COSA BISOGNA FARE PER CAMPARE...

Il free lance, un lavoro duro ma piacevole.

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Quello che sto per raccontarvi è realmente accaduto alcuni anni fa. Il lavoro del giornalista free lance è veramente duro ma troppo bello. Nessuno stipendio fisso, ti pagano solamente se mandi qualcosa che possa interessare alle redazioni dei giornali. La notizia, se non c’è, bisogna crearla, inventarla o costruirla.

cms_388/7526891-molti-bullhorns-con-la-parola-gossip-su-di-esso.jpgPer diversi anni ho collaborato come corrispondente per un giornale di gossip e di nera. Questo settimanale si occupava di fatti di cronaca realmente accaduti e di pettegolezzi scandalistici. La tiratura era molto alta e la diffusione era a livello europeo. Questa rivista la si trovava in tutti i barbieri, parrucchieri, estetisti e sale d’attesa dei dentisti. Il settimanale era letto da una miriade di gente residente all’estero affamata di notizie provenienti dai loro paesi d’origine. A mio parere questo settimanale ha rappresentato l’antesignano del gossip su carta stampata. Tecnica collaudata, e ancor oggi adoperata da diversi settimanali, era la presentazione degli articoli con enormi titoli in copertina. Sarebbe meglio facessi un esempio.

cms_388/images_(2).jpgTitolone: “Stupra sua cognata relegandola per due settimane nel fienile”. Come sfondo la foto di una avvenente ragazza in costume da bagno, seno prorompente, tratti somatici da concorso di bellezza e sguardo complice ed accattivante.

cms_388/images_(3).jpgA primo acchito il lettore era portato ad associare il titolone con l’immagine del personaggio in primo piano, poi, leggendo all’interno l’articolo si scopriva che in provincia di Ascoli un contadino settantanovenne, brutto sporco e cattivo, aveva abusato di sua cognata Addolorata, novantenne, trucida e barbuta, che nulla aveva a che fare con la “pin up” in copertina. Il classico specchietto per le allodole. Per poter avere un articolo su questa rivista bisognava fare qualcosa di molto eclatante come salvare più bambini che stavano affogando durante una gita scolastica, aver ucciso con un centinaio di coltellate la moglie, la suocera ed almeno altre tre o quattro persone. Diversamente il direttore non avrebbe mai pubblicato l’articolo reputandolo di poco interesse mediatico. Una mia conoscente, spogliarellista di professione, all’epoca mi subissava di telefonate affinchè scrivessi qualcosa su di lei corredando il tutto con alcune foto in abiti di scena. Per essere più precisi voleva che pubblicassi le sue foto come madre natura l’aveva fatta. Cercava un pò di pubblicità. Avrebbe potuto così far salire il proprio cachet. Visto e considerato che era tanto una brava ragazza, e quando dico brava intendo dire “brava”, supplicai la redazione di farmi passare almeno una breve recensione sul personaggio. Diniego assoluto. Mi venne detto che il giornale, vista la tiratura, doveva portare notizie di richiamo nazionale e non articoli che riguardavano singole persone in cerca di notorietà.Ad ogni telefonata di Baby Kikas, era questo il suo nome d’arte, non sapevo mai che pesci prendere. Mi supplicava di aiutarla promettendomi mari e monti, quando un bel giorno...Nel Salernitano venne perpetrato un efferato pluri-omicidio. Il direttore mi ordinò di portarmi in zona e raccogliere tutta una seria di notizie e di foto. In attesa di essere ricevuto dal locale vice questore, ero in anticipo di quasi due ore per l’appuntamento, decisi di fermarmi a consumare un caffè sullo splendido lungomare di Salerno, quando mi sentì abbracciare dalle spalle.

cms_388/salerno2.jpgDue mani profumate e vellutate mi avvolsero gli occhi ed una vocina suadente mi chiedeva ripetutamente:... “...cucù...indovina chi sono? ...e tu che ci fai da queste parti?...” Era Baby. Mi raccontò di aver preso casa a Salerno visto che anche sua madre abitava li. Volle assolutamente invitarmi a casa sua dove tornò alla carica con la sua antica richiesta. Voleva che le scrivessi un articolo. Fu molto convincente. Fin troppo convincente. Dovevo, a mia volta, disobbligarmi. Le chiesi della mamma. Mi raccontò che la l’anziana signora viveva da sola, era molto malata e viveva con una misera pensione di invalidità. Baby mi raccontò che aiutava la genitrice pagandole l’affitto e le spese mediche specialistiche. Eureka. Le chiesi di non pagare più la pigione di casa per la mamma e di costringere il proprietario di casa a darle uno sfratto per morosità. Mi guardò esterrefatta. Le spiegai che non doveva assolutamente preoccuparsi. Dopo lo sfratto avrebbe provveduto, personalmente, a pagare gli arretrati ed a rendere nulla la sentenza. Sua madre avrebbe tranquillamente continuato a vivere la sua vita come sempre, ed io, pur di farla contenta, una volta in possesso della fotocopia dello sfratto e di tutti gli atti esecutivi avrei montato un servizio in esclusiva su di lei. In un primo tempo non mi capì, ma dopo qualche ora la convinsi ad ascoltarmi ed a seguire i miei consigli fraterni e “disinteressati”. In cambio le garantivo non un articoletto ma almeno due pagine della rivista con titolone in prima pagina. Le chiesi di mostrarmi un suo book fotografico, selezionai una decina di foto di scena dove appariva nuda e bellissima, avvinghiata ad un palo di lap dance, me ne impossessai furtivamente dandole appuntamento al più presto.

cms_388/20130513_lap-dance.jpgDopo cinque mesi, Baby, mi fece pervenire tutta la documentazione legale dello sfratto materno ed il giornale, finalmente, titolò in copertina : “Giovane donna costretta a spogliarsi per aiutare sua madre malata “. L’articolo riportava la sua triste storia, il suo nome d’arte, e quattro foto di scena con tutto l’ambaradan in bella vista. Non conosco il motivo per il quale l’impaginatore dimenticò di trovare uno piccolo spazio per la foto materna “formato tessera”.Nell’articolo, poi, si descriveva con minuzia di particolari la sofferenza della ragazza nell’essere costretta a “mostrare e vendere” il proprio corpo in cambio di soldini che devolveva a sua madre indigente. La paga mensile di una commessa di un supermercato era pari a quello di una esibizione di Baby per soli venti minuti. Ma a volte la vergogna deve lasciare spazio alla necessità. Solamente grazie al suo coraggio la povera “mammà” potè finalmente essere curata ed accudita in una casa di riposo degna di questo nome. La povera fanciulla perse tutto: il fidanzato, il pudore, l’onorabilità e la privacy. Per questo scoop me ne fu grato tanto il direttore del giornale che la signorina in questione. Il primo mi gratificò con un lieve aumento economico, la seconda, invece, lo fece diversamente. Dopo questa gran bella pubblicità gratuita, Baby, mi riferì che le richieste per le sue esibizioni subirono un notevole incremento e che dall’uscita dell’articolo, a detta del suo impresario, il suo calendario non avesse più nemmeno un buco libero. Se si è nelle condizioni di poter aiutare qualcuno bisogna farlo. Sempre ! Dalla Sacra Bibbia (deuteronomio 20).

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