CHIAMATI A ESSERE FIGLI
Francesco torna a parlare della pace mancata

"Oggi siamo travolti dalle parole e dalla fretta di dover sempre dire e fare qualcosa, abbiamo dimenticato il silenzio". La frenesia della quotidianità ci distoglie dal concreto, dimenticando ciò che è essenziale per la nostra vita.
L’Angelus domenicale di Bergoglio si focalizza su tre verbi essenziali, una sorta di guida per il cristiano di oggi: ascoltare, conoscere e seguire, che nel tempo in cui stiamo vivendo assumono un significato non solo edificante, bensì strutturale. La mancanza di silenzio ci porta a non ascoltare la coscienza, che anticamente simboleggiava la voce di Dio. Ogni credente anela ad avere un rapporto stretto con l’eterno, ma non va ricercato solamente nelle celebrazioni di circostanza.
Infatti, il Papa sottolinea l’elemento chiave per accostarsi al Signore con semplicità e armonia: "Per il Signore anzitutto occorre ascoltare". Azione che ci risulta difficile da mettere in atto, seppur di una semplicità disarmante. L’Io ha sostituito Dio, raggiungendo nuovi livelli di egocentrismo. L’uomo contemporaneo non ascolta ed è pieno di sé, capace di chiedere aiuto solamente quando si trova alle strette.
Francesco, nonostante gli acciacchi di salute, continua ad invocare la pace mettendo come di consueto al centro il dialogo tra le parti. Il tanto acclamato dialogo richiede una negazione di sé stessi per poter arrivare a capire l’altro, ma viste le dichiarazioni dei vari leader politici questa speranza sembra eclissata. Per questo, le parole di chiusura del Papa rappresentano un valido e concreto spunto di riflessione: "Chiediamoci se il Signore ci conosce. Purtroppo noi lo consideriamo un Dio lontano, perché chi segue Cristo sa piangere con chi piange".
Lascia un commento
NB: I commenti vengono approvati dalla redazione e in seguito pubblicati sul giornale, la tua email non verrà pubblicata.