CONTE LAVORA A "SOCCORSO":IPOTESI GRUPPO CENTRISTA

Renzi, Zingaretti, Orlando, Mastella, Salvini

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Fonti vicine al presidente del Consiglio Giuseppe Conte escludono un’apertura del premier ad un possibile ritorno con Italia Viva al governo. Ormai, spiegano le stesse fonti, le strade tra Conte e Matteo Renzi sono definitivamente divise e non ci sarà alcun ritorno alla stessa compagine governativa.

cms_20654/CONTE.jpgUn gruppo centrista ispirato al Ppe. O meglio, che abbia l’imprimatur del Partito popolare europeo. Tutti gli indizi portano al partito centrista, l’Udc, che al Senato è in sodalizio con Fi: attualmente formano un gruppo unico. Ma l’Udc, racconta all’Adnkronos chi lavora in prima linea per mettere in salvo il Conte bis o dare luce al Conte ter, potrebbe nei prossimi giorni diventare ’Ppe-Udc’, staccarsi dai forzisti e diventare così una nuova costola del governo guidato da Giuseppe Conte. E’ questa, al momento, una delle strade più battute sul fronte dei ’responsabili’.

Una partita che si gioca parallelamente ad altre due, quella del Maie, la componente che oggi è diventata Maie-Italia23, è quella del Psi, che vive il difficile travaglio interno del simbolo condiviso con Matteo Renzi e la sua Iv: un distacco che suonerebbe come uno schiaffo all’ex premier.

Il punto di caduta, raccontano, potrebbe essere proprio nel partito di Lorenzo Cesa - sebbene lui stesso si sia detto fermamente contrario a dare l’appoggio a Conte, le trattative vanno avanti - con un simbolo che suggerisca già dal nome la forte ispirazione europea e che possa guardare proprio a Conte per una leadership politica. Gli innesti verrebbero anche da Iv. Oltre che da Fi, dalla pattuglia dei cosiddetti fuoriusciti, e dallo stesso Psi, che potrebbe dunque confluire nel nuovo contenitore centrista per giocare una partita più ampia.

I numeri intanto portano a un cauto ottimismo. Sarebbero già sopra quota 160, sostiene chi lavora pancia a terra per mettere insieme i ’costruttori’. Un’operazione che tuttavia - elemento di non poco conto - porterebbe dritti a un Conte ter.

"Non è una mera questione di poltrone - dice chi lavora alle trattative - bisogna dare una connotazione politica alla partita ’costruttori’, legittimarla, scrivere un nuovo patto di legislatura che guarderà anche al centro, e sì, certo, rivedere anche la squadra piuttosto che andare ad occupare le caselle rimaste vacanti". Un passaggio che Conte avrebbe voluto evitare ma che sembrerebbe obbligato.

Tanto che c’è chi non esclude il colpo di scena, ovvero che il premier si limiti a comunicazioni in Aula alla Camera lunedì per poi salire al Colle per dimettersi con una squadra già definita o quasi in tasca. E torni poi a Montecitorio e al Senato per chiedere la fiducia e dare via al Conte ter. Altra ipotesi sul campo è che chieda la fiducia, la ottenga e si dimetta subito dopo per dare vita a un nuovo governo. Doppia fiducia, dunque. L’unico diktat è ’far presto’ e arriva dal Colle più alto.

RENZI

cms_20654/RENZI.jpgNo al ’’racconto di uno scontro personale’’ con Conte, ’’noi vogliamo più soldi per il Mes sanitario’’, ripete Renzi, ospite di Titolo V. Ci sono margini per ricucire strappo con Conte? ’’Lo abbiamo sempre detto, Italia Viva è sempre stata disponibile a una discussione senza veti e senza impiccarsi a un nome, perché la situazione è gravissima’’. ’’Non ci compreranno con due tre sgabelli, poltroni o poltroncine...’’, aggiunge. ’’Le cose che ha detto Zingaretti sul governo non sono molto diverse da quelle che diciamo noi...", afferma Renzi facendo riferimento alla posizione di Nicola Zingaretti, segretario del Partito Democratico. "Se dovessi scommettere oggi su un posizionamento nostro, noi ovviamente non possiamo votare la fiducia a Conte dopo quello che è successo. Se il presidente del Consiglio farà un intervento, come quello che noi ci immaginiamo, di cercare di aprire a Mastella e alla senatrice Lonardo, a pezzi di Forza Italia e al mondo che sta portando di cercare con sè al posto nostro, noi ci asterremo. Io non credo che al momento Conte abbia 161 voti al Senato, secondo me non ce li ha. Credo che li stia cercando...".

