovare qualche anziano parente. Ci saremmo molto divertiti andando a pescare al lago, o a guardar sfrecciare le auto sulla provinciale, a passeggiare in quel cuore verde che è la campagna umbra. Oppure a leggere qualche libro all’ombra pigra delle acacie.Dopo quella volta, ci siamo visti ancora. Abbiamo parlato, discusso, ci siamo scritti, chiamati. Abbiamo scoperto di avere le stesse passioni per le auto, le cose buone da mangiare e da bere, il pop inglese, il lago, le donne non comuni. E anche per le storie e i sogni e le poesie da ascoltare o da raccontare.Ho letto le poesie di Pier Giorgio.Di nuovo ho ascoltato quella gentilezza d’animo, quella misura e quella sensibilità, soltanto forse con un po’ più di amarezza.Ho rivisto il lago, le colline, i borghi e gli anziani che ci abitano.Ho rivisto una donna non comune.Ho sentito l’urgenza del desiderio di stare con lei, la frenesia e le corse folli per raggiungerla, la gioia dell’attimo quando è tua, l’estasi dell’abbraccio dei corpi che si incontrano.Ho sentito il vuoto e la tristezza quando lei va via.Ho sentito la forza del male e del dolore. Della morte. Ma soprattutto, ho sentito l’altra forza, più forte ancora. Quella dell’amore, della vita che accade, che ti capita addosso.Che ti fa sorridere, anche se vorresti piangere.Che ti fa dimenticare, ricominciare, andare avanti.Che ti fa amare, ancora.

Redazione

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