BREXIT, JOHNSON: “SÌ A NUOVI ACCORDI, NO AL BACKSTOP”
Il premier britannico afferma di voler costruire un dialogo con l’Ue in vista Brexit, ma non considera accettabili gli accordi di Theresa May
"Non puntiamo affatto ad una Brexit senza accordo. Ma loro conoscono la nostra posizione: non possiamo accettare il backstop. C’è ampio margine per un’intesa nuova e migliore". Si mostra quasi conciliante Boris Johnson, il “Trump britannico”, durante la visita alla base navale di Faslane. Nonostante le buone intenzioni dichiarate, però, la strada è lunga, dato che bisogna ricominciare praticamente da zero: “L’accordo per lasciare l’Ue allo stato attuale è morto e tutti ne sono consapevoli”, ha affermato Johnson, riferendosi agli accordi precedentemente ottenuti da Theresa May e ripetutamente bocciati dal Parlamento britannico. Il nodo fondamentale, quindi, è il cosiddetto “backstop”, ovvero l’ipotesi di mantenere aperto il confine tra Irlanda e Irlanda del Nord, cosa alla quale l’Unione Europea tiene particolarmente. Se si dovesse ricreare un confine rigido tra i due Paesi, infatti, ci sarebbe il rischio che riaffiorino i vecchi conflitti che hanno segnato negativamente la loro storia. In ogni caso, il primo ministro britannico ha affermato di aver parlato con Merkel e Juncker: le sensazioni sarebbero “positive”.
Quindi, a dimostrazione del fatto che tra propaganda e realtà c’è un abisso, anche Johnson, uno dei più convinti esponenti degli “hard brexiters”, una volta posto in un ruolo di enorme responsabilità, ha dovuto ritrattare le proprie posizioni, mostrandosi aperto al dialogo, seppur convinto di andare fino in fondo nella Brexit. Ha addirittura dovuto contraddire il Ministro dell’Ufficio di Gabinetto, Michael Gove, il quale aveva affermato che l’U.K. “deve operare dando per assunto un no-deal”. “Assolutamente no”, ha infatti precisato il premier, “la mia assunzione è che possiamo trovare un accordo e, anche se è nostro dovere farci trovare preparati in caso di no-deal, sono sicuro che riusciremo a trovarlo”. Johnson ha inoltre affermato di non vedere “alcuna ragione” per un contro-referendum in Scozia, che è lo Stato del Regno Unito maggiormente contrario all’uscita dall’Unione Europea: questa, per il presidente, potrebbe tuttavia rivelarsi una grana notevole. Adesso, però, ci sono problemi più urgenti a cui pensare.
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