Cosa farà Italia Viva in Parlamento la prossima settimana? ’’Ovviamente staremo nell’arena politica della Camera e del Senato, lunedì e martedì, la prossima settimana e vedremo cosa Conte farà. Vedremo se arriverà al voto di fiducia lunedì o martedì. E’ chiaro che dipenderà da quello che lui dirà...’’. Si aspettava che Mattarella non aprisse una crisi formale? ’’Penso che Mattarella abbia fatto benissimo, perché se ci si mette a discutere di come arbitra un arbitro, c’è una logica da ultras". L’ex premier Romano Prodi ha paragonato Renzi a Fausto Bertinotti, ’artefice’ della caduta del governo di centrosinistra nel 1998. "Mi fa sorridere perché nel ’98 Prodi è andato a casa sul un’intuizione di D’Alema e nel 2008 sulla base di un’intuizione su Mastella, i due grandi sponsor di Conte... E’ sempre suggestivo studiare la storia".

ZINGARETTI

cms_20654/zingaretti_ftg.jpg"Se c’è una cosa che ci deve guidare in questo momento è quello di non permettere di liquidare il lavoro fatto. Sarebbe una tragedia politica, anche ingiusta". Lo dice il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, all’assemblea del gruppo Pd alla Camera.

"Dobbiamo tutelare la legislatura fino a quando sarà possibile, ed evitare le elezioni anticipate, e impedire il paradosso che dopo aver vinto una battaglia in Europa, aver spostato l’Europa e mentre negli Usa vince Biden, si corra il rischio che gli alleati di Trump risorgano non sulla base di un’iniziativa ma di un errore".

"La parlamentarizzazione della crisi - spiega Zingaretti - non è una sfida, è la necessità in un passaggio delicato da collocare nella sede appropriata le scelte che ogni forza politica farà e in cui ogni forza politica deve assumersi le sue responsabilità".

"Io dico subito - sottolinea il segretario Dem - che, malgrado l’enormità di quanto sta avvenendo non giudico che quanto accaduto sia un fulmine ciel sereno, era una delle possibilità in campo e che noi abbiamo fatto di tutto per scongiurare". Quanto accaduto per il segretario è anche la conseguenza "di una condizione politica che si è determinata all’avvio di questa esperienza di governo ad agosto 2019. Questo governo è figlio di una scelta che abbiamo fatto e che rivendico e rifare, anche se tutti conosciamo i contorni della discussione che ci sono stati nell’agosto 2019. Ma è stato corretto di farci carico della governabilità del Paese rispetto ai rischi che si erano palesati per il nostro sistema politico".

"Tutti avevamo chiari - ripercorre il leader Pd - i rischi e i limiti e anche l’eterogeneità delle forze" del Conte 2 che è "un governo parlamentare perché le elezioni del 2018 non hanno consegnato la vittoria a uno schieramento ma posto i partiti di fronte al compito di garantire la governabilità".

"E quindi ci siamo trovati dentro una necessità di compiere una scelta" tentando "il massimo di discontinuità possibile all’interno di quel quadro politico" e "in questi mesi la nostra unità, il lavoro che è stato fatto - a livello politico e parlamentare è oggettivo - ha fatto al differenza e forse anche per questo oggi si consegna al Pd gran parte della responsabilità della governabilità".

"Sono convinto - continua Zingaretti - che c’è un patrimonio da difendere". Innanzitutto "essere riusciti a ricollocare la democrazia italiana dentro il solco della sua tradizione europeista rispetto a una deriva antieuropeista" del governo precedente.

"Grazie a noi, in particolare al Pd, abbiamo non solo ricollocato l’Italia nel solco europeista ma - ricorda - grazie a questo, abbiamo dato il contributo decisivo anche per un’innovazione dell’Europa che auspicavamo". E "grazie la lavoro svolto, oggi l’Europa sta facendo scelte" che si sono fatte "perché c’eravamo noi. Altrimenti la storia sarebbe stata diversa".

"Rivendico anche - chiarisce Zingaretti - che sulla pandemia abbiamo lavorato come la forza che ha garantito di più rigore e tutela della vita. Che non è altra cosa dalla tutela dell’economia. Questa è una visione miope del mondo".

Ma, avverte il leader Dem, "con la stessa nettezza con cui ho elogiato i risultati, in questi anni sono stati commessi anche molti errori e ci sono state molte lentezze".

"Il non rispetto a volte di punti fondativi del programma, il ritardo con cui sono stati rispettati, la vicenda del pacchetto istituzionale proposto in agosto 2019 perché accettammo il taglio dei parlamentari in cambio di impegni che non ci sono stati. Per questo dico che oggi non possiamo accettare tutto, abbiamo già dato da questo punto di vista".

"Io quindi dico che partendo dalla lettura di questi limiti, il Pd è stato il primo a porre il tema di una ripartenza. Anche su questo la ricostruzione storica deve essere chiara".

"Tutti quei nodi", quelli affrontati ai tavoli della verifica di governo, "sono ancora sul tappeto. Quanto accaduto ha ritardato i tempi, ma i temi rimangono tutti lì", ammonisce Zingaretti.

Ora "quello che si fa in maniera aperta e trasparente è di rivolgersi al Parlamento perché si possa definire un allargamento possibile di una maggioranza che, come abbiamo detto a Conte, deve avvenire in schema di contenuti, di un profilo politico che dovrà essere costruito".

