CRISI GOVERNO
Conte prende tempo. Tabacci, Orlando, Berlusconi.

I pontieri ’contiani’ stanno lavorando per evitare lo showdown sulla relazione Bonafede, la prossima settimana.
Non c’è nessuna intenzione di andare incontro a una nuova roulette russa, forse più pericolosa della fiducia incassata qualche giorno fa, spiegano fonti della maggioranza che raccontano un Giuseppe Conte aperto tutt’ora a ogni soluzione, anche a quella del voto, se proprio tutto dovesse andare male. Insomma, il premier si tiene aperte più strade (continua infatti il corteggiamento degli scontenti di Fi e Italia Viva), ma prima dell’appuntamento di mercoledì alla Camera per la relazione del Guardasigilli non dovrebbe salire al Colle per avviare le pratiche di un Conte ter.
Bruno Tabacci, leader di ’Centro democratico’, è andato a Palazzo Chigi ma non ha visto il premier. Come pontiere di Giuseppe Conte sta lavorando in queste ore a caccia di ’responsabili’ per dar vita a un gruppo parlamentare di stampo centrista che garantisca la sopravvivenza del governo in vista di un progetto politico di più ampio respiro con punto di riferimento lo stesso premier. Mercoledì in Aula, per il voto sulla Relazione sulla Giustizia del ministro Alfonso Bonafede, ci sarà "una prova di fuoco, lì si vedrà. Io penso che c’è la possibilità di allargare la maggioranza, ma passa attraverso un governo nuovo. Per togliere qualsiasi equivoco, ritengo che il presidente Conte è l’unico punto di equilibrio di questa coalizione. L’alternativa sono le elezioni: se la maggioranza non c’è si va al voto" ha detto Tabacci, lasciando Palazzo Chigi dove, ha puntualizzato, "non ho visto Conte, ma ho incontrato il ministro degli Esteri Di Maio".
Per Tabacci, dunque, "un rimpasto non basta", la soluzione passa dal Conte ter. "Per concludere la crisi è necessario aprire a un ventaglio di forze più ampio - ha detto - Renzi al Senato ha fatto un discorso di rottura, ma credo che in Iv ci siano posizioni più concilianti. E poi c’è l’area dei liberal-democratici di Fi", ha osservato prima di allontanarsi a piedi.
Andrea Orlando, numero due del Pd, sottolinea la necessità che il Guardasigilli faccia nella "sua relazione un’apertura sul tema della giustizia’’ a chi gli chiede un confronto e chiaro segnale di discontinuità e cambiamento.Per il vicesegretario Dem che ribadisce il no a un ’ritorno’ di Italia Viva non si può fare a meno dell’attuale presidente del Consiglio: ’’Il punto è semplice e tutto politico, il crollo di Conte rischia di essere la fine di questa maggioranza e la fine di una alleanza che rappresenta l’unica alternativa al campo sovranista". Orlando, quindi, chiede di andare avanti con l’avvocato del popolo, altrimenti si va dritto al voto (’’resta una strada necessitata, in mancanza di altre soluzioni’’), perché non ci sarebbero le condizioni politiche per un nuovo governo senza Conte o un esecutivo di unità nazionale (’’le larghe intese non sono praticabili’’). Sulla stessa linea Luigi Di Maio, oggi nella sua città natale di Pomigliano D’Arco, che, con questo andazzo, vede il rischio concreto di andare presto alle urne.
Anche Silvio Berlusconi vede avvicinarsi il voto. E lo dice espressamente in un passaggio della lunga nota diffusa a metà pomeriggio per smentire ’soccorsi’ al Conte ter o coalizione Ursula senza Lega-Fdi: ’’Noi avevamo avanzato la proposta di un governo di unità nazionale, ma è stata subito esclusa dal Pd e da M5S: è chiaro che questo rifiuto avvicina il ricorso alle elezioni anticipate".
Il Cav si fa sentire pure per smentire nuove ’defezioni azzurre’: "La caccia a qualche senatore dentro Fi è destinata a restare infruttuosa". Ma il pressing sugli azzurri continua, eccome. Resta il problema che ora come ora convincere qualcuno ad lasciare arma e bagagli un partito non è così facile: serve offrire ’garanzie’ sul futuro sicuramente, ma anche una prospettiva politica che non sia semplicemente offrire una temporanea ’stampella’.
E l’ipotesi di uno slittamento a giovedì della relazione Bonafede al Senato è vero che garantirebbe un giorno di vita in più al governo ma non cambierebbe di fatto quasi nulla. Uno dei papabili ’responsabili’ di Fi dice, infatti, a mezza bocca: ’’Che la relazioni slitti di un giorno è relativo. La sensazione è che Conte stia privilegiando trattative personali e non fa ragionamenti ad ampio respiro. Così rischia solo di tirare a campare e avrà vita breve...’’.
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