"Quello che dobbiamo fare - indica il segretario Pd - è vedere se si costruiscono le condizioni con un forte impianto innovativo e di definizione di un programma di legislatura per dire agli italiani, noi governiamo per fare queste cose".

Quanto ai rapporti con Iv, "al gruppo Pd voglio dire che non c’è alcuna voglia di rivalsa o di vendetta o di resa dei conti nei confronti di nessuno: non abbiamo nemici".

"Fino a qualche minuto prima della conferenza stampa di Iv siamo stati impegnati come gruppo dirigente a fare di tutto, di tutto. Abbiamo letto tutti le parole di Conte sul patto di legislatura e sul patto di legislatura da definire all’interno dei confini dell’attuale maggioranza".

"Da questo punto di vista - conclude - io credo che la rottura che è stata prodotta sia stata un fatto grave. Se non si voleva il salto nel buio si doveva lottare insieme a noi per ottenere risultati e invece ora si restringe lo spazio politico per ottenere risultati".

ORLANDO

cms_20654/ORLANDO.jpg"La questione dei numeri è una questione seria, si può evitare una crisi avendo anche un numero in più ma non si può pensare di governare avendo soltanto un voto in più, quindi il tema si pone in tutti i casi". Lo ha detto a Start, su Sky TG24, il vicesegretario del Pd Andrea Orlando.

"Ma un conto – ha aggiunto - è porsi il tema in una condizione in cui il Governo continua a lavorare e può affrontare i prossimi passaggi puntando a rafforzarsi, un conto è affrontare i prossimi passaggi senza un Governo".

MASTELLA

cms_20654/MASTELLA.jpg"Noi siamo responsabili ma non fessi". Clemente Mastella si esprime così mentre si accendono i riflettori sui ’responsabili’ che potrebbero salvare il governo Conte e mentre si accavallano ipotesi sull’epilogo della convulsa fase istituzionale. "iustamente e con saggezza politica, il segretario del PD Zingaretti chiede al presidente Conte di allargare i confini della maggioranza. Ci sta perché pare che Renzi abbia deciso di adeguarsi ad un compromesso spinto dai suoi parlamentari", dice Mastella in una nota. "Ci sta perché le maggioranze più vaste sono e meglio è. Anche se nella mia esperienza politica ho visto maggioranze rilevanti franare e maggioranze esigue arrivare al traguardo. Una cosa, però: nessuno pensi di recuperare il dialogo con Renzi alle spalle dei ’responsabili’", chiarisce.

"Se prima l’area di Governo era composta dai quattro partiti più alcuni responsabili, oggi l’area è fatta dai tre partiti più i responsabili, cui si aggiunge Italia Viva. Peraltro, sul piano elettorale, i ’responsabili’ hanno la stessa quantità di consensi di Italia Viva. Nessuno faccia scherzi. Non siamo i polli di ’Renzi’. Attenti cari Conte e Zingaretti, lunedì potreste avere sorprese. Noi siamo responsabili ma non fessi. Il figliuol prodigo ritorna. Nessun vitello grasso. Alcuni di noi sono a dieta", conclude.

SALVINI

cms_20654/SALVINI.jpg"Se Conte ha i numeri per andare avanti lo faccia, altrimenti si faccia da parte’’. Lo ha ribadito Matteo Salvini ospite di ’Titolo V’ su Rai3. ’’In questo momento prevale lo sconcerto, la pena e il disgusto nel centrodestra. C’è il caos totale della scuola. Conte Renzi, Di Maio, Tabacci, Mastella, i ’responsabili’, la compravendita dei senatori stanotte e domani notte, è qualcosa che non mi appassiona, anzi, mi fa una pena e uno schifo indicibile’’. "Io non faccio il calcio mercato, andiamo in Aula lunedì e martedì e facciamola finita... L’importante è che non la tirino troppo a lungo, si faccia presto’’ taglia corto quando gli chiedono se sospetta e tema ’responsabili’ nel centrodestra.

’’Ho sentito che Renzi dice ’non voglio fare un governo con Salvini’. Renzi non si ponga il problema perché il dubbio di fare un governo con lui non mi sfiora...’’.

Secondo lei gli italiani vogliono davvero andare a votare con questa crisi economica ed emergenza sanitaria? ’’Questa domanda la deve fare non a me, ma a Conte, M5S e Pd...’’. "Non stiamo cercando nessuno e non stiamo promettendo niente a nessuno, anche perché non abbiamo nulla da promettere. Se Conte non avesse i numeri perché magari qualche parlamentare M5S si va a rileggere il programma con cui è eletto e va a riguardarsi i video di Di Battista, di Di Maio, e non voterà la fiducia non è perché Salvini gli ha promesso qualcosa. Ma perché ci sarà della gente che avrà un sussulto di coscienza. Se così fosse, il centrodestra è pronto ad offrire un’altra proposta di governo totalmente diversa’’. "Berlusconi è andato a processo per la cosiddetta compravendita dei senatori, ora invece sono costruttori, anime pie....’’ conclude.

(fonte AdnKronos - foto dal web)

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